Caro Pes, mi mancherai, dubbi e speranze iniziali su eFootball – IlVideogioco.com

L’annuncio di eFootball è sicuramente una delle notizie più importanti della settimana andata agli archivi. Konami ha risposto alla presentazione di Fifa 22 (fatta l’11 luglio nel giorno della finale degli Europei che ha consacrato l’Italia per la seconda volta sul tetto del vecchio continente) dà l’addio a Pes per Read more…

Parole in libertà, ogni tanto

È una domenica particolare. Come tante altre, ma al tempo stesso particolare. Un ossimoro? Probabilmente ma spesso e volentieri gli ossimori hanno più coerenza di mille parole.

È un editoriale strano e complesso quello che sto scrivendo. Non sono abituato a scriverli anche perché, come sempre sostenuto, penso che siano cose per giornalisti seri, bravi, preparati e, soprattutto maturi. Non che io non lo sia (serio, per il preparato e bravo spero di arrivarci, per la maturità, almeno all’anagrafe dovrei già esserlo da un pezzo), ma spesso e volentieri dimentico di aver superato i 40 e che almeno nel settore dei videogiochi sono già fuori quota. E probabilmente qualche simpaticone mi considera già vecchio ma questa è un’altra storia.

La settimana che si sta concludendo mi ha ricordato come Pac-Man – e più tardi scriverò un pezzettino a tal proposito (uno mio, si intende) – ha compiuto 40 anni. E che è sicuramente una delle prime icone dei videogiochi. Un ambasciatore di questo settore che ancora oggi non è compreso da tutti pur essendo semplice. Forse al punto tale che da chi non vive questo mondo è valutato malissimo. Sottostimato quando non gli si riconoscono meriti, sovrastimato quanto gli si attribuiscono colpe non sue.

Pac-Man ha fatto senza dubbio il botto grazie alla sua immediatezza: un labirinto, quattro fantasmini che ci inseguono ed una creatura rotonda gialla che si ispira ad una pizza senza una fetta che mangia pillolette bianche e frutta. E così via per tanti livelli, fino al 256emo che è affetto da un bug così celebre che ha ispirato qualche anno fa la stessa Bandai Namco a realizzare un gioco dedicato.

La serie poi è cresciuta ma è inutile parlarne qui. Questo è un articolo per cazzeggiare, un editoriale in libertà. Canzoni un po’ stonate con parole un po’ sbagliate (cit.) anche per omaggiare un fatto che non c’entra niente con il nostro mondo dei videogiochi.

Una lezione di giornalismo, professione che ho sposato da 20 anni e con la quale chiuderò questo pezzo, arriva dal New York Times. Più che di giornalismo su come mi piace intendere questa professione che purtroppo viene sempre spesso martoriata ed umiliata in favore dei click.

Ordunque, il New York Times ha dedicato la sua prima pagina alle quasi 100.000 vittime causate dal maledetto Covid-19 negli Usa. Come? Semplice, nel modo più “signorile” possibile, scrivendo nome e cognome, età, stato di provenienza, di ogni sfortunato ed un pensiero per ricordarlo. Anche il titolo dice tutto: “U.S. Death near 100,000, an incalculable loss” (Vittime americane vicino a 100.000, una perdita incalcolabile). Un semplice gesto, una carezza, un omaggio a chi non c’è più infischiandosene il fatto che, appunto, siano quasi 100.000 nomi da ricordare. Una lezione perché la ritengo tale.

Mi ha fatto ricordare perché mi piace questa missione. Perché fare il giornalista, soprattutto in Italia dove si deve essere sempre maltrattati e paragonati a chi scambia fischi per fiaschi o a chi spaccia bufale, non è solo un lavoro (malpagato e non rispettato, quando va bene) ma è una vera e propria missione.

E già che ci siamo, ieri, 23 maggio, c’è stato il 28° anniversario della strage di Capaci dove persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie – magistrato – Francesca Morvillo e gli uomini della scorta Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani. Non vado oltre perché tutte le parole sarebbero inutili. Ieri, nonostante il periodo particolare dovuta a questa emergenza sanitaria, spontaneamente le persone si sono fermate davanti all’abitazione palermitana di Falcone, nella centralissima via Notarbartolo. Un simbolo forte, nonostante tutto fatto di sobrietà. E forse questa ritrovata e forzata sobrietà fa molto effetto, più di mille navi che approdano al porto di Palermo. Perché si, educare è fondamentale, ricordare pure, ma tutte le manifestazioni pubbliche a volte mi sembrano stucchevoli perché spesso e volentieri c’è troppa retorica. E spesso e volentieri ci ricordano come alcune cose proprio non cambiano anche nella nostra bella Sicilia… e la notizia sugli arresti domiciliari per il manager anti-covid della Sanità siciliana accusato di aver preso tangenti – proprio lui che avrebbe dovuto combatterle ed estirparle – lo conferma.

