Detroit: Become Human, ecco i requisiti della versione Pc su Epic Games Store

Quantic Dream ha ufficializzato i requisiti di sistema per la versione Pc di Detroit: Become Human che arriverà – assieme ad altri titoli della software francese come Heavy Rain e Beyond: Two Souls – sull’Epic Games Store.

Una unione resa possibile dal distacco da Sony ufficializzato verso fine gennaio che non ha più la esclusività sulle opere dello studio diretto da David Cage.

Detroit: Become Human, già uscito su PS4, quindi arriverà, in data da definire, su Windows ed in esclusiva sull’Epic Games Store. Ecco allora le richieste hardware che troverete, ovviamente, anche sulla pagina della piattaforma per Pc.

REQUISITI MINIMI

  • Sistema operativo: Windows 7-64 bit
  • Processore: i5-2400  3.4GHz o equivalente
  • Memoria: 4 GB RAM
  • Scheda grafica: nVidia GTX 660 o equivalente
  • VRAM: 2GB
  • API: Vulkan.

REQUISITI RACCOMANDATI

  • Sistema operativo: Windows 10-64 bit
  • Processore: I7-2700K o equivalente
  • Memoria: 12  GB RAM
  • Scheda grafica: nVidia GTX 1080 o equivalente
  • VRAM: 8GB
  • API: Vulkan.

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Detroit: Become Human è vicino ai tre milioni di copie vendute

Nel corso di un’intervista a VentureBeat (che trattava la svolta di Quantic Dream dopo il non rinnovo dell’esclusiva con Sony), David Cage ha svelato che Detroit: Become Human è vicino a raggiungere i tre milioni di copie vendute.

Cage ha detto:

La cosa più importante è stata l’accoglienza del gioco da parte degli appassionati. È il più grande successo commerciale per noi. Ad otto mesi dall’uscita ci stiamo avvicinando ai tre milioni di unità vendute in tutto il mondo come esclusiva PS4. Notevoli i risultati in Giappone ed in Asia.

Insomma, un ottimo risultato per il titolo che, a quanto appreso, sarà l’ultima esclusiva PS4. Qui la nostra recensione realizzata da Massimo Reina.

 

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I migliori Action/Adventure del 2018

Continuano i nostri speciali sui Goty dell’anno appena trascorso. Questa volta parleremo dei migliori action/adventure del 2018.
La qualità è stata stratosferica con tantissimi giochi meritevoli di entrare in nomination. Molto probabile che diversi titoli ce li ritroveremo anche nella graduatoria finale per il Goty complessivo.

Nel frattempo, godetevi questa splendida cinquina. Prima di dimenticarlo: vi sorprenderà la mancanza di un titolo decisamente importante, ambientato nell’antica Grecia con sfumature gdr e che potenzialmente è entusiasmante. Non lo abbiamo potuto recensire e quindi – pur riconoscendone la bellezza – non ci sentiamo di inserirlo in questa cinquina. Lo troverete nell’editoriale realizzato dal nostro amico Massimo Reina sui suoi migliori 10 giochi del 2018. Basta ed avanza a nostro avviso. Ci spiace per questo “inconveniente” ma il publisher in questione non ha ci ha fatto pervenire la copia e neppure il codice. Ancora aspettiamo in stile Godot.

Vi lasciamo allo speciale. Buona lettura.

5) DETROIT: BECOME HUMAN

Quantic Dream ha sempre realizzato titoli destinati a far discutere. Da Heavy Rain a Beyond: Two Souls che hanno spaccato pubblico e critica. Non ha fatto accezione il più recente Detroit: Become Human. Anche questa esclusiva PS4, infatti, uscita a maggio, ha fatto parlare di sé.

Da un lato si è acclamato il lato tecnico con un aspetto grafico e sonoro a livello altissimo e dai toni cinematografici. Stesso dicasi per la trama in grado di appassionare grazie alla sua profondità ed alle sue innumerevoli sfumature.

Lo si è premiato soprattutto per questo. Massimo Reina ha scritto nella sua recensione per noi:

La difficile convivenza tra macchina e uomo, lo sviluppo di una coscienza artificiale, la “diversità” e le differenze sociali sono i punti cardine della storia raccontata nel nuovo progetto di Quantic Dream in un prodotto che strizza l’occhio a Asimov, Clarke e Dick, ma che al contempo presenta qualche spunto originale tale da non farlo scadere nel “già visto”.

In molti, però, additano il gioco per i troppi QTE (Quick Time Event) che infarciscono il gameplay. Ma è nello stile di Quantic. Prendere o lasciare. E noi abbiamo, comunque, apprezzato.

