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Horizon: Zero Dawn, Recensione PlayStation 4
Durante la pubblicazione di Killzone 3 su PlayStation 3 e praticamente nello stesso periodo in cui si gettavano le basi di Killzone Shadowfall per PlayStation 4, Guerrilla Games iniziava a concepire quello che tutti conosciamo come Horizon: Zero Dawn.
Dopo più di un decennio a narrare e far giocare del conflitto tra i pianeti Vekta ed Helghan da una prospettiva in prima persona, ecco arrivare un gioco in terza persona, di libera esplorazione, con elementi survival e di videogiochi di ruolo ed in esclusiva per PlayStation 4 uscito lo scorso 1 marzo. Gioco che nelle prime due settimane ha saputo vendere 2,6 milioni di copie. Sarà in grado anche di convincerci?
RITORNO AL FUTURO PASSATO
Horizon: Zero Dawn è ambientato nel pianeta Terra in un imprecisato futuro in cui l’umanità è sull’orlo dell’estinzione. La colpa, manco a dirlo, è dell’umanità stessa che ha portato il pianeta al collasso, prima, e sotto il dominio di intelligenze artificiali, poi. Le “Macchine”, così vengono chiamate in Horizon, dominano incontrastate e hanno anche preso posto nella catena alimentare, integrandosi con la fauna del mondo.
Aloy è il nostro alter-ego, una ragazzina (all’inizio del gioco), una donna appartenente alla casta degli emarginati, persone che per qualche motivo non possono avere contatti con le tribù in cui vive quel che resta del genere umano. Cresciuta dal padre adottivo Rost, Aloy sviluppa buone capacità di sopravvivenza e adattamento, maestria nel tiro con l’arco e bravura nel procacciarsi risorse primarie che possa poi convertire in utensili ed equipaggiamenti. Proprio come accadeva migliaia di anni fa, tra i nostri preistorici avi, Aloy deve fare incetta di legna, pietra ed altri materiali per forgiare quel che le serve e per sperare di uscire vittoriosa – ma soprattutto viva – dagli scontri con giganteschi dinosauri meccanici.
QUANDO SOPRAVVIVERE DIVENTA DIVERTENTE
Aloy può raccogliere materie prime dai cadaveri delle macchine che riesce a distruggere, dagli alberi, dalle sponde di un fiume, insomma da tutto quello che le capita a portata di mano. Tramite queste materie prime è in grado di fabbricare munizioni, migliorare armi e realizzare oggetti ed equipaggiamenti utili alla sopravvivenza. Per esempio può creare delle trappole, preziose per danneggiare i nemici senza esporsi alla loro vista. Armi e trappole possono essere acquistate dai mercanti che costellano, in parte, la mappa che vasta e sempre ben realizzata in ogni parte. Oltre all’uso di armi e trappole, Aloy può nascondersi nel fogliame molto alto (caratteristica che ci ha ricordato molti giochi passati, tra cui Assassin’s Creed IV: Black Flag e Shadow of Mordor) e cogliere alla sprovvista macchine e malcapitati di vario genere. La protagonista di Horizon: Zero Dawn può anche “hackerare” le intelligenze artificiali di alcune creature per ridurle a sistemi di cieca obbedienza. Di conseguenza può convertire una di queste a cavalcatura per velocizzare il tempo di percorrenza di distanze che, ben presto, arrivano ad essere molto grandi.
Mutuando il sistema di avanzamento ed evoluzione delle capacità del personaggio da un illustre predecessore come Tomb Raider oppure Rise of the Tomb Raider, Guerrilla Games presenta uno schema a “tre alberi” di abilità, che rappresentano le tre “scuole” di sopravvivenza a disposizione di Aloy. Un albero è quello delle abilità di infiltrazione (stealth, in gergo), quello per le abilità di combattimento e quello che migliora le abilità di sopravvivenza, procacciamento e creazione da risorse primarie.