Ed oggi, sono 18 anni dalla mia iscrizione all’Albo. Tutto qui. Rispetto ad allora sono cambiate troppe cose. Ma l’amore per questa professione, anche se colpito più volte da delusioni lavorative, umane e soprattutto economiche, seppur sopito ogni tanto, è rimasto sostanzialmente identico. Ed ora? Niente, penso al prossimo articolo ed a voi auguro una buona lettura.

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The Witcher 3, traguardo di un’epopea lungi dallo scomparire

Cinque anni sono trascorsi dall’uscita di The Witcher 3: Wild Hunt. Una data, 19 maggio 2015, che nessuno avrebbe potuto definire con anticipo “periodizzante”, per usare un termine caro ai miei colleghi storici. Il terzo capitolo sviluppato e prodotto da CD Projekt Red ha infatti fissato un nuovo standard qualitativo nell’ambito dei giochi di ruolo open-world. Soprattutto per scrittura e atmosfera, che lo rendono ancora oggi un titolo imperdibile per gli amanti del genere.

Un titolo a cui noi stessi non ci siamo potuti esimere dal conferire 10 a dispetto dei difetti presenti, per quanto rarefatti, all’interno di un’esperienza davvero in grado di segnare il giocatore.

Quante polemiche e quanti tafferugli ruotano ancora attorno alla questione dei voti e sulla presunta ricerca di un criterio di oggettività nella valutazione. Esiste forse il videogioco perfetto? No, se non negli occhi di chi guarda – e lo gioca -. La perfezione non esiste, al pari dell’oggettività. Ciò non toglie che sia comunque possibile avvicinarvisi, accettando come, a eccezione di grosse imperfezioni a livello tecnico, una qualunque opera (videoludica e non) si presti irrimediabilmente a essere giudicata da parte di un essere umano. Con il suo bagaglio di esperienze e competenze, con le sue fragilità e i suoi punti di forza.

The Witcher 3: Wild Hunt

Nel mio caso l’onore e l’onere di vivere l’esperienza di The Witcher 3 è sopraggiunta a 2018 inoltrato. Quando ormai il titolo era già disponibile nella sua versione GOTY, con i due acclamati dlc Hearts of Stone e Blood & Wine compresi nel pacchetto. Ma anche quando ebbi modo di mettere le mani su un Pc capace di riprodurre con dignità il capolavoro di CD Projekt Red. Chi gioca su computer conosce bene il sottile limbo tra la necessità di prestazioni e una resa grafica quanto migliore possibile. Ma non per un mero esercizio di potenza hardware nei confronti di possessori di console, bensì per una valida fruizione dell’opera videoludica in sé. Molti attuali aficionados hanno iniziato a coltivare l’amore per il franchise proprio grazie a The Witcher 3, e personalmente non sono stato da meno. 313 ore giocate e tre partite portate a termine – una delle quali a difficoltà Marcia della Morte, per il platino – complete di missione secondarie e dlc.

Una sola volta non era e non poteva essere abbastanza. Così come l’ascolto, protratto fino alla nausea – mai sopraggiunta – di una delle “hit” del titolo, The Wolven Storm. Una canzone che si ha modo di ascoltare direttamente durante l’avventura del protagonista Geralt di Rivia, e che tratta il suo tormentato amore – così come la sua storia – per la maga Yennefer di Vergenberg.

La ricerca di Ciri, filo conduttore della trama del terzo capitolo, ma anche tanto altro riguardante l’universo dello strigo. Un’avventura che ho voluto vivere appunto tre volte, con tre localizzazioni diverse. La prima con il doppiaggio inglese tradizionale con annessi sottotitoli in italiano. La seconda in polacco, per onorare le origini dello studio sviluppatore, ma anche e soprattutto dello scrittore, Andrzej Sapkowski, senza il quale oggi non saremmo qui a parlare di tutto questo. E la terza in giapponese, per accontentare la mia anima otaku, ma che indipendentemente da ciò non ha potuto resistere dall’elogiare l’ottimo lavoro svolto da CD Projekt Red anche nella localizzazione in tale lingua.