4) SHADOW OF THE TOMB RAIDER

L’anno passato agli archivi è stato importante anche per il ritorno di una serie storica: Tomb Raider. Il nuovo capitolo della saga, Shadow of the Tomb Raider ha chiuso, infatti, la nuova trilogia di Lara Croft (composta da Tomb Raider,, uscito nel 2013 e da Rise of the Tomb Raider, pubblicato nel 2016) consegnandoci un personaggio – già iconico – ancora più maturo.

Il titolo ha tutto quello che serve per entusiasmare i fan della serie e non solo. Ha un’ottima grafica, una buona giocabilità generale ed un’ambientazione affascinante. L’unica pecca è, probabilmente, la longevità visto che la modalità Storia può essere conclusa anche in meno di quindici ore.

Tuttavia stiamo parlando di un ottimo titolo, molto appetibile sotto tutti i punti di vista e che si sta arricchendo anche con i vari dlc. Ah, inoltre è anche divertente, quindi, fa appieno il suo dovere. Niente male per il gioco di una serie che va per i 22 anni.

3) SPIDER-MAN

Era uno dei giochi più attesi del 2018. E Spider-Man, esclusiva PS4, non ha mancato l’appuntamento. Anzi, ha fatto centro sotto tutti i punti di vista. Anche commerciale viste le numerose prime posizioni anche in Italia.

Il lavoro di Insomniac Games è ammirevole per qualità e quantità. Certo, alla lunga, magari, potrebbe il gameplay essere ripetitivo ma complessivamente, stiamo parlando di un capolavoro che ha mantenuto sostanzialmente le attese.

È un’avventura story-driven ma a mondo apertoche strizza l’occhio a Batman Arkham di Rocksteady Studios.

Il gameplay si sviluppa anche in verticale ed è vincente grazie a tantissime cose da fare. Non ci si annoia (quasi) mai in questa New York riprodotta. Il punto debole è l’intelligenza artificiale di alcuni nemici che non è propriamente il massimo. Ed a questo si aggiunge anche una scarsa originalità. Rimane un titolo ben realizzato e parecchio divertente nonché molto bello da vedere e da interpretare grazie ad una storia raccontata molto bene ed a un personaggio fantastico ed affascinante. Sicuramente uno dei giochi più importanti del 2018.

2) GOD OF WAR

Il ritorno di Kratos era molto atteso e non solo dagli utenti PS4 che in effetti sono stati i soli a poter godere del gioco, esclusiva Sony. Il nuovo God of War è la maturazione, in tutti i sensi, della serie con un nuovo capitolo ricco di novità. In primis l’invecchiamento (o stagionatura) di uno dei personaggi più amati dell’Olimpo videoludico: Kratos, già Dio della Guerra. Bene, il nostro ora è diventato padre e crescere da soli un figlio non è per niente facile.

Oltre a questo, il setting è spostato dall’antica Grecia al freddo del Nord Europa. “Vittime” dell’ira funesta dell’iconico personaggio sono le divinità norrene.

C’è anche qualche sfumatura gdr che esalta non poco e che rende un po’ più profondo il gameplay che, ovviamente, è incentrato sull’azione ma lo è anche una trama di livello superiore.

Le parole in sede di commento del nostro Antonio Patti che ha recensito il titolo chiudono questo nostro intervento sul gioco:

“God of War non inventa o rinnova assolutamente niente sul fronte giocoso: tutto quello che troviamo qui, si giocava già in Darksiders o nei primi Legend of Zelda. Ma quello che offre, lo offre in una maniera più unica che rara. Un bellissimo titolo da giocare tutto d’un fiato cercando di esplorarne ogni contenuto, ma è presto per decretarlo il migliore dell’anno e fazioso etichettarlo come il migliore fino ad oggi: quando c’è un solo candidato c’è una sola scelta e vincere così è fin troppo facile”.

Titolo che è poi migliorato ulteriormente con la Photo Mode ed altre caratteristiche aggiunte con puntuali aggiornamenti.

1) And the winner is… RED DEAD REDEMPTION 2

Il vecchio West è sempre stato foriero di grandi storie. L’ambientazione sconfinata in una natura selvaggia, le avventure in terre contese dove la legge del più forte è ancora lampante in un periodo di grandi innovazioni tecniche e la grande spaccatura tra la voglia di innovazione con il tradizionale hanno creato sempre contrasti molto affascinanti.

