The Rangers In The South, un ARPG roguelike ai tempi della SNES – IlVideogioco.com

Tra una grande produzione e l’altra, anche il mondo indie continua a vivere e a generare tantissimi prodotti diversi. Di recente in quel dello store di Valve è affiorato The Rangers In The South, un piccolo e interessante ARPG roguelike ispirato ai classici della celebre console di Nintendo. Dietro allo Read more…

Artifice: War Tactics il nuovo strategico a turni di Silvine, in arrivo su PC tramite Steam dal 16 agosto 2024 – Spazio Tech Italia

Lo sviluppatore indie Silvine Game Studio ha annunciato oggi la data di uscita del suo strategico a turni, Artifice: War Tactics, in fase di sviluppo da quattro anni, in arrivo su Steam per PC e la cui uscita è prevista per il 16 agosto 2024.Questa creazione distinta e profondamente pianificata/ricercata Read more…

Footgun: Underground il roguelike… con le palle! – Spazio Tech Italia

Presentato recentemente al PAX East (Penny Arcade Expo di Boston), a partire dal 30 aprile l’innovativo gioco d’azione roguelike Footgun: Underground di Turtle Knight Games e Cobratekku Games (CTG) verrà lanciato su Steam!Questo divertente gioco indie combina il classico gameplay roguelike e l’avvincente azione calcistica in uno stile pixel art Read more…

Monster Train, Recensione

I giochi strategici basati sulle carte stanno vivendo un loro periodo d’oro. Sono tanti, infatti, i titoli che anche con vari riflessi presi dai giochi di ruolo o dai roguelike si sono fatti apprezzare. Dal “piccolo” Card Quest a Slay the Spire o, ancora, da Steamworld Quest: The hand of Gilgamech a Deck of Ashes. E potremmo continuare per molto tempo. Ultimo arrivato in questa larga famiglia è Monster Train, titolo firmato da Shiny Shoe e distribuito da Good Shepherd Entertainment. Il titolo è arrivato su Steam per gli utenti Pc lo scorso 28 maggio ed è uno strategico roguelike basato sulle carte da collezione e sul deck building. Non indugiamo oltre e passiamo alla recensione di Monster Train. Buona lettura.

DESTINAZIONE PARAD… INFERNO

La trama di Monster Train è piuttosto rapida ma lega insieme il tutto: l’inferno si sta congelando e solo noi possiamo sconfiggere le forze del Paradiso e far tornare gli inferi a bruciare.

Il nostro compito è quello di far arrivare a destinazione il treno carico di mostri attraverso diverse fermate tutte con un bivio per altrettante battaglie all’ultima carta. Bisognerà difendere la pira, il cuore pulsante della locomotiva, da diverse ondate di nemici angelici che proveranno a fermarci in tutti i modi.

Ad ogni fermata corrisponde una battaglia formata da ondate sempre più impegnative di nemici e poi da un boss finale. Sconfiggendolo andremo alla fermata successiva, nel frattempo potremo scegliere quale tragitto prendere. Il tragitto scelto non cambia la meta ma permette di optare su come e cosa poter migliorare sulla gestione del proprio deck. Ma di questo ne parleremo più in là.

CINQUE CLAN, OLTRE 200 CARTE E MOLTO ALTRO

Una freccia molto importante nella faretra di Monster Train è senza dubbio il quantitativo di contenuti. Potremo, infatti, scegliere di affrontare la nostra missione tra due dei cinque clan presenti. Ad inizio partita, infatti, opteremo per il clan principale e per quello secondario. Le carte di questi due formeranno il nostro deck che, andando avanti, aumenterà di quantità e migliorerà in qualità.

Dal clan principale sceglieremo il campione, ossia la carta creatura sulla quale basare il nostro grimorio. Le carte si distinguono in creature, artefatti ed aure. Ovviamente ogni clan ha propria peculiarità ed abilità. Gli Hellhorned sono i demoni con creature fisicamente fortissime o gli Awoken, creature vegetali altrettanto possenti. Gli Umbra agiscono nell’ombra ed hanno una caratteristica che è simile al “Travolgere” di Magic the Gathering. Completano il quadro gli Stygian (che utilizzano il ghiaccio) ed i Melting Renmant, forti ma dalla breve durata.

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Come miglioreremo il nostro Campione? Su di lui ruota il nostro deck (o mazzo se preferite) e perderlo durante un’ondata potrebbe avere conseguenze nefaste

Va da sé che la scelta di ogni possibile combinazione comporta strategie diverse e meccaniche sempre da studiare e padroneggiare per poter attuare una tattica raffinata. E questa è una grandissima qualità di Monster Train che può vantare anche la presenza di 220 carte che possono essere aggiornate.

Ognuna di esse, infatti, ha due spazi aggiornabili (slot, se preferite). Al termine dei combattimenti sarà possibile scegliere il percorso del treno e durante il tragitto si può andare a far visita a diversi mercanti. Ci sono quelli che permettono di aggiornare le carte creature aggiungendo, ad esempio, punti vita supplementari, o qualità come la capacità di far più danno, o infliggere danni agli scudi. Ci sono anche delle caratteristiche più costose che conferiscono il doppio attacco o la possibilità di utilizzo della carta nella mano successiva e così via. Per gli artefatti, invece, è possibile optare su un maggior numero di danni da infliggere o se ancora è possibile spendere un mana in meno per poterla giocare.

La carta campione, invece, la si aggiorna dal fabbro infernale. Monster Train offre innumerevoli combinazioni e riteniamo sia davvero interessante.

Oltre al single player è presente la modalità multiplayer a tempo di Monster Train, Hell Rush. Questa consente fino a otto giocatori di scontrarsi gli uni contro gli altri in sfide a tempo per scoprire chi può sconfiggere il Paradiso più in fretta. Solo affrontando sfide giornaliere globali, i giocatori possono progettare partite uniche e personalizzate per condividerle con gli amici.

STRATEGIA “VERTICALE” MOLTO RAFFINATA

Monster Train Recensione
La nostra locomotiva ha tre piani dove poter piazzare i mostri a difesa del convoglio. Ecco perché parliamo di strategia verticale

È sicuramente il gameplay la vera nota positiva di Monster Train e cercheremo di essere chiari in questa parte della nostra recensione. Grazie ai numerosi contenuti appena indicati, infatti, possiamo affermare che la giocabilità di questo strategico è veramente notevole. Ogni partita sarà una storia a sé. Realmente.

La varietà di gioco è lodevole a partire dai cinque clan che, dovessimo guardare il lato RPG del titolo, possono essere paragonati alle classi. Abbiamo detto che ad inizio partita si sceglieranno due delle cinque case a disposizione. Una sorta di doppia-classe. Le combinazioni sono tante: usare la potenza bruta degli Hellhorned a quella travolgente degli Umbra, o far quagliare l’enorme potenziale (a tempo) dei Melting Renmant o la concretezza “naturista” degli Awoken.

E poi, cosa potenziare? Quale creatura o quale carta magia da migliorare e/o copiare? E quale artefatto scegliere?

Si perché è possibile anche acquisire degli artefatti che doneranno effetti permanenti, durante la partita. Ad esempio uno scudo per la nostra pira, il cuore pulsante della nostra locomotiva infernale. O possiamo trovarne uno che immobilizza i nemici per uno o più turni o che li indebolisce o che ci offre uno spazio in più per uno dei tre piani della locomotiva. Abbiamo scritto che il titolo una strategia verticale ed il motivo è presto detto: l’area di gioco non sarà il classico tabellone come è possibile trovare in Hearthstone o non ha un’ambientazione che si basa su un solo piano.

Monster Train propone tre piani dove poter piazzare i nostri mostri. A patto ovviamente di avere il mana sufficiente per giocarli e lo spazio in quel determinato piano.

La fase di gioco è sostanzialmente questa: giocare la carta piazzando i mostri nei ripiani o indicando il bersaglio della magia che vogliamo utilizzare. Finito le nostre azioni, il turno passerà all’avversario che farà le sue contromosse. Ad ogni turno è possibile – fortuna e carte permettendo – nuovi mostri o comunque giocare nuove magie.

La lettura dei dati sulle carte è tipica di questo genere di giochi. Oltre al nome, ed al numero di mana che ci occorrerà per utilizzarla, sarà indicato lo spazio “fisico” che occupa nel ripiano. Dovremo quindi stare attenti anche a questo dato per potere piazzare la nostra creatura dove desideriamo e nel modo migliore dal punto di vista tattico. I ragionamenti che abbiamo fatto durante le numerose prove ve li risparmiamo. Così come alcuni errori di valutazione che nelle fasi più concitate possono essere errati.

Monster Train Recensione
Dopo le battaglie si dovrà scegliere il percorso da fare e con esso alcune scelte che determineranno l’acquisizione di carte, artefatti, miglioramenti della pira e del grimorio e così via

Sono inoltre indicati i punti vita (all’interno di un core) ed i punti ferita (con allo sfondo due spade incrociate). Al centro, invece, si leggerà – laddove ci sia – la capacità speciale (o le capacità speciali, ndr) della carta come ad esempio la presenza di uno scudo o di una qualità come l’attacco multiplo o simultaneo a più creature. O se, ancora, applica malus ai nemici e così via.

Nel nostro tragitto sceglieremo quale percorso intraprendere per migliorare e limare il nostro mazzo acquisendo carte (o anche toglierle), acquistando artefatti e così via.

Per chiudere una run bisognerà sconfiggere otto mostri (e tutte le orde che ci invieranno questi simpatici signori celestiali che picchiano come fabbri). Si bloccherà a quel punto un nuovo livello di difficoltà. La partita sarà più difficile con nemici e boss più ostici da superare. Ci sono 25 livelli di questo tipo chiamati Covenant. Chiaramente, maggiore sarà la difficoltà, più ampia sarà la ricompensa.

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C’è anche un diario storico in Monster Train che tiene conto di ogni miglioramento generale ed ottenuto con i vari clan

Al termine di ogni partita, inoltre, riceveremo punti esperienza da suddividere nei due clan che abbiamo utilizzato. Ogni clan, o fazione se vogliamo, ha 10 livelli di crescita. Proprio qui si concretizza la vena roguelike del gioco che sblocca carte sempre più potenti da mettere “in circolo” durante le varie partite.

