Copertina Cyanide Focus Home Recensioni Space Hulk: Deathwing – Enhanced Edition Streum On Studio
Space Hulk: Deathwing Enhanced Edition, Recensione PS4
Space Hulk: Deathwing è uno sparatutto in prima persona con qualche accenno di tattica che approdò su Pc Windows a metà dicembre 2016.
A distanza di un anno e mezzo, Space Hulk: Deathwing Enhanced Edition arriva ed impatta su PS4 e Xbox One. Il gioco di Streum On Studio e Cyanide, prodotto da Focus Home, ha la grande responsabilità di riportare in auge sia i fasti di Space Hulk board game del 1989 che dell’omonimo videogioco di Electronic Arts datato 1993.
Ci sarà riuscito?
SARANNO PURI DI CUORE E FORTI NEL CORPO
Space Hulk è una strana parola appartenente all’universo narrativo di un gioco da tavolo con miniature da 30 millimetri, che risponde al nome di Warhammer 40.000, prodotto da Games Workshop. Con il termine Space Hulk si intende un’astronave che arriva a misurare quanto un piccolo pianeta, con annessa gravità e atmosfera personalizzata. L’astronave titanica che abbiamo è il risultato di una fusione tra molte navette più piccole che generano un gargantuesco labirinto di metallo, spesso e volentieri infestato da indicibili orrori, sia fisici che metafisici.
In uno dei tanti Space Hulk avvistati, muove le proprie incursioni la Deathwing del Capitolo degli Space Marine degli Angeli Oscuri. Quella Deathwing che da il sottotitolo al videogioco di cui si parla e che è anche protagonista del videogioco del 1993. Potremmo, quindi, affermare che siamo di fronte ad un lontanissimo tentativo di remake.
Capitolo di Space Marine, dicevamo, perché nel quarantesimo millennio inventato da Games Workshop, l’impero dell’umanità domina metà della galassia conosciuta e la difende da imperi alieni di potenza almeno uguale. Le forze di dominio e difesa sono affidate alla Guardia Imperiale (ricordate il film o meglio i libri di Starship Troopers, sono tratti da lì!) e agli Space Marine.
Questi ultimi sono poche migliaia, sono esseri umani pesantemente modificati geneticamente, potenziati nel corpo e nella mente, hanno almeno il doppio degli organi vitali di un uomo normale (e sono grandi almeno il doppio di una persona normale), vestono di pesantissime corazze difficilmente distruttibili e, fondamentalmente, si dividono in Capitoli guidati da Grandi Maestri come gli antichi ordini cavallereschi di stampo medievale. Gli Angeli Oscuri, i protagonisti di Space Hulk: Deathwing, sono solo uno dei tanti Capitoli di Space Marine che difendono l’umanità da minacce di ogni genere e noi giocatori siamo chiamati ad impersonare uno di loro.
SARANNO ANGELI DELLA MORTE
L’Ala della Morte, la Deathwing in cui ci troviamo a combattere nel gioco di Focus Home, è la Prima Compagnia del Capitolo degli Angeli Oscuri. In quanto tale, gode di molti privilegi tra cui il dotare i marines di appartenenza di armature Terminator, cioè le più potenti armature che uno Space Marine possa sperare di indossare per il resto della sua vita. Altro tratto distintivo e di prestigio è il fatto di vestire delle armature color “bianco osso”, contrariamente ai dettami del Capitolo che pretende armature color verde scuro.
Indossare le più potenti armature degli Space Marine porta vantaggi e svantaggi. Tra i vantaggi troviamo una potenza fisica, di fuoco e una resistenza agli attacchi nemici che rasenta l’invincibilità. L’altra faccia della medaglia è muoversi con notevole difficoltà e pesantezza, è praticamente impossibile correre e schivare ma soprattutto, cosa ancora più grave quando di esplorano gli stretti corridoi di uno Space Hulk, si diventa più un ostacolo per i propri compagni che un vantaggio.
Uno degli indiscutibili pregi di Space Hulk: Deathwing è quello di riprodurre fedelmente la pesantezza di queste armature, i goffi movimenti e la ridottissima capacità di guardarci intorno. Tutto ci fa pensare di essere davvero dentro un’armatura Terminator e questo, in un videogioco del genere, è un bene.
ED ESSI NON CONOSCERANNO LA PAURA
Quello che, però, è un male è tutto ciò che riguarda l’offerta di Space Hulk: Deathwing sul piano tecnico e giocoso. La Enhanced Edition provata da noi, su PlayStation 4 Pro, pur avendo tutto al posto giusto e realizzato a regola d’arte, soffre di pesante mancanza di ottimizzazione.
La fluidità non è ottimale, alcune texture meriterebbero miglior trattamento e l’interfaccia grafica tende ad invadere un po’ troppo lo schermo, costringendo a focalizzarsi solo al centro della visuale e provandoci della ben poca visione periferica a disposizione.