Red Dead Redemption 2 incarna i sogni degli amanti delle ambientazioni Western grazie ad un vero e proprio kolossal. Rockstar Games si è fatta aspettare prima di portare Red Dead Redempton 2 in pubblico. Ma al netto di difetti umani come alcuni glitch (anche assurdi), è un gioco che racconta non una grande storia ma tantissime grandi storie. E lo fa con dovizia di particolari, con sfumature narrative davvero interessanti.

Inoltre, al di là dei difetti (anche evidenti), presenta un mondo aperto (o open world se preferite) di eccezionale impatto, in grado di portare il giocatore in un’atmosfera molto bella e profonda. A tratti vivida vista la presenza di tantissimi dettagli (quelli che fanno la differenza tra il normale e l’eccelso). Red Dead Redemption 2 è un affresco di un’era che fu di altissimo livello. Da giocare e rigiocare grazie alle innumerevoli cose da fare, anche secondarie, e perché no, anche ricreative. Una battuta di caccia o una pesca, girovagando per location influenzate dagli effetti del Meteo che non sono meramente visivi ma effettivi.

Ed in più si è pure aggiunta la modalità online che rende il titolo rigiocabile all’infinito viste le sempre diverse attività in rete che affiancano un titolo mastodontico di per se per storia, ambientazione ed “estensione”.

Red Dead Redemption 2 è uno dei titoli più importanti degli ultimi anni, non solo del 2018, degno erede del suo predecessore uscito ormai 9 anni fa.

Menzioni: a confermare la grandissima qualità di action/adventure, non possiamo non ricordare alcuni titoli che per qualche sfumatura non sono entrati in nomination ma che ugualmente – a seconda anche dei gusti personali – possono essere (e lo meritano) ricordati. Il 2018 è stato anche l’anno di State of Decay 2, del contestato Sea of Thieves, di Just Cause 4 e di Darksiders 3. Titoli di un certo peso specifico così come Fist of the North Star: Lost Paradise, il gioco su Ken il Guerriero realizzato dagli autori di Yakuza e che ha anche una inflessione gdr.

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I migliori 10 giochi del 2018 secondo Massimo Reina

Ritengo personalmente l’anno appena terminato come uno dei migliori in assoluto in termini di rilasci sul mercato di giochi di una certa qualità. Ovviamente parlo a titolo personale, in base a quelli che sono i miei gusti. In tal senso ne ho selezionato dieci che più di ogni altro mi hanno colpito e conquistato per un motivo o per l’altro, spingendomi a giocarli più o meno a fondo al di là di motivi di lavoro.

La mia è stata una scelta fatta senza la volontà di creare una lista definitiva, completa o che metta d’accordo tutti, ma come scritto prima basata su ciò che mi piace ed è piaciuto, e ogni titolo è rappresentato senza un’ordine di preferenza preciso e con accanto il nome delle piattaforme dove il videogioco ha visto la luce. Iniziamo.

Vampyr (PlayStation 4)

Uno dei miei due giochi preferiti in assoluto dell’anno appena passato è Vampyr di Dontnod Entertainment. Questo action con elementi GDR forse è poco originale a livello di gameplay, non ha una grafica all’avanguardia né fa gridare al miracolo tecnicamente, ma dal punto di vista dell’atmosfera, delle ambientazioni e della trama ha davvero tanto da offrire e poco da invidiare ad altre produzioni più famose.

God of War (PlayStation 4)

Nonostante il passaggio alla mitologia norrena e i cambiamenti strutturali alla giocabilità, correlati alla nuova struttura open world, God of War ha mantenuto tutto il fascino dei precedenti capitoli rivelandosi a mio parere divertente da vedere e da giocare. Caratterizzato da un sistema di combattimento più rifinito e “pesante”, ma sempre spettacolare, da un livello di sfida adeguato e da una bella storia, ha finito per tenermi incollato davanti alla TV per intere giornate conquistandomi appieno.

Dragon Quest XI (PlayStation 4)

Indubbiamente uno dei migliori RPG degli ultimi anni, Dragon Quest XI mi è piaciuto particolarmente perché mi ha fatto rivivere quel feeling, quell’atmosfera e quella giocabilità, seppur semplificata in alcuni punti, dei classici del passato. Leggero, ma al contempo anche divertente, longevo e profondo più di quanto possa sembrare di primo acchito, Dragon Quest XI è un GDR alla giapponese vecchia maniera che sembra essere stato pensato appositamente per gli appassionati di genere. In un momento storico nel quale assistiamo spesso a continui stravolgimenti tecnici in molte saghe storiche, fa piacere ritrovare un titolo completo sotto tutti i punti di vista, capace di emozionare e far divertire chiunque ami sul serio i giochi di ruolo.