Insomma, come avete già intuito nella nostra recensione, le sfide in Monster Train non mancano. Ed è alto il fattore rigiocabilità grazie ai livelli Covenant ed alla sfida sempre più ardua che si propone. Tante meccaniche riunite e ben orchestrate. Il tutto è ben ricordato nel diario di gioco che ci mostra i livelli raggiunti dai vari clan, le vittorie, le carte sbloccate, il livello Covenant raggiunto. E ci fa da album mostrandoci le carte sbloccate.

GRAFICA COLORATA E BEN CARATTERIZZATA

Dopo ogni vittoria dovremo scegliere da quale lato andare. Da esso deriverà la possibilità di aggiornare un determinato numero di carte piuttosto che altre o intervenire sul mazzo in un modo determinato modo preferendo, ad esempio, migliorare le carte creatura piuttosto che le magie, o il nostro campione in un modo più aggressivo o altro

Monster Train si offre al pubblico con una grafica molto gradevole, colorata e ben caratterizzata. Lo stile sul classico con personaggi ben definiti con animazioni basilari ma estremamente incentrate sulla spettacolarizzazione degli effetti. Fiamme, ghiacci, ombre, fumo, scintille, e quant’altro sono resi molto bene. Così come gli scontri. Generalmente, le illustrazioni delle carte sono ben fatte anche se con qualche alto e basso dovuto – a nostro personale avviso – al fatto che alcuni soggetti siano più ispirati di altri. È naturale, fisiologico. I cinque stili diversi, ognuno per fazione, sono ben differenziati. Alcune unità inoltre sono veramente ben fatte mentre sui boss possiamo anche affermare di trovarci ad una realizzazione di buon livello.

La mappa del percorso è colorata e caratterizzata così come i menu piuttosto chiari e schematici ma sempre gradevoli. Poco importa che il testo sia in inglese e non sia disponibile l’italiano. Un peccato a dire il vero, ma non influirà più di tanto nelle dinamiche di gameplay.

Musica ed effetti sonori accompagnano molto bene l’azione e le fasi di gioco. I brani sono abbastanza convincenti e “potenti” da farsi apprezzare in ogni fase.

COMMENTO FINALE

La recensione di Monster Train volge al termine e possiamo sicuramente promuovere a pieni voti questa fatica di Shiny Shoe. Questo titolo è una vera e propria manna per gli amanti dei deck builder rpg e roguelike.

Il gioco propone una buonissima quantità di contenuti con più di 220 carte aggiornabili e cinque clan da scegliere. I punti esperienza che sbloccano i livelli di ogni singolo clan ed il conseguente accesso a carte migliori, gli artefatti da raccogliere fanno da sfondo ad un gameplay sul “campo” immediato nell’apprendimento della dinamica ma dannatamente profondo da padroneggiare.

Monster Train ha il merito di offrire una buona sfida a tutti, di non essere troppo frustrante e di far sudare le classiche sette camice. Ma anche di generare partite sempre diverse tra loro e di sfidare gli appassionati con uno strategico “verticale” veramente brillante. Il tutto è condito da una buona grafica e da un sonoro che fa la sua parte anche grazie a degli effetti sonori azzeccati.

La longevità fa il resto perché la voglia di giocare e migliorarsi è sempre elevata grazie anche al fatto di dover sbloccare i vari livelli clan e di vincere le singole run che aumentano poi il livello di difficoltà. Si tratta di un titolo estremamente rigiocabile. E se per altri giochi questa fase può essere anche saltata, il fattore di rigiocabilità in Monster Train è determinante ed è un obbligo per godere appieno delle potenzialità di questo titolo.

Peccato – ma è un nostro appunto perché siamo un po’ schifiltosi – che i round siano solo otto e che i boss siano più o meno gli stessi. Qualche tappa in più o qualche boss supplementare avrebbe sicuramente giovato. Così come la presenza dei testi in italiano. Non che questo sia un grosso problema ma per chi non conosce la lingua di Albione potrebbe essere un ostacolo alla fluidità e costanza nel gioco. Ad ogni modo, si tratta di un titolo stimolante e divertente ben oltre la media.

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Fury Unleashed, la recensione PS4

Fury Unleashed, il nuovo gioco di Awesome Games Studio, ha attirato subito il nostro interesse, invocando la nostra recensione per console PS4. La software house polacca approda sulla console di casa Sony dopo essersi fatta le ossa dapprima su Xbox e poi su Steam. La gavetta, se così la si può definire, è servita. Fury Unleashed è una interessante e originale reinterpretazione di un genere, quello dei action platform, il più inflazionato della storia del gaming. Ci vuole, comunque, sempre il dovuto rispetto. Capolavori come Super Mario, Sonic e Metal Slug hanno ispirato generazioni di videogiocatori, sia su console che nelle sale giochi di tutto il mondo.

Awesome Games Studio riesce, però, a creare la tanto ambita “novità” e lo fa creando delle contaminazioni tra generi molto interessanti. Attingendo alle meccaniche RPG, inserisce uno skill tree e il concetto di progressione e crescita. Il nostro Fury diventerà sempre più forte anche grazie ai punti esperienza maturati e le armi ed equipaggiamento ottenuti. Il sistema dei comandi, estremamente reattivo, segue il gameplay sui binari dell’azione e della frenesia.

Fury Unleashed recensione ps4

Il gioco non è localizzato in italiano anche se non incontrerete difficoltà enormi nella comprensione generale del gioco. La storia e la trama di Fury Unleashed sono delle componenti accessorie rispetto le dinamiche del gameplay. Molto interessante è la modalità co-op (solo in locale e non online), anche se difficilmente la preferirete al classico single player. La difficoltà scalabile rappresenta, da sempre, la vera sfida per gli amanti del genere. La quantità dei contenuti extra offerti, tra bonus stage, sfide in-game e inediti backstage, migliora molto l’esperienza di gioco, allontanando l’ombra della monotonia.

Adesso non ci resta che raccontarvi la nostra esperienza di gioco con Fury Unleashed, sulle note della nostra recensione della versione per console PS4.

UN GAMEPLAY COMBO-LIKE

Iniziamo la nostra recensione PS4 di Fury Unleashed parlando subito del gameplay e delle sue caratteristiche principali. Il nuovo gioco di Awesome Games Studio si presenta, sin dai primi istanti, carico di azione e di frenesia. Mostri mutaforma provenienti da antichi rituali Maya, interi eserciti di truppe di nazi fasciste e orribili creature aliene ci renderanno la vita un inferno nel corso dei dodici livelli.

La meccanica di gameplay di Fury Unleashed è quella tipica di un action platform. Fare “piazza pulita” dei nemici, evitando le varie trappole infernali. Sopravvivere, però, non sarà per niente facile, soprattutto se iniziate il gioco in modalità hard. Ed è qui che si concretizza il primo colpo di genio del gameplay: la joint-venture combo/salute.

Ad ogni nemico abbattuto si incrementa il contatore delle combo. Al raggiungimento del numero 5, il nostro Fury viene pervaso da una aura di energia, che funziona anche da scudo temporaneo. Oltre a questo, quando si raggiungono le 5 e più combo, più si picchia (e si uccide) e più ci si cura. I cadaveri dei nostri nemici rilasceranno delle sfere di sangue, utili per curarsi.

Come vedete, è proprio il gameplay a richiamare azione e frenesia, anchè perché altrimenti si finisce al creatore. Il creare, però, un legame biunivoco tra combo e cure è un puro colpo di genialità. Ma le sorprese non finiscono qui.

Fury Unleashed recensione ps4

Vi abbiamo detto di come il gioco sia difficile, soprattutto se lo si inizia in modalità Hard. Preparatevi a morire un numero indefinito di volte, al punto da cominciare a dubitare delle vostre facoltà di gamer. E qui si concretizza il secondo colpo di genio, caratteristica tipica di un roguelike: ad ogni respawn il level design cambia. Sebbene i nemici siano sempre gli stessi, cambia la loro disposizione.

Le vignette sulla famosa tavola cambiano la loro disposizione, offrendo la possibilità di leggere un fumetto sempre inedito. In chiave gameplay, Fury Unleashed sconfigge la monotonia che affligge il genere degli action platform.

NON CHIAMATELO SOLO PLATFORM

Sebbene Fury Unleashed rientra di diritto nella categoria degli action platform, con una spiccata vena roguelike alla Dead Cells e Rogue Legacy, c’è molto di più in questo gioco. Vi abbiamo già parlato delle meccaniche combo/cura e del respawn, due veri punti di forza del gioco. Adesso è il turno di dare un’occhiata a quella contaminazione RPG, introdotta nelle battute iniziali della nostra recensione PS4 di Fury Unleashed.

Siamo abituati oggi a vedere sempre più spesso dinamiche ruolistiche in generi del tutto inediti. Il roguelike porta con sé delle “pillole amare” come la morte permanente (conosciuta come permadeath) e la generazione di mappe casuali. L’introduzione dello skill tree e di un sistema di progressione del personaggio, sono quelle contaminazioni che le indorano.

Tutto merito dell’enorme varietà di potenziamenti e perk da sbloccare, che invogliano il giocatore a migliorare e migliorarsi. In quest’ottica rientra di prepotenza il meccanismo delle combo. Seguendo la stessa logica delle cure, più nemici cadono sotto i nostri colpi e più sfere di inchiostro e monete d’oro si collezionano. Concentrandoci sulle prime, queste serviranno per sbloccare i potenziamenti prima citati, popolando sempre di più il nostro skill tree.

Fury Unleashed recensione ps4

Anche le monete hanno la loro importanza. Il level design di Fury Unleashed offre una miriade di NPC amici che vi aiuteranno in cambio di qualcosa. Nuove armi ed equipaggiamenti, potranno essere sbloccati pagando una determinata somma di denaro. Ovviamente il potenziamento non è temporaneo e vi accompagnerà sino alla fine della vostra avventura.

