Qual è l’elemento che unisce un branco di lupi affamati, una famiglia di maialini, il favoloso mondo dei giochi arcade, le zoppicanti conversioni casalinghe e… Gli Orsetti? Iniziamo dal principio. Nella prima parte degli anni ’80, i sistemi da gioco casalinghi non disponevano di un hardware in grado di competere con le schede arcade del periodo. Questa condizione costringeva gli sviluppatori a scendere a compromessi più o meno drastici per replicare, nei sistemi casalinghi, giochi spesso impossibili da convertire a causa di tali disparità tecniche. Ciò produsse spesso conversioni atroci, alcune delle quali annoverate fra i peggiori incubi videoludici di sempre. Le conversioni di qualità si contavano sulle dita della mano: una di queste è Pooyan, uno sparatutto a schermo fisso commercializzato dalla Konami per il circuito arcade nel 1982, l’anno dei Mondiali di calcio di Spagna. Si trattava del primo lavoro di Tokuro Fujiwara, il geniale autore di Ghosts ‘n Goblins, Ghouls and Ghosts, Commando, Tiger Road, Mega Man e Strider e tanti altri titoli. In Pooyan dovremo controllare la maialina Mama Pig e salvare la sua prole dalle bramosie alimentari di un branco di lupi.

La feroce battaglia avrà luogo con mezzi a dir poco eccentrici: un ascensore a carrucola azionato dai piccoli porcellini, probabilmente in contatto telepatico con la madre, e un arco dotato di frecce infinite. I lupi, tradendo la leggenda che li dipinge come esseri dotati di notevole arguzia, decidono di attaccare la povera famigliola di suini lanciandosi da un dirupo agganciati a una serie di… palloncini. Nel secondo livello del gioco, i lupacchiotti cercheranno di scagliare un improbabile masso gigante sulla povera Mama Pig, risalendo un crepaccio agganciati agli immancabili palloncini.

Lo scopo del gioco consiste nell’usare l’arco per colpire i palloncini e causare la caduta e lo spappolamento dei lupi al suolo. I poveri canidi cercheranno di difendersi lanciando sassi contro la povera maialina, che potrà anche avvalersi di un’arma speciale: un cosciotto di carne (!) che, per motivi arcani, consente di eliminare i lupi al solo contatto.

Cosa c’entrano gli orsetti? Abbiate pazienza, ci siamo quasi. I due livelli del gioco vengono ripetuti ciclicamente, intervallati da un bonus stage utile per rifiatare e accumulare punti.
Durante i livelli è possibile anche colpire i palloncini vaganti e i frutti insensatamente lanciati da alcuni lupi, ottenendo punti extra. Il sonoro del gioco è allegro e piacevole: all’inizio viene riprodotta la musica “The Other Day I Met a Bear”, una canzone da campo americana del 1919, mentre il tema del primo livello è parte del “Desecration Rag (An operatic Nightmare)” di Felix Arndt, la sezione della composizione che ricorda l’introduzione dell’Humoresque Opus 101 numero 7 di Antonín Dvořák.
Dopo aver completato per la seconda volta il quadro numero due, verrà eseguita la celebre canzone del vecchio West “Oh! Susanna” di Stephen Foster. Come avveniva per gran parte delle schede arcade dell’epoca, anche Pooyan fu oggetto di una pirateria spietata.

La scheda utilizzava componenti piuttosto comuni e facili da reperire, vale a dire una CPU Zilog Z80 a 3,072 Mhz, un secondo Z80 a 1,789772 Mhz per l’audio, 2 chip sonori AY8910 a 1,789772 Mhz e 6 filtri RC (resistenza-condensatore) a 1,789772 Mhz. La scelta di questi componenti agevolò il bieco lavoro dei creatori di bootleg, vale a dire le schede pirata realizzate da produttori senza scrupoli. Uno dei bootleg più diffusi del gioco Konami era denominato “Pootan”, un termine dall’assonanza tristemente greve per noi italiani. E gli orsetti? Ecco svelato il mistero. Pooyan è stato convertito su diversi sistemi casalinghi dell’epoca (Atari 2600, Atari a 8 bit, Tandy Color Computer, Commodore 64, Sord M5, MSX, Apple II, Tandy TRS-80, Tomy Tutor, PV-1000 e Nintendo Famicom), ma una delle versioni più note al pubblico italiano è l’eccellente versione per Commodore 64, che offriva un buon adattamento nonostante la presenza di uno schermo orizzontale (Pooyan in versione arcade utilizza uno schermo verticale).

Il gioco originale ottenne un buon successo di vendite e fu distribuito nel circuito delle cassettine pirata con il nome “Orsacchiotti” o “Orsetti”, errore dovuto probabilmente alle approssimazioni grafiche della conversione, che presentava i maialini con un aspetto simile a quello di famigliola di orsetti dal capo tondeggiante. Per dovere di cronaca, anche la versione arcade presentava una rappresentazione confusa dei maialini a causa dell’utilizzo di un assurdo colore bianco per dipingere la pelle dei coraggiosi suini. Questo banale equivoco ha impresso nella mente di un’intera generazione di utenti l’equivalenza “Pooyan=Orsetti”, con buona pace dell’idea originale di Tokuro Fujiwara, che forse si sarà vendicato inserendo una difficoltà atroce nel suo capolavoro Ghosts ’n Goblins (ovviamente scherziamo).

L’articolo La storia dei porcellini che tutti credevano orsetti: Pooyan proviene da IlVideogioco.com.

Fonte: La storia dei porcellini che tutti credevano orsetti: Pooyan