FIFA 19 (PlayStation 4, Xbox One e Microsoft Windows)

Il calcio giocato sul divano di casa. Licenza ufficiale per la Champions League a parte, infatti, a mio parere FIFA 19 migliora un po’ tutto rispetto allo scorso anno e si rivela estremamente divertente da giocare da soli e in compagnia di amici, magari come piace  a me, coi settaggi in parte manuali e in parte semi assistiti, la velocità di gioco ridotta e qualche piccolo intervento sugli elidersi relativi ad alcuni aspetti del gameplay (dipende dai gusti).

Celeste (PlayStation 4, Xbox One, Nintendo Switch e Microsoft Windows)

Un videogioco a piattaforme, indie,ispirato ai giochi a piattaforme di un tempo, quelli  impegnativi dell’era del Super Nintendo. Celeste è tutto questo e molto di più: sviluppato da Matt Thorson e Noel Berry, vanta anche una trama davvero carina e soprattutto una giocabilità fuori parametro, secondo me, dove sono richiesti abilità, riflessi veloci e precisi per superare i vari ostacoli che si frappongono tra la protagonista e i vari scenari che compongono le aree e i livelli.

Red Dead Redemption 2 (PlayStation 4 e Xbox One)

Sarà il fascino del selvaggio west, sarà che amo spaziare in mondi vasti e vivi, pieni zeppi di cose da fare, ma Red Dead Redemption 2 è il mio titolo preferito dell’anno al pari di Vampyr. Perché se il merito di tale successo è da ascrivere a diversi fattori, compresi la giocabilità, il protagonista principale e la storia, di certo un ruolo primario lo si deve attribuire anche allo  scenario in cui tutto è ambientato. Una rappresentazione del vecchio west americano e del suo “mondo” imperfetto, affascinante ma spietato allo stesso tempo, capace di offrire un’esperienza emozionante già a partire dai paesaggi incontaminati, fino ad arrivare ai personaggi, alcuni dei quali particolarmente carismatici.

Assassin’s Creed: Odyssey (PlayStation 4, Xbox One e Microsoft Windows)

Altra epoca storica che amo particolarmente è quella dell’Antica Grecia. Se poi questo scenario viene utilizzato in una delle mie serie preferite, allora il “gioco” è fatto. La Grecia del 431 A.C., coi suoi templi, i suoi miti, le sue enormi statue dedicate agli dei dell’Olimpo, le sue polis e la sua cultura è davvero riprodotta fedelmente in tutto il suo splendore, e personalmente ho trovato estremamente affascinante cavalcare sulle sue strade o solcare i suoi fiumi e mari per esplorarla a fondo. Assassin’s Creed: Odyssey è il nuovo capitolo della popolare serie di Ubisoft, che torna quindi al rilascio a cadenza annuale dopo la parentesi di Assassin’s Creed: Origins, da cui riprende gran parte delle meccaniche rifinendole e migliorandole.

Detroit: Become Human (PlayStation 4)

Al di là all’attinenza o meno con fatti attuali e alle connotazioni politiche che qualcuno ha voluto attribuire a trama e personaggi, Detroit: Become Human resta un titolo assolutamente coinvolgente dal punto di vista narrativo e capace di far riflettere ed emozionare come pochi. Di autori che hanno trattato l’argomento di creature capaci di essere soggetti autonomi di decisioni e obiettivi ce ne sono stati infatti tanti, da Mary Shelley col suo Frankenstein, ai robot di Karel Capek,  Philip K. Dick e di Isaac Asimov. Ma Quantic Dream è riuscita ugualmente a dire la sua, ovviamente in un “racconto” digitale bello e coinvolgente.

Forza Horizon 4 (Xbox One e Microsoft Windows)

“Miglior gioco sportivo/racing” agli ultimi Game Award e una media voti spaventosa che arriva quasi a cento sui principali aggregatori internazionali di recensioni: basterebbe solo questo per descrivere in  un attimo la bontà di un gioco ricco di qualità come Forza Horizon 4. Gli sviluppatori, Turn 10 Studios e Playground Games hanno davvero compiuto un’impresa secondo me, cioè quella di riuscire a “prendere e a mettere dentro una console” la vera essenza del divertimento della guida. Un capolavoro.

State of Decay 2 (Xbox One e Microsoft Windows)

Sono un fan degli zombi e dei giochi di sopravvivenza, ragion per cui avevo amato già il primo. Ma è con State of Decay 2 che mi sono davvero divertito con queste mie due passioni: è il classico “more of the same”, ma arricchito nei suoi punti di forza e migliorato in quelli deboli che avevamo visto nel predecessore, che regalano al titolo una maggiore profondità e un maggior livello di immersività nell’universo post-apocalittico di Undead Labs.