Definirlo un semplice action platform, a nostro avviso, è riduttivo. Awesome Games Studio dimostra come un genere così inflazionato, a oltre 30 anni dalla sua prima apparizione ha ancora molto da dire. Le contaminazioni, si sa, al giorno d’oggi sono quasi naturali nel mondo dei videogiochi. In ottica next-gen Fury Unleashed si ritaglia, con merito, uno spazietto.

METAL SLUG REMAKE?

Questa software house polacca ha avuto coraggio con Fury Unleashed, bisogna riconoscerlo. Quando si parla di videogiochi si ragiona per termini di paragone. In questa ottica il gameplay di Fury Unleashed, per certi aspetti, ricorda quello di Metal Slug. La logica del looting di armi e potenziamenti in-game è molto simile. Più che similitudini, però, oseremo di dire che Awesome Games Studio raccoglie l’eredità della saga prodotta da SNK Playmore.

Metal Slug era uno sparatutto a scorrimento sinistra-destra, con un level design accessorio ma non funzionale al gameplay. Il looting serviva solo a potenziare il personaggio, senza alcuna logica RPG dietro. Era pura azione e frenesia, perfetta per la sala giochi, un po’ meno per il gaming da salotto. Erano altri tempi, che ricordiamo con rispetto e nostalgia.

Fury Unleashed recensione ps4

Fury Unleashed è un inno a quei tempi, un perfetto ritorno di fiamma che crea un ponte di congiunzione tra passato e presente. Si vede moltissimo di Metal Slug, anche nello stile grafico utilizzato. Il cartooncomics style è un chiaro riferimento alla famosa saga di SNK Playmore. Questa, però, è resa ancora più funzionale grazie al level design scelto in Fury Unleashed. I classici stage di un platform si trasformano in vignette di un albo a fumetti.

Ci si allontana, quindi, dalla sola logica dello scorrimento sinistra-destra, sperimentando anche una top-down con tanto di spostamento rapido. Le dinamiche RPG consentono, inoltre, di costruire una build che permette di specializzare il nostro personaggio e lo stile di gioco. Possiamo decidere, per esempio, se privilegiare la velocità di ricarica dell’arma o la quantità e la qualità del looting. In tutto questo sarà fondamentale “far fiorire” il vostro skill tree, connesso alla qualità del vostro gameplay e, quindi, al numero di combo che collezionate.

Fury Unleashed recensione ps4

COMMENTO FINALE

Concludiamo la nostra recensione per console PS4 di Fury Unleashed tracciando un sunto della nostra esperienza. Ci siamo divertiti, come non succedeva da diverso tempo a questa parte. Il gameplay è coinvolgente e ricorda tanto il buon vecchio Metal Slug. Awesome Games Studio, secondo noi, è riuscita a crearne il suo erede legittimo. Ne ha complicato le meccaniche, complice anche la scelta delle dinamiche del rogulike. Il gioco, in generale, è difficile ma il sistema di comandi reattivo e dinamico, unito all’enorme varietà dei contenuti offerti, vi farà dimenticare il permadeath e gli “infiniti” respawn.

Ci sarebbe piaciuto giocarlo con qualcun altro, magari con qualche nostro amico di PSN, ma questo non è stato possibile. Gli sviluppatori, probabilmente anche per questioni economiche, hanno preferito optare per un multigiocatore locale e non online. Non potendo condividere la nostra esperienza, ci siamo impegnati nel migliorare il nostro record personale, come si faceva ai vecchi tempi dei cabinati.

Awesome Games Studio guarda ai platform classici con rispetto, dimostrando, con intelligenza e metodo, che il genere non è sulla via del tramonto. Anzi, tutt’altro. Vi aspettiamo sulle next-gen.

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The Wind and Wilting Blossom, anteprima

Il Giappone è un Paese affascinante per una miriade di motivi. La cultura antica in particolare, vanta un’epopea di miti, leggende e demoni da affascinare chiunque. Vi proponiamo, dunque, l’anteprima di The Wind and Wilting Blossom, gioco di ruolo con dinamiche roguelike che segna l’esordio del team indipendente Picklefeet Games. Il titolo, attualmente in accesso anticipato su Steam, è disponibile a partire dallo scorso 29 aprile.

PETALI DI SANGUE

The Wind and Wilting Blossom è un gioco di ruolo con battaglie a turni e meccaniche che prendono a piene mani dallo stile di FTL. Ambientato durante la metà del ‘900, in piena epoca Heian, ci vedrà alla guida di uno dei grandi condottieri di quel periodo. Il nostro compito sarà quello di sconfiggere l’Imperatore Taira no Masakado, che ha usurpato il trono e infestato le terre del Sol Levante con una legione di demoni, non morti e yokai.

Le motivazioni dell’antagonista sono semplici, motivate dalla volontà di riaccendere il fuoco della ribellione dopo la caduta del padre. Per arrivare all’obbiettivo, Taira ha praticato l’arte della magia oscura scatenando sull’arcipelago un maleficio d’immane potenza.

Il nostro compito sarà quello di viaggiare in queste isole per trovare indizi utili a ribaltare la situazione. Durante il cammino incontreremo persone bisognose, forgeremo alleanze, vivremo avventure, piangeremo le perdite. Sarà un viaggio lungo, duro, e che non tutti i nostri amici finiranno.

IL RESPIRO DELLA TERRA

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All’avvio della partita il gioco ci permetterà di scegliere con quale degli eroi partire, anche se inizialmente avremo la possibilità di usare solo Oya Taro Mitsukuni, samurai ed eroe mitico del  Wakan Hyaku Monogatari. Al nostro fianco avremo due unità di guerrieri samurai armati di spada, ma durante il corso della partita la nostra brigata potrà contare altre unità.

Il gameplay di The Wind and Wilting Blossom è tanto semplice quanto appagante. Ogni isola del Giappone rappresenta un livello di gioco, ed è disseminata da punti d’interesse che visiteremo di volta in volta. Queste “tappe”, oltre a rappresentare uno step obbligato per proseguire l’avventura principale, daranno accesso a sidequest e negozi di vario tipo.



Dopo un determinato numero di turni l’oscurità avanzerà verso di noi fino ad annientarci, quindi lo scopo del gioco è quello di passare al livello successivo prima che ciò avvenga e completando quanti più incarichi possibile.

Dato che il gioco offre mappe con eventi casuali, ogni giocata sarà sempre diversa, ma non meno letale. Le missioni secondarie vanno dal salvataggio di agricoltori sotto il giogo di una banda di briganti, fino ad arrivare alle pendici di un vulcano per trovare una spada o una pergamena sacra. I dialoghi al momento sono solo in inglese ma il lessico usato è basilare, risultando quindi di facile comprensione anche per chi non ha piena confidenza con la lingua d’Albione.

MAESTRI D’ARMI

I combattimenti sono ovviamente uno degli aspetti di spicco dell’esperienza e vengono presentati attraverso una plancia esagonale sulla quale si muoveranno le unità. Non ci saranno ordini in base a punti iniziativa, quindi potremo muovere le truppe o usare abilità speciali a nostra disposizione come più ci aggrada, sfruttando quando possibile le limitazioni di movimento avversarie. L’attacco è diverso a seconda del tipo d’arma usato, ma anche armi uguali possono avere portata e danni differenti.

Senza alcun indugio possiamo chiarire fin da ora che il gioco è molto impegnativo, e spesso e volentieri ci capiterà di combattere in inferiorità numerica contro mostri anche molto più forti degli eroi e a nostra disposizione. Cercare di fuggire da uno scontro si rivelerà praticamente impossibile dato che la fuga ha come requisito quello di attendere tre turni nemici consecutivi.

L’ago della bilancia in queste situazioni sarà determinato dallo sviluppo degli eroi e delle truppe al seguito. Per migliorare il nostro party useremo pergamene speciali che troveremo durante il corso dell’avventura, acquisteremo nei negozi o avremo come premio dopo uno scontro. Un’unità che avanza di livello avrà più punti vita e farà più danni.

Gli eroi godono di un ulteriore strato di personalizzazione visto che potranno cambiare arma e indossare artefatti che impatteranno anche sugli alleati. I nemici sono di vario tipo e passano dai comuni e deboli briganti a yokai davvero micidiali, con tanto di abilità che possono bloccare l’attacco o il movimento delle unità avversarie.

ASSORTI NEL PANORAMA

Il desiderio dello sviluppatore statunitense Picklefeet Games è quello di proporre un roguelike difficile, vario e appagante tanto nel gameplay quanto a livello visivo. Per farlo, ha optato per la tecnica pittorica degli Ukiyo-e.  In sede di anteprima non ci soffermeremo su questo particolare che analizzeremo invece in sede di recensione.

Vi basti sapere che queste stampe vennero spesso utilizzate come illustrazioni per libri, ma in seguito divennero indipendenti, stampati su un foglio singolo come cartoline, o poster per il teatro tra il XVII e il XX secolo. Anche se le animazioni e gli effetti speciali sono ridotti al minimo, la caratterizzazione è davvero di ottimo livello e il connubio tra mappe e creature sarà la gioia di tutti gli appassionati di folklore giapponese.

COMMENTO FINALE

The Wind and Wilting Blossom è un gioco che seguivamo da diverso tempo. La fase di accesso anticipato è iniziata da poco ma il prodotto ha già una sua anima e gli updates sono all’ordine del giorno. È un gioco molto impegnativo che costringerà ad iniziare una nuova partita anche dopo pochi passi, ma lo sviluppatore ha già dichiarato che verrà introdotta una modalità “light” più orientata alla storia.

La protagonista resterà comunque la difficile modalità principale, colma di eroi, nemici e tanta tattica. Se siete appassionati di Giappone antico sarete sicuramente catturati dallo stile artistico, se vi piacciono i giochi sul generis di FTL è sicuramente un prodotto da tenere d’occhio e che continueremo a seguire fino all’uscita della release finale.

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Hyperparasite, la nostra recensione

Un po’ horror, un po’ action, un po’ anni ’80. In questa stuzzicante ricetta, va aggiunto del sale ruolistico e un po’ di spezie roguelike. Il risultato? Hyperparasite, naturalmente! Il titolo, frutto della partnership di Troglobytes Games e Hound Picked Games, propone un gameplay assuefacente e divertente, nella sua complessiva semplicità concettuale. Senza tralasciare l’assurdo quanto vibrante mondo di gioco, un cupo e disperato mondo degli anni ‘80 fatto di armi, violenza e neon.