Cinque candeline spente da parte di The Witcher 3. Cinque anni. Come quelli che separano la nascita ufficiale dello strigo con il racconto Wiedźmin – con cui Sapkowski partecipò nel 1985 a un concorso letterario indetto da una rivista polacca – dalla pubblicazione ufficiale dell’omonima antologia, avvenuta nel 1990. Cinque anni in cui racconto dopo racconto, tra le pagine di quelle rivista, il papà di Geralt riuscì a porre le basi di un universo che ancora oggi ci emoziona, e che ci ha insegnato a riporre fiducia nel lavoro di CD Projekt Red. Ora impegnata con Cyberpunk 2077 – atteso per settembre -, ma con speranze miste a rumor che parlano di un nuovo capitolo della saga in sviluppo con protagonista Ciri, la “bambina sorpresa” di Geralt.

Sulla veridicità o meno di ciò, ai posteri l’ardua sentenza. A The Witcher 3 invece, buon compleanno e cento di questi giorni. Alla prossima run.

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Buon 2020 da IlVideogioco.com

Anche quest’anno è volato via. Il 2019 sta facendo posto al 2020. Un nuovo decennio sta iniziando e per noi de IlVideogioco.com sarà il decimo anno di attività.

Sembra ieri ma come ieri dobbiamo crescere. Le basi si stanno sempre più rafforzando ma nel 2020 vogliamo veramente offrire un prodotto migliore. Già da qualche giorno abbiamo cambiato mentalità, scrivendo (apparentemente) di meno ma al tempo stesso rimanendo focalizzati sui nostri obiettivi: fornirvi sempre un’informazione di prima qualità in tempi decenti. E darvi sempre di più offrendo la nostra passione, esperienza e competenza puntando su un maggior numero di recensioni ed approfondimenti. Quest’anno siamo arrivati a quasi 200 recensioni, nei prossimi 365 giorni, anzi, 366 visto che sarà un anno bisestile, punteremo a fare meglio. E puntiamo anche ad avere un rapporto più stretto con voi lettori. Scriveteci, fateci sapere la vostra.

Adesso, infatti, c’è il concetto di squadra. Cari amici amici da tutta Italia (potenza del web) si sono uniti al progetto e da qualche mese stanno facendo un bel lavoro. Certo, stiamo andando con cautela, ma le belle cose hanno bisogno di tempo e pazienza per crescere. I fiori poi sbocceranno. Stiamo facendo il possibile per darvi sempre di più provando ad essere un’alternativa a realtà ben più consolidate e blasonate. 

Noi ci riteniamo piuttosto piccoli ed anche i numeri, per quanto lusinghieri, lo confermano ma ciò non è necessariamente un male. Il 2019 ci ha confermato una base di lettori soddisfacente ed abbiamo le potenzialità per aumentarla. Inoltre ci ha fatto capire che possiamo fare a meno di certe zavorre inutili che avrebbero rischiato di farci andare in malora gli sforzi. Gente che si fascia gli occhi e fa finta che un blog amatoriale faccia lo stesso nostro lavoro meglio solo perché più visitato è meglio perderla che trovarla. Così come aziende che fanno questo discriminando chi lavora per certi fenomeni da baraccone che fanno solo copia-incolla. Certo, comandano i numeri ma non permettiamo – e lo suggeriamo anche a chi si trova nella stessa nostra situazione – a nessuno di umiliare il nostro lavoro.

Fatto questo piccolo sfogo che, ci si consenta, andava fatto da tempo, è giunto il momento di fare a tutti voi gli auguri di un felice 2020 ricco di soddisfazioni in ogni campo. Al di là di quello videoludico che è sempre il nostro campo.

Che sia un 2020 in grado di offrire tante opportunità, allontanare le paure e concretizzare le speranze.