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Detroit: Become Human, Recensione PS4

Sono trascorsi parecchi anni da quando Quantic Dream mostrò al pubblico una tech demo intitolata Kara, realizzata per far vedere la sua nuova tecnologia su PlayStation 3 in grado di supportare una tecnica di motion capture capace di catturare nello stesso momento i movimenti del corpo, l’espressione facciale e la voce di ogni attore.

La “scena” mostrava in real time l’assemblamento di un androide dalle sembianze femminili, che veniva poi sottoposto a una serie di test per verificarne il corretto funzionamento. Ad un certo punto, però, l’essere artificiale iniziava a dare segni di sofferenza e a mostrare una sorta di coscienza artificiale: difetto di fabbrica, disfunzioni positroniche o il primo sintomo di qualche clamorosa forma di evoluzione? Ad ogni modo la cosa finiva per sconvolgere l’esaminatore, così come le suppliche dell’androide che urlava di avere paura e di voler vivere, al punto da fargli decidere di non smontarla.

Il pubblico rimase piacevolmente colpito dalla demo, innamorandosi della dolce androide Kara, ma David Cage, co-fondatore e CEO del team di sviluppo francese, si affrettò a precisare che quanto mostrato non doveva essere inteso come un’anticipazione di un nuovo videogioco. In realtà dentro di sé, David Cage sperava di trasformare in futuro quella dimostrazione tecnica in un vero e proprio videogioco. Un prodotto che affrontasse tematiche quali l’autocoscienza delle macchine, i loro diritti all’interno della società e lo sviluppo di un sentimento umanizzato, in un’avventura da vivere attraverso gli occhi di un “diverso”, un androide che cercasse di comprendere l’umanità e le emozioni, di svilupparle per essere accettato e diventare quanto più umano possibile. E così in effetti poi è stato, con Detroit: Become Human.

UOMINI E MACCHINE






Di autori che hanno trattato l’argomento di creature capaci di essere soggetti autonomi di decisioni e obiettivi ce ne sono stati infatti tanti, da Mary Shelley col suo Frankenstein, ai robot di Karel Capek,  Philip K. Dick e di Isaac Asimov. Ma Quantic Dream è riuscita ugualmente a dire la sua, ovviamente in un “racconto” digitale bello e coinvolgente. Siamo a Detroit, anno 2038, la società è ormai in uno stato tecnologico avanzato e può contare sul supporto costante degli androidi, creature che rivestono un ruolo centrale nella vita quotidiana dell’umanità: gli automi svolgono infatti ogni tipo di compito, dall’assistenza agli anziani e ai malati, fino alla pulizia di case e luoghi pubblici e al supporto alle forze dell’ordine. Addirittura “regalano” momenti fittizi di gioia paterna e materna a quelle coppie che non hanno potuto avere figli o non li hanno voluti fare perché troppo impegnate a far carriera, grazie a degli automi modellati sulle forme di bambini.

Ma essendo, di fatto, degli oggetti, sono tutti vestiti con specifiche uniformi con il nome del modello impresso sul petto e trattati come creature inferiori, senza diritti, essendo privi di libero arbitrio e geneticamente costretti all’obbedienza. E anche per questo che le creature meccaniche vengono aggredite per strada dalla gente, senza paura di una loro reazione, o sono costrette a vivere nell’emarginazione, raggruppate in apposite aree e obbligate a fruire di alcuni servizi pubblici separatamente dagli umani.
La violenza contro di loro non scaturisce però solo dal disprezzo nei confronti di quelli che vengono visti come oggetti, seppur evoluti, ma anche a causa di una sorta di lotta di classe tra una parte della popolazione umana che si sente messa da parte e scavalcata in certi settori produttivi dagli androidi, venduti proprio come forza lavoro. La Detroit del 2038 è un luogo in cui il divario sociale è ben visibile e piuttosto netto, tra super ricchi e gente che non ha nulla.

 

In questo contesto si svolgono le vicende degli androidi, Kara, modello standard di androide casalingo tuttofare, Connor, androide della polizia, e Markus, prototipo di assistente familiare, in una storia che da tre prospettive differenti narra della presa di coscienza di queste macchine e dell’effetto che questo elemento ha sui loro simili e sulle personalità degli esseri umani con i quali si trovano a interagire. Un automa dotato di acume intellettivo e capacità deduttiva fino a rivendicare il suo diritto di esistere e di essere considerato e trattato senza mezzi termini come un individuo senziente, quali paure e quali problemi potrebbe instillare nella popolazione non artificiale?