E dopo circa un anno di early access su Steam, Hyperparasite è giunto fra noi con il suo pacchetto sui generis di contenuti. Riuscirà la follia intagliata da Troglobytes Games e Hound Picked Games, arrivata anche su console, a tenerci incollati allo schermo?

UN ALIENO ALLA CONQUISTA DEL MONDO

Hyperparasite è un gioco d’azione con visuale dall’alto, appartenente al sotto-genere degli “twin stick shooter”, ovvero quella branca di sparatutto action con usualmente vengono giocati principalmente con le levette dei pad.

Alle movenze classiche del genere, fatte da scontri estremamente dinamici racchiusi in arene limitate, si aggiungeranno elementi roguelike e ruolistici, come detto in precedenza. La storia è molto semplice: il mondo è stato invaso da un terribile parassita alieno (noi!) la cui abilità è quella di impossessarsi dei corpi delle persone che incontra. Il suo obiettivo finale?

Ma naturalmente, arrivare a possedere il corpo del lider maximo planetario e sganciare tutte le testate atomiche sul mondo, per distruggerlo completamente. Ma non tutto sarà così semplice: il succitato boss è bene a conoscenza dei nostri piani e sguinzaglierà una caccia alle streghe nei nostri confronti che coinvolgerà l’intera popolazione globale.

Una trama semplice, assurda e geniale nella sua scontata immediatezza, che ben si incastra con il generale gameplay, estremamente frenetico e difficile. In sostanza, l’alieno che impersoneremo possiederà l’abilità di possedere i corpi dei nemici: una volta occupato, da buon parassita, l’ospite, avremo facoltà di utilizzare le sue univoche abilità speciali di combattimento e movimento, al fine di sbaragliare tutti coloro che cercheranno di metter i bastoni fra le ruote al nostro cruento piano di conquista.

È bene sottolineare, come già detto, che in Hyperparasite sarà vigente la morte permanente: ergo, una volta sconfitti in combattimento nelle vesti dell’alieno (l’eventuale ospite morto ci farà ritornare nella nostra forma “base”), la partita finirà e dovremo ricominciare da capo a mietere vittime.

Oltre alla loro casuale possessione in giro per la mappa di gioco, costruita come una sorta di semi-open world suddiviso in tante micro arene colme di nemici e power up temporalmente limitati da raccogliere, gli ospiti potranno essere “sbloccati” in una sorta di negozio.
Basterà, infatti, raccogliere i cervelli che i nemici sconfitti ogni tanto faranno cadere in terra. E, previo il pagamento di una somma variabile in base al tipo di personaggio a cui vorremo accedere, aggiungeremo alla nostra collezione in decomposizione diversi eroi, ognuno dei quali possiederà statistiche, attacchi e abilità speciali completamente diversi.

Eroi che, tra giocatori di basket che lanciano palloni, poliziotti, marketing girl che lanciano taglienti volantini promozionali, clochard con temibili carrelli ecc, saranno piuttosto variabili e variegati, nonostante ovviamente una ripetitività di fondo delle meccaniche che si tradurrà, sostanzialmente, nel delineamento di alcuni “archetipi” in cui rientreranno i vari ospiti catturabili che in tutto, saranno una sessantina. È bene sottolineare che, in generale, tutte le possibili “classi” non saranno bilanciatissime fra loro: alcune saranno di gran lunga più forti delle altre, rendendo la difficoltà di progressione nel gioco legata anche a fattori extra-abilità del giocatore, come il fortunoso drop dell’agognato cervello.

IL COLLEZIONISTA DI CERVELLI

HyperParasite

In generale, Hyperparasite sarà molto difficile e soprattutto durante le primissime battute del gioco, quando dovremo casualmente impossessarci dei nemici non avendo “sbloccato” nessuna classe in particolare. Nemici che, all’inizio, non saranno particolarmente forti, la qual cosa si traduce in noi che non avremo, de facto, la possibilità di possedere ospiti particolarmente potenti, andando quindi ad acuire, soprattutto quando accederemo ai livelli più avanzati, con la sua iniziale seppur ascendente asperità e coi rischi del permadeath.

Una difficoltà che aumenterà con l’accesso ai nuovi scenari, come detto, che saranno, solitamente, popolati da nuove “classi”, più forti delle precedenti ma che non potremo sbloccare a meno che il “fato” non ci conceda il privilegio di veder cascare in terra il loro prelibatissimo encefalo. Una soluzione che potrebbe per taluni incentivare il senso di sfida, ma che al contempo potrebbe scoraggiare altri dall’apporofondire l’offerta ludica del titolo. Girovagando per la mappa di gioco incapperemo anche in nemici speciali e boss la cui sconfitta consentirà di ottenerne il cervello e così sbloccare la sua classe, previo un cospicuo pagamento. In linea di massima, questi personaggi saranno estremamente potenti ma tendenzialmente complicati da battere senza un ospite “affidabile” e dall’unlock parecchio costoso.

Da un punto di vista meramente tecnico, Hyperparasite è una discreta produzione: i controlli avranno un’ottima risposta e risulteranno solidi e responsivi, caratteristica fondamentale in un settore che fonda il proprio gameplay sull’immediatezza e il dinamismo.

Nel gioco avremo facoltà di attaccare, schivare e possedere i corpi avversari on the run: il processo di possessione, ad esempio, non sarà esattamente immediato, ergo dovremo decidere con occhio clinico quando e dove avviare “l’iter” di possessione.

Farlo se si è scoperti o troppo vicini ai nemici, significherà spesso game over. Da un punto di vista di mera programmazione, Hyperparasite è una produzione sufficiente, senza infamia né particolare lode: uno stile che trasuda neon anni ’80 da ogni poro, enfatizzato anche da un design complessivo dei nemici e degli ambienti sicuramente accattivante.

Un’estetica minimale per un titolo che, sostanzialmente, riduce all’osso il concetto di gameplay, prendendo un’idea semplice e traslando su schermo in modo “arduo”. Nessun miracolo tecnico, ma un comparto tutto sommato onesto e che accompagnerà in modo egregio le nostre peripezie in stile “La Cosa”. Nulla da eccepire invece sulle complessive performance, solide e senza particolari battute d’arresto, testate su di una macchina di fascia medio/alta. Un plauso al sonoro, infine, trionfo di synth e musica elettronica con chiari riferimento agli anni ‘80 che trasmetterà buone vibrazioni durante le nostre peripezie.

COMMENTO FINALE

Hyper parasite è un divertente action con elementi ruolistici e morte permanente. La possibilità di impossessarsi dei nemici lo rende de facto piuttosto longevo e variabile, seppur il concept di fondo si ripeta sostanzialmente all’infinito e le “classi vestibili” siano poi suddivise in alcuni archetipi fissi. Una buona prova complessiva senza far gridare al miracolo in ogni settore.

Un lavoro che si traduce in un gioco che potrebbe far la gioia di chi ha amato The Binding of Isaac e soci ma che potrebbe lasciare totalmente indifferenti non si apprezzano i canoni del genere poiché. Di base, il gioco non avrà spunti personali in grado di rivoluzionarlo concretamente.

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Infected Shelter, Recensione Pc

Specialmente su Pc, il mondo dello sviluppo indipendente è una vera e proprio fucina di produzioni più o meno innovative, che si muovono ondivagamente dai classici crismi di quel genere o quell’altro, a contesti completamente nuovi e, sin troppo spesso, totalmente folli. Infected Shelter, titolo sviluppato da Dark Blue Games, formato da due sole persone e di già autore della saga punta e clicca Silent Nights, recentemente uscito dall’accesso anticipato di Steam, è una produzione interessante nella sua complessiva semplicità: il titolo, per chi non lo conoscesse, è un gioco d’azione a scorrimento con elementi ruolistici e hardcore/roguelike ambientato in un mondo post-apocalittico.

Nello specifico, il giocatore rivestirà il ruolo di un sopravvissuto che combatte non morti d’ogni tipo e militari “cattivissimi” per riuscire, appunto, a sopravvivere.

TRAMA

Com’è lecito attendersi, Infected Shelter non poggerà le sue basi ludiche su di un intreccio chissà quanto sviluppato: un esercito di militari cattivissimi rapisce uno scienziato dal nostro piccolo insediamento, sorto come uno scoglio per arginare un enorme esercito di zombie affamatissimi.

Di lì, il nostro improbabile eroe, selezionabile da una schiera di sopravvissuti non particolarmente ordinari e che potranno essere sbloccati nel corso del gioco, si avventura in un periglioso viaggio alla ricerca non solo della scienziata rapita, ma anche di nuovi sopravvissuti da salvare e con cui popolare il proprio insediamento e che forniranno differenti bonus. Insediamento che purtroppo, non sarà gestibile in alcun modo durante il gioco e che non sarà parte delle caratteristiche specifiche del gameplay.

Sin dalle premesse iniziali, Infected Shelter mostra una certa leggerezza complessiva che è sicuramente apprezzabile, non solo per la scelta dei colori e per lo stile dei disegni, ma anche per la riuscita operazione di fare parodia su un tema, la post-apocalisse, che, in linea di massima, viene solitamente trattato utilizzando i colori scuri della tavolozza.

GAMEPLAY

Il titolo, come detto, sarà nulla più che un beat’em up vecchio stampo a scorrimento orizzontale e con stage procedurali, che ci vedrà alle prese con un sano button mashing vecchio stampo, ma non solo. Il nostro protagonista, oltre ad un combo base di attacchi, suddivisi tra leggeri e pesanti, potrà raccogliere varie armi d’offesa dal suolo, spesso lasciate dai nostri nemici e che avranno una loro limitata usabilità, e appoggiare la sua metodica opera di distruzione di non morti su di una serie di abilità speciali in grado di cambiare le sorti di un combattimento.

