Ancestors: The Humankind Odyssey, Recensione

Che l’uomo discenda dalla scimmia, è ormai ampiamente comprovato. Ma che l’evoluzione sia stato un processo semplice, beh… no, non è così. Ed è proprio questa l’idea di base di Ancestors: The Humankind Odyssey: un lungo e periglioso viaggio attraverso il cammino tortuoso, aspro e ruvido che i nostri antenati, milioni di anni fa, hanno dovuto affrontare per riuscire a sopravvivere in un ambiente ostile e crudele.

Annunciato ufficialmente quattro anni fa da Patrice Desilets, il papà del primo Assassin’s Creed, il titolo firmato da o Private Division Panache Digital Games, è uscito lo scorso 27 agosto su Pc via Epic Games Store, PS4 ed Xbox One.

Noi vi parliamo della versione Pc. Buona visione.

MOLTO DI PIÙ DI UN ACTION IN TERZA PERSONA

L’ossatura ludica di Ancestors: The Humankind Odyssey potrebbe esser facilmente descritta come un action game in terza persona, con esplorazione possibile anche sull’asse Y (ma essendo creazione del papà di Assassin’s Creed, c’era da aspettarselo), sostanziosi elementi survival e una spruzzata di sandbox generico.

Il gioco, come detto, ci farà ripercorrere con le dovute “licenze poetiche” il difficile percorso evolutivo della specie umana, fatto di piccole scoperte ottenute in modo semplice ed empirico: il nostro alter-ego scimmiesco, infatti, inizierà a muovere i primi passi in un bioma forestale avendo una conoscenza dell’ambiente circostante quasi nulla.
Grazie alla possibilità di ricorrere all’utilizzo dei nostri sensi, come olfatto e udito, potremo avere una rapida idea dell’ambiente che ci circonda, con annessi punti di interesse da esplorare per poter, man mano, ottenere una conoscenza maggiore dell’ambiente che ci circonda. In linea di massima, il gioco si muoverà attraverso il nostro continuo ricorrere ai sensi alla ricerca di nuovi “oggetti” da scoprire, facendo ben attenzione ai tanti, pericolosi predatori che, almeno nelle battute iniziali, potremo solo evitare e non contrattaccare direttamente.



Naturalmente, il gioco sarà molto più di questo: ogni singola azione, dal tentativo di comunicazione all’assaporare piante e frutti, con il nostro fido cucciolo di scimmia sulle spalle, produrrà un guadagno di esperienza che, nel gioco, si chiamerà energia neuronale: questa energia, accedendo ad un comodo albero di abilità dall’estetica “encefalica”, ci consentirà di far progredire il nostro uomo-scimmia e, di conseguenza, anche il nostro clan.
In aggiunta, dovremo ovviamente mangiare, bere e ripararci dagli agenti atmosferici, al fine di tenere sotto controllo alcune statistiche vitali fra cui la fame, la sete, il freddo, il vigore ecc.

Ecco che, ad esempio, sbloccheremo la capacità di poter usare entrambe le mani per poter utilizzare oggetti, oppure un’abilità comunicativa superiore che ci consentirà di impartire comandi base ai nostri fratelli.
Man mano che compiremo conquiste fondamentali, potremo approfittare di un altro interessante meccanismo, quello del “leap evolutivo”: procedendo innanzi con le “scoperte”, potremo compiere un balzo in avanti nel tempo, cambiando luogo e era storica ma anche sbloccando nuovi ambienti esplorabili e abilità potenzialmente da sbloccare.

In questo senso, non c’è un percorso definitivo e bloccato, ma avremo ampie possibilità di manovra e di scelta, anche attraverso un sistema di crafting piuttosto basico, che ci donerà la possibilità di “alterare” degli oggetti (ad esempio, rompendo i rametti di uno dei pezzi di legno per tramutarlo in una lancia).

CI SONO ANCHE I COMBATTIMENTI MA NIENTE DI RAPIDO

Per chi cercasse qualcosa di rapido e sanguinario, beh… Ancestors: The Humankind Odyssey potrebbe non soddisfarlo appieno: il gioco lascia ampie possibilità di manovra, risultando a tratti un po’ disorientante, e il suo incedere è complicato ma molto lento. Un esempio chiaro, in questo senso, sarà proprio il combattimento: esso si svolgerà attraverso dei Quick Time Event in cui dovremo premere con il giusto tempismo un tasto o una combinazione di tasti, in modo da poter abbattere il pericolo.

Oltre alla modalità, non propriamente action, è bene sottolineare che la possibilità di contrattaccare, come già detto, non sarà sbloccata immediatamente e, in media, passeremo le prime 5/10 ore di gioco a schivare o evitare accuratamente i predatori per poter sopravvivere.


In questo senso, Ancestors: The Humankind Odyssey, è più un meta-gioco che un gioco canonico: ad esempio, chi cercherà una narrazione “standard” resterà deluso. La storyline del titolo è sostanzialmente il nostro sopravvivere, tramite piccole vittorie giornaliere, all’ostilità del tempo e dello spazio preistorici.

A questa vacuità di giocabilità progressiva visibile, va aggiunta la scelta degli sviluppatori di non rendere più facile la vita dei videogiocatori. Ancestors: The Humankind Odyssey ci fornirà ben pochi indizi ed un tutorial molto scarno, lasciandoci a noi stessi dopo pochissimi minuti dall’inizio del gioco. E anche quando saremo 20 o più ore innanzi, il titolo non ci tratterà meglio: è bene sottolineare che il titolo è anche un roguelike. La morte, nostra o dei nostri compagni, è definitiva e, nel caso sia il nostro alter-ego a spirare, il gioco ci darà il controllo di un altro membro del clan. È naturale che, quando anche l’ultimo membro muore, il clan svanisce e così anche la nostra campagna, che perirà con essi.