Chi, cosa e perché ha generato in loro quella forma di autocoscienza di sé, trasformandoli di fatto da un oggetto a un soggetto? È stato il caso o sono state altre intelligenze artificiali che nel contribuire a crearli, hanno iniziato a dar loro istruzioni che vanno contro le normali funzioni di un robot, per dare il via a una  ribellione alla Prima Legge della robotica?

CIRCUITI, MICROCHIP E SENTIMENTI 

E il gameplay? Da questo punto di vista il titolo riprende quello delle altre produzioni di Quantic Dream, come Heavy Rain e Beyond: Due anime. Di conseguenza gran parte delle meccaniche sono incentrate su QTE e azioni guidate come in un vero e proprio film interattivo in cui ogni scelta, azione e decisione ha conseguenze irreversibili. Ma anche se il focus dell’avventura è come sempre la narrazione (forse più che nei titoli precedenti), con momenti emotivamente coinvolgenti dove le decisioni del giocatore vanno a incidere sulla storia e sul mondo di gioco, plasmandone l’evoluzione, non mancano delle nuove funzioni, come le indagini, utili per spezzare un po’ la ripetitività di fondo di talune meccaniche e l’esplorazione dell’ambiente  sempre circoscritto – ma fondamentale per trovare elementi utili per sbloccare opzioni extra nei dialoghi o nuove vie di fuga.

Per quanto riguarda l’aspetto tecnico della produzione, la produzione di Quantic Dream si attesta su degli standard abbastanza alti, sicuramente in linea con le potenzialità di PlayStation 4, di cui il gioco, ricordiamo, è in esclusiva. Non per niente il team francese ha sviluppato un engine appositamente pensato per l’hardware della console Sony, e in grado di offrire al pubblico una ricostruzione ambientale dettagliata, dinamica e “viva”, con effetti di luce e ambientali molto realistiche tanto quanto le animazioni facciali dei personaggi, come per esempio quelle di Markus (Jesse Williams), Connor (Bryan Dechart) e Kara, androide di terza generazione che ha il volto dell’attrice Valorie Curry, vista all’opera, tra gli altri, nel telefilm Veronica Mars.

Vederla sviluppare delle emozioni, guardare lo stupore fanciullesco dipinto sul suo volto mentre vaga per la città alla letterale scoperta del mondo rappresentano lo stato dell’arte per la grafica digitale. Un mondo “alieno” dal suo punto di vista, dove tutto per lei è nuovo: il vento che le accarezza il volto, il sole che le scalda il corpo, la pioggia che a un certo punto le bagna il viso, e i suoni che riecheggiano nelle strade di una Detroit ricostruita in quella forma futuristica in maniera magistrale.

Il tutto impreziosito da una bella quanto funzionale colonna sonora e da un ottimo doppiaggio in italiano, caratterizzato dalla valida interpretazione fornita in particolare da Emanuela Damasio e Andrea Oldani.






COMMENTO FINALE

Detroit: Become Human è un titolo incentrato sullo storytelling dal forte impatto emotivo, piuttosto che su un gameplay dinamico o particolarmente innovativo.

La difficile convivenza tra macchina e uomo, lo sviluppo di una coscienza artificiale, la “diversità” e le differenze sociali sono i punti cardine della storia raccontata nel nuovo progetto di Quantic Dream in un prodotto che strizza l’occhio a Asimov, Clarke e Dick, ma che al contempo presenta qualche spunto originale tale da non farlo scadere nel “già visto”.

 

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Detroit: Become Human, un filmato sull’arte dietro il gioco

Pochi giorni fa, Sony Interactive Entertainment e Quantic Dream hanno pubblicato un video dietro le quinte dedicato a Detroit: Become Human.

Nel filmato rilasciato sul canale YouTube di PlayStation Italia e visualizzabile in calce alla notizia, potrete ammirare tutto il processo creativo che gli sviluppatori hanno dedicato alla realizzazione grafica del titolo ideato da David Cage, che ricordiamo uscirà il prossimo 25 maggio in esclusiva su PlayStation 4.

Se non l’avete ancora fatto, correte a leggere le nostre prime impressioni sulla demo di Detroit: Become Human, rilasciata lo scorso 24 aprile sul PlayStation Store.

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Detroit: Become Human esce il 25 maggio

Detroit: Become Human debutterà il 25 maggio. Una delle esclusive PS4 che più destano curiosità ha finalmente una data di lancio che è stata comunicata da Quantic Dream sulle pagine del PlayStation Blog.