Come sottolineato, il titolo offrirà elementi ruolistici e roguelike: una volta morto, il nostro personaggio sarà andato definitivamente, ma non i nostri progressi. Infatti, procedendo alla sistematica eliminazione degli zombie, oltre all’ottenimento di vari oggetti che andranno da pozioni potenzianti a cibo utile per recuperare punti ferita, accumuleremo dei “punti infezione” che potremo spendere in determinate abilità che, una volta sbloccate, resteranno a nostra disposizione anche nel caso in cui il nostro personaggio dovesse perire.  In aggiunta, gli stessi punti potranno essere utilizzati per sbloccare determinati progetti che troveremo nel corso del gioco. Sostanzialmente, a livello meramente ludico, Infected Shelter è… finito: l’ossatura del gioco si fonderà su di una serie di stage, alcuni dei quali avranno a disposizione anche alcune biforcazioni fra cui scegliere, e che culmineranno in un boss di fine livello.

In linea di massima, il titolo presenterà una difficoltà elevata e i nemici, specialmente quelli speciali, saranno sempre piuttosto ardui da affrontare. Come detto, nel corso del gioco sbloccheremo diversi personaggi, i quali avranno caratteristiche individuali specifiche e potranno contare su differenti poteri speciali: ad esempio, il soldato disponibile all’inizio, oltre a combattere con una possente… stampella, potrà contare su di un raid di droni e su di una abilità che potenzierà la difesa. Nonostante un gameplay complessivamente dinamico e divertente, Infected Shelter cadrà velocemente nella ripetitività, specialmente da un punto di vista estetico (ci saranno pochi stage e poche varietà di nemici, specialmente per quanto concerne i boss).

Infected Shelter conta anche sul supporto di un multiplayer locale che può divenire online grazie alle possibilità offerte dal Remote Play di Steam: un’aggiunta che rende enormemente più divertente un titolo di già godibilissimo. Nonostante una generale qualità piuttosto elevata, il titolo non offrirà nessuna particolare caratteristica in grado di renderlo davvero differente dall’enorme vagonata di titoli che uniscono i dettami degli action game a scorrimento, con le classiche caratteristiche dei roguelike. Un peccato, viste anche le premesse per certi versi fuorvianti del titolo (in Infected Shelter non ci sarà nessuno… shelter!).

TECNICA

È un prodotto tecnicamente pulito e performante. Nonostante ovviamente non offra un comparto tecnico chissà quanto complicato, l’intero sistema si comporta in modo più che egregio, non mostrando mai bug tali da inficiare il complessivo fluire dell’esperienza, né tanto meno cali prestazionali vistosi che rendano difficile o poco godibile il gameplay. Un buon lavoro, in sostanza, che permette di poter fruire al button mashing senza (tanti) pensieri che Infected Shelter offre così bene all’utenza, nonostante offra in sostanza una possibilità di modificazione molto limitata dalle opzioni di gioco.

COMMENTO FINALE

Infected Shelter è un ottimo action/roguelike, in grado di divertire a lungo grazie ai suoi livelli procedurali e ai tanti oggetti e abilità da sbloccare e ottenibili, anch’essi in modo totalmente random, durante l’esperienza di gioco. Un titolo consigliato anche e soprattutto per le possibilità cooperative che, seppur di base siano limitatamente locali, divengono online grazie al Remote Play offerto da Steam.

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Spellword Cards: DungeonTop debutterà a metà gennaio

Si chiama Spellword Cards: DungeonTop ed è l’ultima fatica dello sviluppatore One Up Plus Entertainment e del publisher Surefire Games. Questo gioco, sospeso a metà tra uno strategico basato sulle carte da collezione e l’RPG è in accesso anticipato su Steam per gli utenti Pc e sarà disponibile in versione “definitiva” dal prossimo 16 gennaio.

In Spellword Cards: DungeonTop, gli appassionati sceglieranno un eroe e dovranno girovagare per le stanze di vari dungeon dove sarà possibile raccogliere tesori, cadere in trappola o affrontare dei nemici.

I combattimenti strategici sono a turni in stanze suddivise in griglie che vanno da una grandezza minima di 4X4 fino ad un massimo di 10×4. Sarà possibile naturalmente migliorare le carte del proprio mazzo (deck) o acquisirne altre tramite il loot di fine battaglia o generato dai tesori che andremo a prendere.

Il gioco esige tattiche per riuscire ad ottenere vantaggi come gli attacchi dalla distanza o sfruttare le abilità di fiancheggiamento, di attacco frontale e di razza.

Andare avanti potrebbe voler dire due cose: raccogliere più oro o sconfiggere più mostri. Giocate a modo vostro costruendo un mazzo basato sulla potenza o sulla velocità. Tali scelte influenzeranno sulla possibilità di riuscita delle missioni.

Lungo il tragitto sarà possibile – come detto – migliorare le proprie carte. Al momento sono presenti due classi (Guerriero e Mago) ed altrettante alleanze tra cui scegliere per guadagnare bonus ed oro, nonché tre dungeon (generati randomicamente, ndr) esplorabili. Il gioco promette longevità e varietà sia per l’esplorazione che per la costruzione del proprio mazzo vincente nonché l’arrivo della terza classe di eroe ed altre due alleanze. Questo dovrebbe chiudere la fase di early access.

ALCUNI NUMERI (ATTUALI) DEL GIOCO

Ecco alcune caratteristiche di Spellword Cards: DungeonTop, titolo sviluppato dal team composto da Andrew Chia (fondatore e sviluppatore), Maggie Xu (fondatrice, sviluppatrice ed HR) e Bryn Welsh (game designer). Il gioco abbina le scelte uniche e lo stile di gameplay di Slay the Spire ma con le miniature da tavolo da combattimento.

E se i campi di battaglia di Hearthstone avessero una seconda dimensione in un formato Slay the Spire?

Una fantasia dall’aspetto da “prigione oscura” ispirata a D&D in cui emergono gli eroi che combattono un dio morto sepolto molto tempo fa.

  • Roguelike permadeath in partite di 90 minuti (lunghezza totale).
  • 2 classi x 2 alleanze = 4 mazzi.
  • Più di 300 carte giocatore.
  • Oltre 50 incontri in un dungeon generato proceduralmente.
  • 5 tipologie di campi da battaglia che rappresentano diverse aree di diversa grandezza: da 4×4 a 10×4.



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The 7th Circle – Endless Nightmare, Recensione

Viaggiare è insito nell’essere umano: l’uomo lo fa da sempre sia fisicamente che con la mente andando anche nel subconscio esplorando il proprio io. Lo fa come bisogno primario. The 7th Circle – Endless Nightmare ci propone uno di questi viaggi ma lo fa facendoci attraversare scenari infernali ed angusti come se si fosse dentro una prigione fatta di paure, di bruttezze, di oscurità e mostruosità.

Potremmo aprire tante altre discussioni attorno a questo tipo di introspezione e di viaggi mentali ma potremmo annoiarvi, ragion per cui vi parliamo del nuovo titolo firmato da 68K Studios e pubblicato su Steam da Gamera Interactive a fine ottobre per Pc, Mac e Linux.

Un prodotto indipendente made in Italy che ci fa riassaporare – grazie a sue molte sfumature – classici degli anni 90 dei dungeon crawler come ad esempio Eye of the Beholder ma che ne rinnova dinamiche e gameplay. Facendolo, lo diciamo fin da subito, in modo decisamente egregio. Ed è un grande merito perché si tratta di un titolo che si comporta molto bene ed offre un buon grado di sfida.

Senza indugiare oltre, vi parliamo di The 7th Circle – Endless Nightmare, degnissimo erede dell’eccelso Eye of the Beholder e buonissimo concorrente di Legend of Grimrock che nel recente passato, grazie anche al sequel, ha ravvivato questo genere. Buona lettura.

SIAMO SOLI ED I DUNGEONS SONO POPOLATI DA CREATURE OSTILI

Lo scenario è simile a quelli già proposti in passato. Ambientazione oscura, trama molto criptica, soprattutto all’inizio, e tanta ostilità. Il nostro personaggio si libera dalle catene di una prigione ed inizia il suo girovagare in un dungeon che non promette nulla di buono: a terra ossa umane e di animali, casse e tante creature che vogliono farci la pelle.

Inizialmente non saremo armati ma ovviamente nel corso del nostro peregrinare troveremo equipaggiamento sempre più efficacie e materiali per migliorarlo. L’ambientazione è molto dark e, in ogni dungeon, davvero vasti e ricchi di insidie, troveremo un monitor (una delle spruzzate di modernità in un’ambientazione che diversamente avremmo definito fin da subito dark fantasy), che ci illustrerà alcuni frammenti di storia. Un tenue legame tra il presente e su come affrontarlo. Perché il viaggio nel proprio subconscio è sempre complicato soprattutto se – come spesso capita di sentire – i peggiori nemici di noi stessi siamo proprio noi stessi.

Tra passaggi più o meno complicati, portali e buchi neri da sbloccare tramite mini-giochi che nel loro svolgimento e se conclusi daranno anche punti esperienza e interverranno anche sulle statistiche principali come i punti vita ad esempio, il viaggio si farà sempre più esaltante facendo, ovviamente, attenzione alle molteplici creature ostili che popolano questi luoghi inospitali e tremendamente paurosi. Perché dovremmo trovarci li? Beh, vi lasciamo la risposta giocando questo titolo.

LA MORTE È SOLO L’INIZIO

Tante volte avrete letto la frase “La morte è solo l’inizio” per descrivere il gameplay di un gioco? Tante e 7th Circle – Endless Nightmare ne è l’emblema. Il motivo è presto detto: quando malauguratamente il nostro personaggio perderà la vita, sarà possibile trasferire parte delle sue abilità o del suo equipaggiamento all’eroe della prossima partita. Una sorta di eredità. Del resto, ogni personaggio è l’alter ego del protagonista ed eredità alcuni tratti e caratteristiche dallo sfortunato “attore” del passato.

Questa sfumatura roguelike spalanca tanti scenari in ambito gameplay. Nondimeno, anche l’incontro e l’uccisione dei nemici poi sbloccherà le relative schede descrittive (a patto di averne eliminati un determinato numero, ndr) ma anche alcune azioni saranno nella memoria globale come ad esempio l’utilizzo delle armi da lancio o di armature pesanti o di magie. In sostanza, più si utilizzano, più sono efficaci.