DA TUTTI UN PO’
Horizon: Zero Dawn, pur essendo un progetto cominciato nel 2011, sembra prendere in prestito numerosi aspetti di gameplay da altrettanti videogiochi di successo che lo hanno preceduto sul mercato. Quello che è apprezzabile è il risultato finale che non risulta affatto stucchevole o “plagio”, ma un’implementazione sensata e studiata di ogni meccanica, che fusa insieme alle altre contribuisce a dar forma ad uno dei migliori giochi di esplorazione e sopravvivenza che ci sia mai stata occasione di giocare.
Ricorda moltissimo il già citato Assassin’s Creed IV: Black Flag, per il modo di nascondersi nel fogliame, ma anche il ciclo giorno-notte e il meteo dinamico. Ricorda Tomb Raider di Crystal Dynamics l’accumulo di punti esperienza che permette l’accesso a punti esperienza da spendere negli alberi delle abilità opportunamente suddivisi per tipo. Dalla saga di Assassin’s Creed in generale, si eredita la scalata a punti alti (e semoventi) per gettare lo sguardo e quindi sbloccare porzioni di mappa aggiuntive. La presenza dei focolari per salvare i progressi riporta alla mente soprattutto Tomb Raider, ma anche Dark Souls. Infine ci sembra di giocare i migliori titoli BioWare (fin dai tempi di Knights of the Old Republic) quando si dialoga con i personaggi non giocanti, con scelte di dialogo e di comportamento che influiscono sulla personalità di Aloy e sull’esito di diversi scambi di battute.
Insomma, a copiare da un solo predecessore si sarebbe gridato al plagio, forse, ma Guerrilla Games non ha propriamente copiato dal momento che ha iniziato il progetto per questa nuova proprietà intellettuale in tempi non sospetti. Indubbiamente, con il tempo, hanno preso ispirazione a destra e a sinistra, traendo il meglio dell’industria e proponendolo a modo loro, in una maniera talmente ben implementata insieme ad altri elementi di gameplay, che il risultato finale risulta indiscutibilmente originale.
COMMENTO FINALE
Horizon: Zero Dawn è un videogioco d’azione e avventura in terza persona ambientato in un futuro remoto in cui le macchine hanno preso il sopravvento e rimpiazzato la fauna terrestre, mentre gli esseri umani sono caduti in un regresso tecnologico che li ha ridotti a sopravvivere come accadeva in ere geologiche passate.
Titolo esclusivo per PlayStation 4, sviluppato da Guerrilla Games, Horizon: Zero Dawn può essere considerato una summa videoludica degli sviluppatori olandesi. Il protagonista, nonché alter-ego del giocatore, è una donna che si chiama Aloy, che ha il suo bel da fare per sopravvivere e scoprire perché le macchine diventano sempre più aggressive nei confronti degli esseri umani.
Maestra nel tiro con l’arco e abile esploratrice brava a sopravvivere in contesti sfavorevoli, Aloy può fare affidamento su molteplici abilità da sbloccare (o migliorare) per affrontare sfide sempre più ardue. Mutuando un sistema tipico dei videogiochi di ruolo, che affida il progresso e l’evoluzione delle abilità all’accumulo di punti esperienza per superarne un dato limite, Horizon: Zero Dawn riesce nell’impresa di tenere l’interesse sempre alto, la varietà garantita – anche da ambientazioni non troppo uguali tra di loro – e sfide sempre all’altezza. L’assenza di caricamenti tra una zona e l’altra e i ritmi di gioco mai sotto il livello di guardia contribuiscono a rendere Horizon: Zero Dawn uno dei pochi titoli esclusivi degni di nota, longevi, gradevoli, tecnicamente impressionanti sotto tutti i punti di vista. Un nuovo standard di qualità per i titoli che seguiranno.
Pregi
Tecnicamente stupefacente in quasi ogni cosa. Gameplay fondato sui capisaldi dei free-roaming senza scadere nell’eccessiva difficoltà. Storia coinvolgente e ambientazione originale. Protagonista discretamente carismatica. Nessuna schermata di caricamento.
Difetti
Personaggi poco espressivi. Impianto di gioco mutuato dagli illustri predecessori che potrebbe odorare troppo di “già visto” e poco originale.
Voto
9
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