Lo studio spinge la tecnologia oltre i limiti per offrire una storia con tre personaggi ambientata nelle strade di una città futuristica.

Ambientato in un prossimo futuro distopico, Detroit narra la storia di tre androidi, tre macchine progettate per obbedire, che iniziano a provare emozioni. I tre si sono trovati di fronte a persecuzioni, alla violenza della società e dovranno decidere chi vogliono essere.

Connor è un prototipo progettato per aiutare gli investigatori umani in casi che coinvolgono androidi; Kara diventa una fuggiasca dopo aver stretto amicizia con una bambina e averne condiviso il sogno di libertà; Markus diventerà il leader di una rivoluzione di androidi.

Il giocatore controllerà a turno tutti e tre i personaggi diventando artefice dei loro destini e rivelando non solo le loro storie individuali, ma anche quelle delle persone e del mondo.



Detroit: Become Human è di gran lunga il titolo più ambizioso creato dallo studio: con questo gioco gli sviluppatori vogliono spingersi oltre i limiti creando delle dinamiche complesse.
Le azioni hanno conseguenze tangibili e (a detta dei creatori del titolo) spettacolari: ci sono scene intere a cui si potrà accedere o meno in base alle proprie scelte; gli alleati più fedeli potrebbero aiutare fino alla fine o morire subito dopo averli conosciuti; anche il proprio destino potrebbe dipendere completamente dalle proprie azioni. Inoltre, gli autori invitano a prestare molta attenzione ai tre personaggi principali.

Si legge sul PlayStation Blog italiano:

“Ogni storia è unica come il DNA di ognuno di noi: è il risultato delle scelte che compi, anche di quelle meno importanti, perché in DETROIT ogni decisione conta. Dovrai osservare, pensare, decidere, sentire, seguire l’intuito o il cuore, rivelare le storie uniche di ciascun personaggio, che poi diventeranno la tua storia personale.

DETROIT esplora numerosi temi complessi che trovano corrispondenza nel mondo odierno. Uno di questi è naturalmente l’IA e il ruolo della tecnologia, ma c’è anche molto altro riguardo a noi, la nostra società, i nostri sogni, i nostri errori, le nostre speranze. Il tema principale è cosa vuol dire essere umani: occorre essere fatti di carne e ossa o c’è dell’altro? Il gioco potrebbe essere considerato controverso, in quanto esplora tematiche delicate che per alcuni potrebbero essere inappropriate o tabù per i videogiochi, ma forse è proprio questo l’aspetto più affascinante di DETROIT. Ci auguriamo che possa offrire lo spunto per conversazioni importanti e non vediamo l’ora di sapere cosa ne pensano i gamer.

Per poter ritrarre l’universo di DETROIT, abbiamo sviluppato il nostro motore 3D più spettacolare di sempre. Abbiamo cercato di spingere al massimo le capacità di PS4, con centinaia di personaggi estremamente realistici, performance capture completa, scene con folle, il tutto con un livello di qualità che non avevamo mai raggiunto prima. Abbiamo anche immaginato un nuovo modo di raccontare una storia basato interamente sull’azione di gioco diretta: scoprire le caratteristiche uniche degli androidi, mettersi nei panni di un investigatore, inseguire criminali sui tetti, interrogare i sospetti, combattere… tutto questo avviene sotto il tuo diretto controllo e nel contesto di una storia complessa, in cui ogni tua scelta avrà delle conseguenze…”.



Con Detroit, Quantic Dream presenta la sua esperienza di gioco più completa realizzata fino a questo momento, un viaggio spettacolare e inatteso carico di emozioni, sorprese, pericoli e speranze, oltre alla storia più complessa creata finora, in cui ogni decisione è importante.

L’articolo chiude:

“Ci auguriamo che DETROIT diventi un’esperienza unica che rifletta alcune delle sfide che il nostro mondo si trova ad affrontare, e magari che tocchi da vicino la vita dei gamer. Ma, soprattutto, desideriamo che DETROIT colpisca i giocatori, che le storie di questi tre androidi alla ricerca della libertà vengano ricordate a lungo…”.

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Paris Games Week 2017, Sony annuncia la data della sua conferenza

La conferenza Sony alla Paris Games Week 2017 si terrà il prossimo 30 ottobre alle 17. Lo rende noto la stessa software house. Ne parla Eurogamer. Questo segna il ritorno del colosso giapponese che non era presente alla kermesse francese lo scorso anno.