Dicevamo che è contemplato anche il passaggio dell’equipaggiamento. Capiterà, infatti, di iniziare una partita con delle casse piene di oggetti ed un messaggio sul muro “A gift for You” (un regalo per te). E questo faciliterà sicuramente almeno all’inizio il suo cammino.

GAMEPLAY INTRINSECO

Tastiera o pad alla mano, il gameplay si presenta piuttosto in modo visto più volte in passato. L’interfaccia sia pure col proprio stile riprende i classici del passato già più volte nominati, a destra in basso prevede le classiche azioni di movimento. La visuale è in prima persona ma non è in 3d. Ci si muove nei labirinti ma è anche possibile con le opzioni che troveremo a sinistra riposare per riprendere le forze, effettuare il level-up, attivare magie ed altro.

Gli sviluppatori hanno anche pensato ad un sistema per scoraggiare gli avventurieri nell’effettuare troppe soste. Talvolta, infatti, si attiva una maledizione che allaga di sangue i corridoi del dungeon corrente e rende le pause più pericolose. In queste condizioni, infatti, quello che dovrebbe essere un riposo ristoratore si trasforma quasi in un incubo rendendo impossibile recuperare in toto l’energia vitale salvo rifugiarsi in zone franche presenti nel livello. Lontani da questa zona, infatti, le creature che vivono in questi meandri si presenteranno interrompendo il ristoro ed iniziando feroci combattimenti.

Abbiamo trovato piacevole anche l’apprendimento delle magie: le troveremo scritte in vari messaggi affissi alle mura delle pareti: basterà leggere e scrivere con la tastiera per attivarle. Una cosa che rievoca il gameplay di alcuni titoli di fine anni ’90, inizio 2000.

COMBATTIMENTO DINAMICO

Il combattimento, inoltre, è uno dei punti cardini del gameplay: è piuttosto dinamico ed è possibile – se si ha la tempistica giusta e le statistiche e le armi a disposizione aiutano – effettuare combo che annichiliscono il nemico. I comandi appaiono in un’interfaccia specifica che si apre ad ogni schermaglia. Sulla destra i comandi per difendersi, schivare, attaccare o lanciare magie. ma è possibile, dipende dalla posizione nella griglia, anche muoversi per evitare di essere colpiti.

Si possono fare danni di qualunque tipo: armi da lancio come martelli o shuriken (le stellette ninja per intenderci), o invocare uno degli oltre 30 incantesimi presenti da imparare. Si possono subire danni in vario modo e per questo in nostro soccorso, oltre alla possibilità di riposare, sarà possibile curarsi con pozioni (magari per togliere le conseguenze di avvelenamento), o riattivare punti vita e punti mana.

Questi, giusto dirlo, contrariamente alle usanze della stragrande maggioranza dei giochi di ruolo, non si ripristineranno al level up del personaggio. Ricordiamo, infatti, che come ogni RPG che si rispetti, i mostri sconfitti daranno punti esperienza. Al passaggio di livello sarà possibile chiaramente distribuire alcuni punti abilità alle proprie caratteristiche: forza, velocità, punti vita, intelletto e così via. I punti mana ed i punti vita aumentano soltanto se si decide di spendere punti abilità durante il passaggio di livello. Questi, col resto dei dati, va a formare la classica scheda personaggio arricchita in basso da alcuni tratti caratteriali suggeriti dagli eventi in game o dalla classe scelta. Ad inizio di ogni partita è possibile infatti scegliere di distribuire un certo numero di punti abilità liberamente o scegliere una classe ed una specializzazione.

Non manca il crafting (è possibile, come detto, migliorare il proprio equipaggiamento-arma con materiali trovati) anche per la realizzazione di pozioni curative.

DAL PUNTO DI VISTA TECNICO E DEI CONTENUTI

Più che dal punto di vista tecnico, The 7th Circle – Endless Nightmare colpisce per il suo gameplay – semplice ma articolato e complesso – ma anche per il suo buon lato artistico. Tecnicamente il compito degli sviluppatori è relativamente semplice visti gli enormi progressi fatti in termini di tool ed altro.

Graficamente il gioco è piuttosto curato sia negli ambienti che nei nemici, sia nelle sporadiche scene animate. L’unico appunto che possiamo fare è che non ci sia troppa varietà mentre sul fronte animazioni ci si è limitati all’essenziale. Fatto bene, per carità, ma essenziale.

Per il resto, però, nulla da ridere anche perché l’atmosfera cupa ed angustiante è resa bene dagli ambienti claustrofobici e dal tipo di creature che incontreremo. Il bestiario è abbastanza complesso e sono tante le cose da fare. Ci sono piaciuti i combattimenti ed i mini-giochi che danno un brio in più.

Buono il sonoro, anche qui essenziale ma competente e funzionale con i tanti momenti difficili che vivremo.

Dal punto di vista contenutistico, il titolo propone 19 livelli enormi più dungeon generati casualmente per molte ore di gameplay. Ogni partita sarà diversa e c’è anche una modalità alternativa alla storia chiamata Inferno.

COMMENTO FINALE

The 7th Circle – Endless Nightmare è una bella lettera d’amore verso i dungeon crawler di una volta. Ed il gioco ha il grande pregio di ravvivare il genere con trovate che rinfrescano il gameplay. Diverse meccaniche (come la maledizione in un livello per evitare al giocatore le troppe pause rigeneranti) sono molto intelligenti.

La componente roguelike rafforza la nostra convinzione di un ottimo gameplay. Ottimi i contenuti, il contesto, la longevità ed il grado di sfida che può essere variabile e che è comunque piuttosto dinamico ma (quasi mai) frustrante.

Un plauso va anche a Gamera Interactive guidato da Alberto Belli che ha avuto il merito di credere ad un prodotto di nicchia (ma di buona qualità) dandogli una chance su Steam. Se amate titoli come Eye of the Beholder, potete tranquillamente scegliere questo gioco, un ottimo prodotto indie realizzato in Italia.

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Sparklite, annunciata la data di uscita

In seguito all’annuncio dello scorso marzo, che ne ha svelato l’esistenza alla community, l’action gdr roguelite Sparklite ha finalmente una data di uscita, fissata al prossimo 14 novembre. Il titolo, sviluppato da Red Blue Games, arriverà su Pc, PS4, Xbox One e Switch, dove sarà acquistabile al prezzo consigliato di 24,99 euro.

A comunicarne l’uscita ufficiale è Merge Games, che si occuperà della distribuzione e che ha aggiunto la futura disponibilità di una demo grazie al riscontro a livello di interesse avvenuto con circa 15.000 utenti, che hanno aggiunto il gioco nella loro wishlist (su Steam in questo caso).

Qui il nuovo trailer. Buona visione.

IL GIOCO

Ogni cosa nel mondo è tenuta insieme dalla Sparklite…La forza vitale del pianeta che gli abitanti hanno imparato a incanalare per utilizzarla a proprio vantaggio. Può essere controllata o utilizzata per avere un sovraccarico di potere con gravi conseguenze. Il “Barone” ha ideato un piano per estrarre il nucleo della Sparklite della terra. Egli estrae la Sparklite e la utilizza per ricaricare le sue potenti macchine da guerra, ma l’inquinamento provato dagli scarti di Sparklite sta danneggiando il mondo.

Gli animali sono diventati dei mostri violenti e tutti gli ecosistemi stanno piano piano marcendo. Ma il mondo ha una difesa naturale nel nucleo della Sparklite. A intervalli regolari il nucleo causa una interruzione che riorganizza il mondo, ostacolando così gli sforzi del Barone. Se riuscirà a mettere le mani sul nucleo, otterrà il potere di creare un nuovo mondo dove avrà il totale controllo.

Il giocatore vestirà i panni di Ada, l’eroina che dovrà viaggiare in ogni parte del mondo per bloccare i siti di scavo del Barone, abbassare le sue difese e cercare di fermarlo prima che sia troppo tardi.

CARATTERISTICHE CHIAVE

  • Grafica mozzafiato – Intricata estetica pixel art ispirata ai classici retrò.
  • Colonna sonora originale – Colonna sonora ispirata al GameCube del compositore Dale North (Wizard of Legend).
  • Un mondo da esplorare – Cinque bellissimi biomi generati proceduralmente
  • Un’arsenale da inventare – Il giocatore dovrà inventare gadget per risolvere enigmi e sconfiggere i nemici.
  • Battaglie con i boss – Bisognerà affrontare la Baron Mining Corp e i suoi formidabili Titan gremlin.
  • Incontri con la gente del posto – Sarà possibile fare amicizia con la gente di Geodia, che potranno aiutare nella costruzione del proprio Rifugio.

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Annunciato aggiornamento per Unexplored 2: The Wayfarer’s Legacy

Unexplored 2: The Wayfarer’s Legacy, si aggiorna. Lo rende noto lo studio Ludomotion che sviluppa l’action rpg roguelike attualmente in fase di crowdfunding su Fig. La pubblicazione della versione “definitiva” del gioco, ricordiamo, è prevista nel 2020 su Pc e console.

Nell’ambito della campagna open access disponibile per gli utenti sostenitori verrà lanciato, il 14 agosto alle 22 ore italiane, l’aggiornamento Scavenger Hunt. Esso darà ai giocatori la possibilità di intraprendere una sfida, una missione di ricerca di una statua nascosta (a fronte di cinque esistenti). I giocatori che per primi troveranno una delle statue nascoste saranno immortalati nel gioco finale, in ricordo dell’impresa compiuta.

Per trovare maggiori dettagli circa Scavenger Hunt, rimandiamo alla pagina ufficiale su FIG, il sito di raccolta fondi.  Ecco il trailer di presentazione del gioco presentato al recente E3 2019.

IL GIOCO

Unexplored 2: The Wayfarer’s Legacy è un action rpg roguelike, sequel dell’indie Unexplored, pubblicato due anni fa su Steam. Il giocatore potrà avventurarsi in un vasto e meraviglioso mondo impegnandosi nell’eroica ricerca, e successiva distruzione, del bastone di Yendor.