Godere di molte armi, molti equipaggiamenti, diverse classi di Space Marine e poteri speciali assortiti è un buon incentivo a giocare, specie perché il sistema di progressione e ricompense non lascia insoddisfatti. Quello che ci ha fatto storcere il naso è il contrasto, tra l’attenzione dedicata all’ambientazione, alle note di colore, alle referenze e alle citazioni all’universo narrativo più imponente di sempre (gode di produzioni letterarie dal lontano 1987 e non si ferma) e la poca ricercatezza nel replicare le fasi di combattimento.
Per meglio dire: al di là dei goffi movimenti costretti dall’armatura, quando ci ritroviamo ad affrontare le orde di Genestealers che infestano lo Space Hulk abbiamo avuto la sensazione di menare fendenti a vuoto, eppure le spade di un Terminator dovrebbero avere un loro peso.
Ogni Space Marine è dotato di un Bolter, che in Italia hanno tradotto anche in Requiem, cioè potentissime armi da fuoco che sarebbero in grado di perforare qualsiasi lega metallica conosciuta nell’universo ma quando abbiamo dato “fuoco alle polveri” in Space Hulk: Deathwing la sensazione è stata quella di sparare una precisissima pistola giocattolo. Quando abbiamo utilizzato i poteri psionici del bibliotecario, come il devastante fulmine a catena, abbiamo solo notato l’effetto grafico, l’enorme potere ma nessun “feedback” fisico, come quello a cui ci hanno abituato Diablo 3 nel 2012 o il ben più recente Vermintide 2.
PER MILLE VOLTE MILLE ANNI
Space Hulk: Deathwing offre la possibilità di giocare in solitaria con compagni guidati dall’intelligenza artificiale oppure in compagnia di altri 3 giocatori in carne ed ossa per squadre di quattro elementi da formare. Ogni elemento dovrebbe garantire un supporto specialistico: la classe del Cappellano (new entry portata dalla Enhanced Edition) garantisce potenziamenti e “purghe”, l’Apotecario non è altro che il medico del gruppo e l’unico che può rimettere in piedi chi cade in battaglia, il Bibliotecario è la versione fantascientifica di uno stregone di tempi più medievaleggianti e può contare su scariche di fulmini e spinte cinetiche come la più classica tradizione Jedi di Star Wars tramanda. Non manca la presenza di classi più ordinarie come il tattico o il pesantemente armato, che danno alla squadra le doti belliche superiori per affrontare le missioni.
Le missioni impegnano per una dozzina d’ore e ci portano alla scoperta dei meandri dello Space Hulk. Le mappe che ci attendono sono una decina ma, come ogni videogioco tattico con progressione e ricompense che si rispetti, la reiterazione delle missioni, il ripeterle per ottenere punti esperienza, livelli aggiuntivi e, soprattutto, nuovi e più potenti strumenti di distruzione ci impegnano per un numero non precisabile di ore.
COMMENTO FINALE
Space Hulk: Deathwing è uno sparatutto in prima persona con pochissime velleità tattiche, che mette il giocatore in una squadra di quattro elementi, fianco a fianco con altri giocatori alla ricerca di reliquie, di misteri e di modi per fermare la progenie dei Genestealers (una sottospecie di micidiali Tiranidi, alieni simili alle creature conosciute al cinema grazie a Ridley Scott e Sirgouney Weaver) che infestano proprio uno Space Hulk.
Lo Space Hulk è il risultato della fusione di tante, gargantuesche, astronavi in un unico, intricatissimo, dedalo di metallo che arriva a misurare quanto un piccolo pianeta con annessa propria gravità e atmosfera personale. In questo contesto, alcuni Terminator (super-soldati geneticamente modificati e potenziati, che difendono l’umanità) si teletrasportano in questi pericolosissimi ammassi metallici e devono sopravvivere a numerose minacce.
Il gioco di Streum On Studio e Cyanide arriva su PS4 forte di nuovi contenuti ed un sistema di progressione rinnovato. Tuttavia mostra il fianco a difetti quali una scarsa ottimizzazione, tempi di caricamento mediamente lunghi, una fluidità tutt’altro che ottimale anche su PlayStation 4 Pro e una scarsa sensazione di infliggere colpi (che siano all’arma bianca, con armi da fuoco o psionici). Sensazione che chiameremmo “fisicità”, che non manca in Vermintide 2, per esempio, e che riproduce bene quello che intendiamo dire.
Resta il rammarico di non avere a disposizione un degno erede del gioco da tavolo degli anni ‘80, né del videogioco di Electronic Arts degli anni ‘90. Solo un onestissimo sparatutto in prima persona in cui la poca tattica da adottare andrebbe – quasi obbligatoriamente – cercata in sessioni da quattro giocatori, che è la vera essenza di Space Hulk: Deathwing. Affidarsi all’intelligenza artificiale non è consigliato.
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