Sarà un 2020 importante nel nostro settore con l’arrivo della nuova generazione di console, la Xbox Series X e la PlayStation 5, ma non è detto che ci siano ulteriori sorprese ed annunci. Il CES è dietro l’angolo…

Sarà l’anno come sempre di PES, di Fifa, di F1 2020, ma anche l’anno di The Last of Us 2 che dovrebbe essere il canto del cigno della PS4, nonché di Final Fantasy VII Remake. Di tanti indie e di mille sorprese, si spera anche italiane (Alaloth, Remothered Broken Porcelain e Baldo?).

Detto questo è giunto il momento di mandarvi caro saluto da me, Edoardo Ullo, e dalla redazione de IlVideogioco.com ed auguri di buon anno.

Gli aggiornamenti al sito riprenderanno il più presto possibile e compatibilmente con la “notiziabilità” di quello che riceviamo.

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IlVideogioco.com e la fatica di essere piccoli

Il 2019 sta finendo. Probabilmente è un anno da record per noi. I numeri li saprò tra qualche giorno ma l’andamento sul numero di recensioni è già certo: stiamo sfiorando quota 200 e per noi è qualcosa di eccezionale. IlVideogioco.com vede il 2020 come un anno simbolicamente importante: a settembre saranno dieci anni da quando ho fondato quello che era partito come un blog e che è poi cresciuto nel tempo e poi diventato, da semplice passatempo – durato qualche mese – a vero e proprio lavoro o vetrina vista poi la sfortunata storia lavorativa personale.

La cosa buona è che il sito nel bene o nel male funziona ed ho anche trovato aiuto in alcuni amici (in primis) e collaboratori (in seconda battuta) che mi supportano col loro aiuto in recensioni, speciali, news. Ovviamente nel loro tempo libero. È giusto che voi sappiate che la nostra è una realtà piccola. Molto piccola. Forse lo si era già capito ma è giusto ribadirlo in questo mio editoriale. Non possiamo certo paragonarci ai grandi del settore che hanno già festeggiato addirittura i 20 anni o quelli con molti mezzi e gente oggettivamente esperta che hanno bruciato rispetto a noi tappe in tempi molto più veloci e si proiettano nel gotha dell’informazione videoludica italiana.

La fatica di essere piccoli c’è e si sente perché il cuore di tutto sono ovviamente soltanto io. Nel corso degli ultimi anni me ne sono successe troppe e sarebbe poco elegante parlarne perché non ci sono scuse. Ma la verità è che con tanti problemi e poche soddisfazioni – soprattutto remunerative – è difficile andare avanti. Inoltre, il comportamento di certi publisher e PR che preferiscono altre realtà (legittimamente, ci mancherebbe) e non permettono di farmi e farci lavorare fino in fondo ha fatto si che pensassi seriamente a chiudere baracca nonostante il mio investimento in server, parte tecnica e… tempo spesi nel corso soprattutto degli ultimi 3 anni. Dove i soldi, sono pochi o quasi nulli, bene ribadirlo.

Mi spiace non poter garantire news 24 ore su 24 come mi ero proposto e proposto nei primi anni di vita de IlVideogioco.com. Mi spiace anche non poter garantire una velocità nelle recensioni o un buon numero di anteprime. Ma il team è molto piccolo e solo io sono giornalista per professione. Chi faceva i miracoli ha fatto una brutta fine ed io non ho, ovviamente, quelle capacità.

Mi auguro che il 2020 possa essere migliore ma faremo un cambio di rotta nel tentativo di prendere il toro per le corna. Un cambio necessario per sopravvivere. Daremo ancora più spazio agli indie. Non che prima non lo facessimo ma andremo ancora più a fondo continuando, comunque, a dare agli indie la stessa dignità dei tripla A.

Punteremo anche sui video gameplay anche non commentati e/o commentati. A qualche diretta streaming per parlare del più e del meno e metterci le nostre facce. Belle o brutte che siano.

Siamo piccoli ed i numeri non ci aiutano (nonostante si possa parlare di record), inoltre, il tempo della nostra giornata che possiamo dedicare al sito non è tantissimo ma non per questo la qualità ci difetta. E lo dico consapevole di non scrivere eresie. Al netto degli errori che sono umani e che tutti commettiamo. Sono convinto della bontà del nostro lavoro e preferiamo scrivere poco piuttosto che boiate immonde solo per il seo o per far parlare di noi.

Non leggerete mai articoli su questo o quello Youtuber o Streamer, ad esempio. Ma solo notizie concrete. Proveremo a puntare anche sul retrogaming potenziando l’offerta.