TECNICA DI TUTTO RISPETTO



Da un punto di vista meramente tecnico, Ancestors: The Humankind Odyssey può contare su di un comparto grafico di tutto rispetto e che offrirà scorci evocativi ed una rappresentazione degli ambienti preistorici piuttosto accurata.

Pur non potendo garantire un’estetica al pari di produzioni Tripla A in grado di poggiare su di un ampio e comodo budget, il gioco è graficamente valido e appagante. A livello di mera programmazione e pulizia, Ancestors: The Humankind Odyssey è sicuramente apprezzabile anche se non esente da difetti: il primo, l’intelligenza artificiale generica che non brillerà né per quanto concerne i nostri fratelli del clan, nè per quanto riguarda i vari predatori del gioco, i quali sembreranno esser lì “per attenderci” e non tanto in quanto “vivi in un ecosistema”.

A livello di performance, tranne qualche fisiologico calo di frame in presenza di parecchi modelli e texture, Ancestors: The Humankind Odyssey si comporterà piuttosto bene, offrendoci sessioni piuttosto fluide senza particolari intoppi degni di nota.

COMMENTO FINALE

Ancestors: The Humankind Odyssey è un esperimento coraggioso, che cerca di unire la profondità degli argomenti con un sistema di gioco semplice anche se con una curva d’apprendimento ripidissima all’inizio. Una certa ripetitività, unita ad un continuo senso di spaesamento dovuto all’assenza o quasi di concrete indicazioni su “cosa fare, dove andare”, lo rendono non digeribile da tutti i giocatori.

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Ancestors: The Humankind Odyssey fa il suo esordio

Ancestors: The Humankind Odyssey approda oggi sull’Epic Games Store per gli utenti Pc. Lo hanno annunciato Private Division e Panache Digital Games.

È il primo gioco di Panache Digital Games, studio indipendente fondato nel 2014 da Patrice Désilets, direttore creativo originale di Assassin’s Creed. Lo stesso autore annunciò il gioco nel 2015.

Il titolo arriverà su PS4 ed Xbox One a dicembre.

Gli appassionati sono chiamati a ripercorrere le prime fasi dell’evoluzione umana, milioni di anni fa, sfidando un mondo brutale per assicurare un futuro alla propria discendenza.

Guardiamo il trailer di lancio. Buona visione.

SINOSSI





Il gioco ha inizio dieci milioni di anni fa con un ominide, il nostro antenato più antico, che si muove tra gli alberi di una lussureggiante giungla piena di pericolosi predatori come pitoni giganti, tigri dai denti a sciabola e letali alligatori. I giocatori dovranno padroneggiare sia il proprio personaggio, sia l’ambiente incontaminato.

Attraverso l’analisi accurata dell’ambiente e le scoperte, i giocatori potranno ampliare le capacità del loro ominide e assicurare la sopravvivenza al clan. Ogni giocatore potrà scegliere come far evolvere la sua rete neurale sbloccando una serie di opzioni che migliorano diverse abilità. Queste scelte potranno dare al clan capacità motorie più complesse, rendere i loro sensi più fini, aumentare la loro intelligenza o potenziare la comunicazione all’interno della tribù.





A un certo punto gli appassionati saranno in grado di far evolvere il clan in una specie più avanzata, che rispecchierà le loro decisioni e le azioni eseguite nel gioco. Alla fine la storia deciderà se il clan del giocatore lascerà una traccia duratura o svanirà nelle nebbie del tempo, come l’ennesima specie in via di estinzione.

È un gioco di sopravvivenza in terza persona in cui i giocatori sono chiamati a formare un clan nello spietato ambiente dell’Africa selvaggia, in un periodo che va da dieci a due milioni di anni fa. Le dinamiche di gioco si basano su tre meccanismi principali: esplorazione, espansione, evoluzione. Assediati da pericoli dietro ogni angolo, i giocatori devono esplorare con cautela l’ambiente dell’Africa del Neogene, espandere lentamente il territorio del loro clan e scegliere come farlo evolvere da una generazione all’altra

LE REAZIONI





Patrice Désilets, cofondatore e direttore creativo della Panache Digital Games, ha sottolineato:

Sono molto fiero di quello che la mia squadra è riuscita a realizzare con Ancestors. Volevo creare un gioco sull’evoluzione che ci facesse ricordare che condividiamo ancora gli stessi istinti primitivi. Una volta definito il concetto, non mi usciva dalla mente l’idea di una strenua lotta per la sopravvivenza in un mondo enorme e pericoloso. Oggi è un gran giorno, perché finalmente possiamo condividere il gioco con tutto il mondo. Forse sarà un viaggio difficile, ma spero che riusciremo a sopravvivere come hanno fatto i nostri antenati.

Kari Toyama, produttore senior presso Private Division, ha detto:

È stato un privilegio collaborare con Panache Digital Games per realizzare Ancestors: The Humankind Odyssey. Patrice Désilets ha un approccio meticoloso alla progettazione: con un piccolo gruppo di sviluppatori dall’incredibile talento è riuscito a dar vita a un’esperienza davvero unica.

 

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