Gli sviluppatori parlano di meravigliosi paesaggi, meraviglie nascoste, creature magiche e nemici pericolosi che attendono il giocatore. Egli dovrà compiere scelte coraggiose affidandosi al destino benevolo. Con un sistema legacy unico, un’avanzata tecnologia di generazione procedurale degli ambienti e una narrazione ricca e generosa, Unexplored 2: The Wayfarer’s Legacy si preannuncia un’avventura memorabile.

CARATTERISTICHE CHIAVE











  • Sistema Legacy. Le azioni degli eroi del passato incideranno sulle fortune di coloro che ne seguiranno le orme. Il giocatore dovrà usare l’eredità di tali eroi con saggezza per dare agli avventurieri successivi maggiori possibilità di completare la loro ricerca.
  • Morte permanente ini un mondo persistente. Gli eroi morti rimarranno tali. Starà al giocatore decidere se tornare nello stesso mondo con un nuovo avventuriero (col carico di conoscenza del suo predecessore), o se iniziare una nuova avventura in un mondo ancora inesplorato.
  • Narrazione generativa. In Unexplored 2 non vi è sceneggiatura premeditata. Pur avendo tutti lo stesso obiettivo (la distruzione del bastone di Yendor ndr), ogni avventuriero avrà una storia unica, stabilita attraverso gli eventi e gli incontri fatti lungo la strada.
  • Generazione procedurale. La tecnologia proprietà di Ludomotion genererà contenuti pensati da esseri umani, e non da semplici algoritmi, con un numero quasi infinito di nuove terre, luoghi, storie e sfide da scoprire.
  • Colonna sonora orchestrale adattiva. Un complesso sistema permetterà di arrangiare in modo reattivo la musica di Unexplored 2, apportando sottili modifiche alla partitura nei momenti appropriati, soprattutto in quelli segnati da profondo coinvolgimento.

Davide Viarengo

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Streets of Rogue, Recensione

Il genere dei “roguelike”, è caratterizzato da meccaniche tipicamente rpg, accomunate da alcuni cardini: mappe generate casualmente (o proceduralmente), permadeath e turni. Quest’ultimo fattore è invero spesso lasciato da parte, favorendo un gioco in tempo reale e più veloce. Per farvi qualche nome famoso, citiamo FTL, Darkest Dungeon, Tales of Maj’Eyal. E poi c’è lui, il capostipite, Nethack. Il gioco che andremo a recensire oggi è Streets of Rogue, un ambizioso roguelike che, alle tipiche meccaniche del genere, aggiunge una serie di varianti tutte da scoprire.

Uscito per Switch, Playstation 4, Xbox One e Pc lo 12 luglio, è sviluppato da Matt Dabrowski. Il publisher è tinyBuild, che conosciamo per Punch Quest e Grevyard Keeper.

UNA CITTÀ IN ROVINA

La città, la “City”, coprotagonista di questo interessante roguelike, era un bel posto in cui viaggiare. Colma di divertimenti e di persone tutto sommato soddisfate della loro vita. Ma le cose belle durano sempre troppo poco, e un sindaco tanto audace quanto malvagio ha deciso di rovinare la festa a tutti.

L’aumento vertiginoso delle tasse, e la requisizione di ogni bevanda alcolica, hanno reso la vita di tutti un vero inferno. Ma al sorgere di un empio nemico, il seme della rivolta matura e cresce rigoglioso. E nel nostro caso la Resistenza (con la R rigorosamente maiuscola) si è subito data da fare per combattere questa schiacciante dittatura, che ha quel non so che tipico dei giorni nostri.





Il protagonista che andremo ad impersonare, è una recluta senza onore né gloria che dovrà conquistarsi fama attraverso una serie di livelli generati proceduralmente.

Il simpatico video introduttivo, lascia il passo al capo della Resistenza che ci istruirà in un tutorial breve ma ben spiegato. Essendo una recluta, per passare al servizio attivo dovremo superare alcune prove che vanno dallo scassinare una serratura, hackerare un computer, combattere un nemico. Il tutto è scandito con un ritmo scanzonato e che si lascia volutamente prendere in giro, con battute e freddure di vario tipo a corredo di un impianto semplice ma decisamente accattivante.

Su Playstation 4, è necessario perdere alcuni minuti per familiarizzare al meglio con i comandi, perché come vedremo più avanti, capiterà spesso di premere il pulsante sbagliato proprio nel mezzo dell’azione, portando a esiti ben poco felici.

COSA VUOI FARE NELLA VITA?





Le classi che andremo ad impersonare, non sono che una mera reinterpretazione delle classiche meccaniche da gioco di ruolo, ma hanno un impatto importante sul tipo di missioni che affronteremo, e la personalizzazione è discretamente profonda.

Al di là del testo descrittivo, ogni classe è dotata di una serie di talenti e abilità specifiche, più quelle che potremo acquisire nel corso del gioco grazie ai npc che trovano casa nella base della Resistenza. Appassionati di informatica e videogiochi quali siamo, la nostra scelta è caduta immediatamente sull’hacker. La personalizzazione estetica permette di scegliere il volto, i vestiti, e il colore della pelle. Come scritto poco sopra, i compiti a noi assegnati varieranno a seconda della persona che andremo ad impersonare.

Ad esempio, al nostro hacker è stato ordinato di sbloccare una cassaforte, rubarne il contenuto, e liberare un prigioniero hackerando il computer delle prigioni. Scegliendo un mestiere più “rude”, abbiamo dovuto fare a botte con un dottore, ed eliminare un poliziotto al soldo del sindaco. Questo, giusto per darvi un’idea di quanta varietà possieda il titolo, senza dimenticare l’alto numero di classi “avanzate” che andremo a sbloccare nel corso della partita.

Trattandosi di un roguelike, il videogiocatore non è “bloccato” in senso stretto al personaggio scelto, ma proprio in virtù dell’alto numero di classi disponibili, sarà possibile giocare con un personaggio differente ogni volta. Se questo va a minare in parte l’immedesimazione tipica dei giochi di ruolo, dall’altro rende il tutto più scanzonato e “leggero”, tanto quanto il ritmo e il background di questa produzione.

GAMEPLAY





Decisa la classe, personalizzato il nostro soldato, è ora di andare a spodestare il dittatore. La City, è divisa in quartieri, che proprio come le lasagne (citazione tratta dal gioco stesso) sono a strati. Dai più profondi e corrotti bassifondi, passeremo via via verso gli alti quartieri dei ricchi, fino ad arrivare al nemico numero uno.

Ogni missione è scandita dall’arrivo del nostro eroe sul piano di gioco, per mezzo di un ascensore. Per passare al livello successivo, dovremo soddisfare i requisiti della missione, solo allora l’ascensore per il piano successivo verrà sbloccato.

Streets of Rogue presenta una grafica in 2d con visuale dall’alto, e il level design grazie anche alla proceduralità dei livelli, è piuttosto vario. Ogni quartiere è composto da una mappa, e diverse abitazioni e locali, con vari punti d’interesse quali ad esempio prese d’aria e cestini dei rifiuti. Il gameplay è davvero veloce, e ci vedrà ad esempio infilare in una presa d’aria una sostanza sconosciuta facendo scappare a gambe levate gli npc di un edificio, solo per riuscire ad entrare in una stanza dove è rinchiuso un computer che dovremo hackerare.

Il bello arriva quando si scopre che mentre il vostro personaggio è intento nel suo hobby preferito, gli stessi npc tornano a casa e non sono affatto felici di trovare un ospite inatteso.

A quel punto, scatta il combattimento e tutto si fa frenetico e spesso caotico. Gli attacchi, variano dai classici pugni da strada, alle armi bianche e quelle da fuoco, e possiamo anche prendere npc e robot a pietrate. La vita, è scandita da una barra in alto a sinistra che potremo rimpolpare mangiando cibo o sfruttando i medikit che potremo acquistare o trovare durante l’esplorazione.

Il bello e il brutto del combattimento, è racchiuso in un esempio avvenuto durante il gameplay (oggetto anche degli screenshots proposti nella gallery). Nei bassifondi, le azioni illegali costano parecchio, e vengono punite da robot tutt’altro che loquaci. Il nostro hacker, impavido e sicuro di sé, se n’è fregato della prudenza e dopo aver usato un composto acido da spargere nelle prese d’aria di un edificio dove era necessario disabilitare alcuni allarmi, si è trovato a fronteggiare una gang di man in black tutt’altro che felici di vederci.

Dopo qualche combattimento senza esclusione di colpi, ci siamo accorti che nel quartiere era scattato l’allarme generale, sguinzagliando una serie di robot poliziotti tutt’altro che pacifici. Ci siamo nascosti nell’edificio chiudendo la porta, ma proprio quando stavamo uscendo sicuri di averli seminati, ce li siamo trovato davanti.

Colti alla sprovvista, siamo subito scappati ma poco dopo altri robot ci hanno circondato, iniziando ad attaccarci. Abbiamo usato l’abilità di hacker, capace di generare cloni di noi stessi e la strategia ha funzionato, anche troppo bene. I robot hanno iniziato ad attaccare il clone colpendo muri e altri npc che si sono immediatamente rivoltati e difesi.

Il tutto, ha dato inizio ad una reazione a catena con robot che esplodevano distruggendo le mura di un edificio, npc che correvano all’impazzata, e molte preziose risorse a terra in attesa di essere raccolte. Abbiamo atteso dietro un angolo in un rifugio sicuro, e siamo partiti all’attacco dell’ultimo robot rimasto in piedi distruggendolo dopo uno scontro piuttosto cruento.

Raccolto tutto ciò che abbiamo trovato a terra, ci siamo presi qualche minuto per esplorare ulteriormente il quartiere, passando poi a quello successivo grazie all’ascensore. È stata dura uscirne vivi, e prima di usare il clone, il nostro destino era praticamente segnato, soprattutto perché in preda alla frenesia, sbagliavamo pulsanti.

Quello di cui abbiamo parlato, è solo una delle tante possibilità a nostra disposizione, perché le varie missioni possono essere completate in molti modi differenti. Si può optare per un approccio più stealth, lasciando il combattimento a scagnozzi reclutati sul posto. O possiamo scegliere per un confronto rude e diretto, cercando di resistere alle ondate di nemici che arriveranno.