Ovviamente non mancherà la voglia di coprire le notizie più importanti ma non tratteremo più alcune software house. Sono convinto sia più coerente così piuttosto che farsi prendere in giro sulla possibilità di ricevere questo o quel codice. Non chiedo l’elemosina e quando mi si prende in giro reagisco di conseguenza. Senza clamore e senza proclami abbiamo chiuso le porte a chi ci prende in giro e ci utilizza meramente per la sua pubblicità.
Gratuita tra l’altro visto che non si degnano di contattarci per altro ma solo per i loro comunicati stampa. Nessun problema: ed è anche colpa nostra per i nostri numeri non all’altezza delle più grandi realtà italiane. Bisogna rendersi conto che la corsa alla news non serve a nulla: o si scrive un’ora prima – e non è detto che funzioni grazie al SEO – o pazienza, la si scrive per dovere di cronaca in voi lettori che quotidianamente ci seguite.

Soprattutto se si tratta di notizie su giochi tripla A. Non è una resa, ma bisogna cambiare pelle e comunque mantenere una dignità evitando di parlare di chi non ci calcola o di chi si sente più furbo degli altri credendo che soltanto i numeri siano importanti. IlVideogioco.com vuole cambiare andazzo.

Lo sono, è chiaro: non vivo a Disneyland, e sono anche essenziali questi numeri. Ma non sono tutto e soprattutto non possono essere una scusa per farsi prendere in giro da chi probabilmente non sa neppure la differenza tra un blog ed una testata giornalistica. Possibile mai che in Italia questo non conti un accidente?

Me ne farò una ragione. Spero continuate a seguirmi ed a seguirci più numerosi anche se ci saranno giornate – come quella di ieri ad esempio – in cui si è scritto pochissimo.

Ma come già detto sono due i motivi fondamentali: uno è l’impossibilità di seguire tutto da soli o quasi con le 24 ore della giornata che impongono anche altre soluzioni che lo stare dietro alle mail o ad andare a seguire il trend di notizie. Lo si può fare per 4-5 ore poi amen.

Due: non ci si può attaccare a scrivere anche fesserie. Non avete idea delle porcate di pubblicità spacciate per comunicati stampa e viceversa. Tutto quello che arriva non è notiziabile. Solo perché l’ha scritto il publisher X non è detto che sia importante. E meglio non scrivere nulla che sul nulla.

La differenza sta anche in questo. Noi de IlVideogioco.com non vogliamo fare l’errore di scrivere aria fritta anche perché le forze in campo sono veramente poche e devono essere distribuite al meglio. Chi legge IlVideogioco.com deve avere la sicurezza che ciò che legge sia certo e sicuro o – anche in caso di qualche rumor che fa parte del giornalismo – che queste voci di corridoio siano per lo meno fondate o con un senso logico.

E nonostante tutto voglio essere ottimista. Ma questo è uno sfogo che serve anche da sprono a me, ai collaboratori ed agli amici che ci leggono. Non siamo una corazzata, siamo piccolissimi ma non per questo IlVideogioco.com deve essere confuso con chi non fa informazione o cerca solo il codice a scrocco. Sarebbe un errore imperdonabile.

 

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Amiamo il retro perché è storia e cultura

Carissimi lettori, buongiorno. Chi ci segue si sarà accorto che da qualche mese abbiamo iniziato una bellissima collaborazione con Adriano Avecone, uno dei massimi esperti di retrogaming. Il nostro amico ci onora mensilmente (in verità pressiamo da sempre per averne almeno uno ogni quindici giorni), della sua presenza sulle nostre pagine de IlVideogioco.com.

Lo fa con articoli che riassumono le atmosfere degli anni ’80 ed in generale di molti anni fa. È una cosa che a noi piace perché oltre a ricordare vere e proprie perle videoludiche, che spesso e volentieri hanno poi dato il là ad un’evoluzione che ci ha portato ai giorni nostri, ci fa rivivere uno spaccato di anni felici. Almeno per noi. Chi vi scrive, essendo un uomo nato nel ’77, legge con affetto questo o a quell’aneddoto. Ci si ricorda anche del costume dell’epoca e si parla – tra le righe – di quanto fosse bello o difficile quel particolare o di come tecnicamente il gioco si comportasse.

È un po’ come tornare indietro nel tempo. E per di più si fa cultura perché per chi ama i videogiochi è sempre interessante leggere di titoli che ai più oggi non dicono nulla ma che all’epoca hanno scritto la storia. Da pixel animati quasi a mano, a giochi con motori grafici da far paura grazie anche ad hardware sempre più performanti. Ma è la naturale evoluzione che in 40 anni ha fatto passi da gigante. 

La rubrica sta avendo successo sia per visualizzazioni (che per una realtà indipendente come la nostra sono dettagli da non sottovalutare) sia per l’eccelsa qualità di quanto proposto dal nostro amico Adriano Avecone.

Siamo contenti di proporre queste analisi perché ci permettono anche di staccare dalla cronaca quotidiana che ha i suoi ritmi e di offrire ai lettori articoli diversi da leggere. E vi potreste stupire del fatto che esistono anche news di cronaca retro visto che la platea di appassionati videogiocatori è supportata da sviluppatori che ancora oggi producono giochi su vecchie macchine quali C64, Amiga, Amstrad, Spectrum e così via.
Del resto fare cultura fa anche parte del nostro mestiere senza se e senza ma. Articoli che speriamo siano in grado di suscitare domande non troppo retoriche sull’utilità perché per ogni dubbio si può leggere questo editoriale.

Detto questo, vi auguriamo buona lettura.

 

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I migliori 10 giochi del 2018 secondo Massimo Reina

Ritengo personalmente l’anno appena terminato come uno dei migliori in assoluto in termini di rilasci sul mercato di giochi di una certa qualità. Ovviamente parlo a titolo personale, in base a quelli che sono i miei gusti. In tal senso ne ho selezionato dieci che più di ogni altro mi hanno colpito e conquistato per un motivo o per l’altro, spingendomi a giocarli più o meno a fondo al di là di motivi di lavoro.

La mia è stata una scelta fatta senza la volontà di creare una lista definitiva, completa o che metta d’accordo tutti, ma come scritto prima basata su ciò che mi piace ed è piaciuto, e ogni titolo è rappresentato senza un’ordine di preferenza preciso e con accanto il nome delle piattaforme dove il videogioco ha visto la luce. Iniziamo.

Vampyr (PlayStation 4)

Uno dei miei due giochi preferiti in assoluto dell’anno appena passato è Vampyr di Dontnod Entertainment. Questo action con elementi GDR forse è poco originale a livello di gameplay, non ha una grafica all’avanguardia né fa gridare al miracolo tecnicamente, ma dal punto di vista dell’atmosfera, delle ambientazioni e della trama ha davvero tanto da offrire e poco da invidiare ad altre produzioni più famose.

God of War (PlayStation 4)

Nonostante il passaggio alla mitologia norrena e i cambiamenti strutturali alla giocabilità, correlati alla nuova struttura open world, God of War ha mantenuto tutto il fascino dei precedenti capitoli rivelandosi a mio parere divertente da vedere e da giocare. Caratterizzato da un sistema di combattimento più rifinito e “pesante”, ma sempre spettacolare, da un livello di sfida adeguato e da una bella storia, ha finito per tenermi incollato davanti alla TV per intere giornate conquistandomi appieno.

Dragon Quest XI (PlayStation 4)

Indubbiamente uno dei migliori RPG degli ultimi anni, Dragon Quest XI mi è piaciuto particolarmente perché mi ha fatto rivivere quel feeling, quell’atmosfera e quella giocabilità, seppur semplificata in alcuni punti, dei classici del passato. Leggero, ma al contempo anche divertente, longevo e profondo più di quanto possa sembrare di primo acchito, Dragon Quest XI è un GDR alla giapponese vecchia maniera che sembra essere stato pensato appositamente per gli appassionati di genere. In un momento storico nel quale assistiamo spesso a continui stravolgimenti tecnici in molte saghe storiche, fa piacere ritrovare un titolo completo sotto tutti i punti di vista, capace di emozionare e far divertire chiunque ami sul serio i giochi di ruolo.

FIFA 19 (PlayStation 4, Xbox One e Microsoft Windows)

Il calcio giocato sul divano di casa. Licenza ufficiale per la Champions League a parte, infatti, a mio parere FIFA 19 migliora un po’ tutto rispetto allo scorso anno e si rivela estremamente divertente da giocare da soli e in compagnia di amici, magari come piace  a me, coi settaggi in parte manuali e in parte semi assistiti, la velocità di gioco ridotta e qualche piccolo intervento sugli elidersi relativi ad alcuni aspetti del gameplay (dipende dai gusti).