L’intelligenza artificiale è ben gestita, e anche se basilare offre sempre un buon grado di sfida durante gli scontri, grazie anche al ritmo frenetico. Il punto debole del titolo è rappresentato da una storyline accattivante e ben scritta, ma davvero corta. Completare il gioco richiederà meno di una decina di ore, 5 o 6 per i più smaliziati. Finita la trama, ciò che rimarrà saranno le sidequest e le missioni che potremo affrontare esplorando i livelli, tutto qui.

Nulla che vada ad impattare sulla qualità del gioco, ma una storyline più lunga avrebbe garantito una longevità decisamente superiore, soprattutto per quei giocatori che finita un’avventura, sentono che il gioco perde di mordente. Gli appassionati di roguelike invece, non si faranno tanti scrupoli e continueranno a divertirsi con le missioni proposte casualmente per un bel po’ di tempo. Senza contare la storyline, tra sidequest e abilità sbloccabili c’è davvero l’imbarazzo della scelta, e infatti è lo sviluppatore stesso a dichiarare come il gioco possa superare le 100 ore di longevità. Inoltre, è disponibile anche il multiplayer, sia in locale che online.

Giocare insieme ad un amico, oltre che divertente, aiuta anche nel gameplay. Infatti, il secondo giocatore sarà in grado di riportare in vita un compagno caduto, cosa che vi eviterà il game over. Oltre alla storia principale, un altro fattore da considerare è il sistema di salvataggio.

Essendo un roguelike piuttosto hardcore, il salvataggio di una partita avverrà solo alla fine del livello uscendo dal gioco. In caso di morte del personaggio, dovremo necessariamente rincominciare da capo. Ovviamente, abilità speciali e personaggi sbloccati in precedenza saranno sempre disponibili, ma perderemo monete e tutti gli oggetti guadagnati in precedenza.

GRAFICA E SONORO

Dopo averci deliziato con la pixel art di Grevyard Keeper, l’avventura di questo roguelike dal buon grado di sfida, poggia le sue basi sulla stessa tecnica. Ma in questo caso, la pixel art presente è decisamente più semplice, ma non meno accattivante.

Molti dettagli, sia per quel che riguarda gli ambienti che per gli effetti, e un level design procedurale che ad un occhio non attento ci sembrerebbe sviluppato in prima persona. Una grafica sicuramente meno profonda e sfaccettata rispetto al farming simulator made in Lazy Bear Games, ma che si sposa bene tanto nel contesto di gioco, quanto nelle meccaniche.
Splendidi gli effetti della distruzione degli edifici e delle pareti, che non sono solo un mero orpello grafico, ma hanno un serio impatto anche nell’economia di gioco.

La colonna sonora è composta da musiche scanzonate ma un po’ ripetitive che tentano con molto impegno di coinvolgerci. Il risultato anche in questo caso, è buono, e molto più vario rispetto ad altri prodotti.

COMMENTO FINALE

Streets of Rogue è un roguelike atipico, pieno di meccaniche interessanti e variazioni sul tema. La grande libertà concessa al giocatore maschera una storyline troppo corta, ed una ripetitività di fondo connessa intrinsecamente al genere a cui è ancorato.

Ci farà divertire, esultare, gridare quando ci mancava tanto così per vincere uno scontro che ci vede perdenti. Il sistema di salvataggio tipico del genere potrà non essere digerito da quei giocatori che si aspettano un’esperienza più leggera, ma il titolo non fa nulla per nasconderlo.

E pretende giocatori che vogliano divertirsi e riflettere sulle scelte senza alcuna paura, e accontenterà i fan del trial and error. Il permadeath è perennemente dietro l’angolo, compagno sicuro nelle prime ore di gameplay. Ma il risultato finale è davvero buono, considerando che lo sviluppo è affidato ad una sola persona. Se siete fan dei roguelike, fatelo vostro senza pensarci troppo. Se cercate un’esperienza più lineare dove la storyline è parte importante del gameplay, tenetelo comunque in considerazione, non ve ne pentirete.

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Rogue, il roguelike di Dmitry Krapivin arriva su ZX Spectrum

Un nuovo gioco per ZX Spectrum è disponibile in rete grazie al lavoro di Dmitry Krapivin. Il gioco si chiama Rogue. Il protagonista è un ladro. Il compito dei giocatori è semplice: attraversare livelli e combattere contro nemici mortali, scheletri ed altre creature.

IndieRetroGames ne parla qui. Il gameplay è elementare: combattere contro i nemici, raccogliere monete e cuoricini per ripristinare l’energia.

Ciò che rende questo gioco leggermente diverso rispetto ad altri titoli rogue, è il fatto che se non si hanno abbastanza monete per livello, si dovrà attraversare un altro labirinto per raccogliere una chiave e raggiungere l’uscita. A meno che non raccogliate 10 monete o più per saltarlo. Queste fasi, questi mini livelli tra gli stage principali, sembrano le meno riuscite.

Vediamo il video con gameplay di Rogue. Buona visione.

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Hand of Fate 2, Recensione Switch

Immaginate di stare davanti ad un misterioso individuo in grado di leggervi le carte e che il suo racconto influenzi il vostro destino come se fosse un dungeon master… chiudete gli occhi e riapriteli. Il mondo di Hand of Fate si materializza anche su Switch grazie al suo sequel.

Hand of Fate 2 era già arrivato su Steam il 7 novembre dello scorso anno raccogliendo buoni responsi della critica (tra cui il nostro) e un buon seguito dal pubblico.

Dal 17 luglio scorso, invece, gli utenti Switch possono acquistarlo in via digitale tramite il Nintendo E-Shop. Stiamo parlando di un videogioco di ruolo, roguelike con elementi da gioco da tavolo e deck-building, sviluppato da Defiant Development.

La versione Switch quindi si propone agli utenti della ibrida di Nintendo con tante caratteristiche peculiari. Ma andiamo con ordine e dritti al punto

DI TUTTO UN PO’

Il primo Hand of Fate risale al 17 febbraio 2015, è arrivato su sistemi Windows, Linux, PS4 e Xbox One ed intavolava (quasi letteralmente) un videogioco di ruolo che si svolgeva intorno ad un tavolo di legno, per l’appunto. Da lì prendeva forma la narrazione di un commerciante che, rivolgendosi al giocatore, intavolava una discussione a base di segreti, intrighi e avventure.

Quando la narrazione non riusciva a rendere l’idea, quando occorreva menar le mani perché la situazione si era fatta incandescente, al giocatore spettava il compito di superare delle fasi – brevi ma intense – di combattimento in terza persona dove schivare, bloccare e attaccare, uccidendo le minacce prima che queste uccidessero lui.

Le avventure si sviluppano lungo un cammino formato da un mazzo carte, come dei novelli tarocchi, dove sono raffigurati personaggi, oggetti, armi, luoghi e nemici da affrontare. Alla fine del sentiero formato dalle carte, immancabilmente, c’è un boss di fine livello. Questi deve essere eliminato per permettere alla storia di proseguire. Hand of Fate 2, in buona sostanza, fa le stesse cose del suo “papà” ma lo fa con un’attenzione ai particolari che ci sembra prodigiosa.

Il mazzo di carte, in gran parte, possiamo deciderlo noi ma è del tutto casuale l’ordine di ritrovo delle carte che decidiamo di portare con noi.

UNA VERA GIOIA DA SENTIRE E VEDERE

L’aspetto grafico di Hand of Fate 2 è quello che salta subito all’occhio. E’ talmente pieno di attenzione per i dettagli, animazioni certosine ed effetti di luce da rendere, il risultato finale, una vera gioia per gli occhi. Non ne risulta sminuita l’ambientazione medievale, gotica e oscura, piena com’è di magia, mistero e fascino, tutta condita da quella voce del commerciante che, da bravo “Dungeon Master” di cartacea memoria, aiuta ad immergersi nella narrazione. L’atmosfera è davvero notevole ed interessante e le avventure man mano che si va avanti sono molteplici. Questo favorisce molto la varietà ed aumenta il piacere a ri-giocare il titolo.

Effetti sonori e musiche sono ottimamente selezionate e orchestrate, restituiscono l’atmosfera giusta e sono avvalorate da un doppiaggio, tutto sommato, convincente.

Quello che lascia un po’ l’amaro in bocca è il dover ammettere che Hand of Fate 2, come il suo predecessore, sono ottimi giochi ma apprezzato da una stretta cerchia di appassionati, che non fuggono di fronte a lunghi dialoghi narrati (e tradotti anche in italiano, in maniera decisamente funzionale) e non si lamentano delle brevi ed intense sessioni di combattimento.

La versione Nintendo Switch si lascia apprezzare ancora di più data la sua natura di ibrida e, quindi, portatile, che non soffre il passaggio dal grande al piccolo schermo e si presta egregiamente per questo tipo di giochi ragionati, facilmente da interrompere e da riprendere appena possibile.

COMMENTO FINALE

Hand of Fate 2 è il seguito di un videogioco di ruolo con elementi da libro-game e giochi da tavolo ottimamente implementati. Le fasi narrative si alternano a quelle di combattimento e queste ultime sono in terza persona, con molta azione e ben orchestrate, breve ed intense.

Le fasi narrative fanno ampio uso di testi e voce narrante, scelte da compiere e conseguenze da accettare. Non manca nemmeno il bottino da raccogliere, da scegliere e da utilizzare nel migliore dei modi. Ci sono spade a una mano che permettono di difendersi con uno scudo, ci sono armi ad una mano che rendono più forti in offesa ma più deboli in difesa e così via. Buona la personalizzazione del personaggio e avvincente risulta la trama, canonica, classica, aderente agli stilemi della tradizione fantasy e, per questo, molto godibile.

La giocabilità è sorprendentemente abbordabile, di facile intuizione, chiarissima e mai banale. Le fasi action spingono a dare il meglio di sé tramite blocchi, contro-mosse, schivate, fendenti e affondi. Il tutto è accompagnato da una presentazione visiva che non ha nulla da invidiare a produzioni più blasonate: animazioni, suoni, colonna sonora compongono un quadro d’insieme davvero gradevole e discretamente longevo.

 

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