Celeste (PlayStation 4, Xbox One, Nintendo Switch e Microsoft Windows)

Un videogioco a piattaforme, indie,ispirato ai giochi a piattaforme di un tempo, quelli  impegnativi dell’era del Super Nintendo. Celeste è tutto questo e molto di più: sviluppato da Matt Thorson e Noel Berry, vanta anche una trama davvero carina e soprattutto una giocabilità fuori parametro, secondo me, dove sono richiesti abilità, riflessi veloci e precisi per superare i vari ostacoli che si frappongono tra la protagonista e i vari scenari che compongono le aree e i livelli.

Red Dead Redemption 2 (PlayStation 4 e Xbox One)

Sarà il fascino del selvaggio west, sarà che amo spaziare in mondi vasti e vivi, pieni zeppi di cose da fare, ma Red Dead Redemption 2 è il mio titolo preferito dell’anno al pari di Vampyr. Perché se il merito di tale successo è da ascrivere a diversi fattori, compresi la giocabilità, il protagonista principale e la storia, di certo un ruolo primario lo si deve attribuire anche allo  scenario in cui tutto è ambientato. Una rappresentazione del vecchio west americano e del suo “mondo” imperfetto, affascinante ma spietato allo stesso tempo, capace di offrire un’esperienza emozionante già a partire dai paesaggi incontaminati, fino ad arrivare ai personaggi, alcuni dei quali particolarmente carismatici.

Assassin’s Creed: Odyssey (PlayStation 4, Xbox One e Microsoft Windows)

Altra epoca storica che amo particolarmente è quella dell’Antica Grecia. Se poi questo scenario viene utilizzato in una delle mie serie preferite, allora il “gioco” è fatto. La Grecia del 431 A.C., coi suoi templi, i suoi miti, le sue enormi statue dedicate agli dei dell’Olimpo, le sue polis e la sua cultura è davvero riprodotta fedelmente in tutto il suo splendore, e personalmente ho trovato estremamente affascinante cavalcare sulle sue strade o solcare i suoi fiumi e mari per esplorarla a fondo. Assassin’s Creed: Odyssey è il nuovo capitolo della popolare serie di Ubisoft, che torna quindi al rilascio a cadenza annuale dopo la parentesi di Assassin’s Creed: Origins, da cui riprende gran parte delle meccaniche rifinendole e migliorandole.

Detroit: Become Human (PlayStation 4)

Al di là all’attinenza o meno con fatti attuali e alle connotazioni politiche che qualcuno ha voluto attribuire a trama e personaggi, Detroit: Become Human resta un titolo assolutamente coinvolgente dal punto di vista narrativo e capace di far riflettere ed emozionare come pochi. Di autori che hanno trattato l’argomento di creature capaci di essere soggetti autonomi di decisioni e obiettivi ce ne sono stati infatti tanti, da Mary Shelley col suo Frankenstein, ai robot di Karel Capek,  Philip K. Dick e di Isaac Asimov. Ma Quantic Dream è riuscita ugualmente a dire la sua, ovviamente in un “racconto” digitale bello e coinvolgente.

Forza Horizon 4 (Xbox One e Microsoft Windows)

“Miglior gioco sportivo/racing” agli ultimi Game Award e una media voti spaventosa che arriva quasi a cento sui principali aggregatori internazionali di recensioni: basterebbe solo questo per descrivere in  un attimo la bontà di un gioco ricco di qualità come Forza Horizon 4. Gli sviluppatori, Turn 10 Studios e Playground Games hanno davvero compiuto un’impresa secondo me, cioè quella di riuscire a “prendere e a mettere dentro una console” la vera essenza del divertimento della guida. Un capolavoro.

State of Decay 2 (Xbox One e Microsoft Windows)

Sono un fan degli zombi e dei giochi di sopravvivenza, ragion per cui avevo amato già il primo. Ma è con State of Decay 2 che mi sono davvero divertito con queste mie due passioni: è il classico “more of the same”, ma arricchito nei suoi punti di forza e migliorato in quelli deboli che avevamo visto nel predecessore, che regalano al titolo una maggiore profondità e un maggior livello di immersività nell’universo post-apocalittico di Undead Labs.

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