Non ci sono altri dettagli al momento ma solitamente la conferenza presenta alcune novità importanti. A dicembre ci sarà la PlayStation Experience e questo potrebbe rendere poco probabile la presenza di titoli attesissimi quali The Last of Us Part II, Spider-Man o God of War. Però potremmo vedere Detroit: Become Human di David Cage, Dreams di Media Molecule, e l’espansione di Horizon Zero Dawn, ovvero The Frozen Wilds che uscirà di li a poco essendo prevista per novembre.
L’evento si terrà dall’1 al 5 novembre prossimi presso il Paris Expo Porte di Versailles.

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La sintesi dell’evento E3 2017 di Sony

Tanti giochi, tante esclusive ma poche date ed anche qualche taglio agli annunci previsti. La conferenza Sony all’E3 2017 di Los Angeles si potrebbe sintetizzare così con tantissimo spazio alle esclusive ma anche qualche mancanza.

Nel complesso una buona conferenza ma con tanti annunci quasi aleatori e poche sorprese. Per carità, i giochi presentati erano tutti di un certo peso ma tant’è. C’è stata la sensazione diffusa che gli studi interni di Sony siano ancora lontani dal consegnare i propri compiti.

Ad ogni modo, sia la console che le vendite dei videogiochi stanno andando bene: 60,4 milioni di unità vendute in tutto il mondo e 487 milioni di giochi piazzati. I risultati aggiornati all’11 giugno piuttosto lusinghieri.

LE MANCANZE

Partiamo con i grandi assenti nonostante l’avvio di conferenza sia stato sostenuto con lo standalone di Uncharted e l’espansione di Horizon Zero Dawn. Si sapeva di Death Stranding che non sarebbe stato presente all’E3 2017 ma ha lasciato a bocca aperta la mancanza di The Last of Us Part 2. Neil Druckman, direttore creativo ne ha parlato su Twitter spiegando il perché e fondamentalmente è stato preferito dare spazio ad Uncharted: L’Eredità Perduta che ha aperto lo show.

Believe me, we’re super excited to show you more of Ellie and Joel’s 2nd journey, but right now it’s Chloe and Nadine’s time to shine.

— Neil Druckmann (@Neil_Druckmann) June 13, 2017

“Credetemi, abbiamo molta voglia di mostrarvi di più del secondo viaggio di Ellie e Joel, ma questo è il momento di Chloe e Nadine”, ha commentato Druckmann.

Con ogni probabilità sentiremo nuovamente parlare di The Last of Us: Part II al PlayStation Experience, già che si terrà il 9 e 10 dicembre all’Anaheim Convention Center.

Inoltre, il presidente di Sony Worldwide Studio, Shuei Yoshida, ha parlato, intervistato dal canale YouTube Jagat Review, dicendo che l’azienda si è tenuta alcune sorprese per i prossimi eventi fissati nel corso dell’anno, quindi presumibilmente per la GamesCom di Colonia, il Tokyo Game Show e soprattutto la PlayStation Experience di dicembre.

Ed in quest’ottica nemmeno Phantom Wail, il nome in codice del nuovo titolo di From Software, non si è visto.

LE SORPRESE

Uno dei primi video che abbiamo visto è stato quello Horizon Zero Dawn: The Frozen Wilds. Si tratta della prima espansione dell’eccellente action gdr di Guerrilla Games. Questo ha di fatto iniziato la conferenza Sony.

Abbiamo visto, dopo un po’ di tempo, Day Gone, nuovo titolo survival horror a base zombi ambientato in un mondo ad esplorazione libera. Uscirà però l’anno prossimo, in un generico 2018.

Shadow of the Colussus è probabilmente stata la piccola-grande bomba di Sony. E’ comunque un remake del classico uscito nel lontanissimo 2006 su PS2. Il titolo è in sviluppo da Bluepoint Games con la collaborazione di Japan Studio ed è in arrivo l’anno prossimo. Qui il trailer d’annuncio.

LE ASPETTATIVE ALTE MA SI PARLA SEMPRE DEL 2018

In una conferenza con poche certezze, possiamo comunque segnalare le grandi aspettative. Si perché l’unico fatto concreto è che molti di questi annunci, se tutto andrà bene, saranno concretizzati per il 2018.

Presentato Monster Hunter: World col trailer d’annuncio. Il titolo Capcom uscirà nel 2018 anche su Pc ed Xbox One.

Tra i trailer d’apertura abbiamo visto quello di Uncherted: L’Eredità Perduta che arriverà il 23 agosto come abbiamo già scritto qui.

Gran Turismo Sport, di cui non si è vista la clip nel corso dello show notturno ma di cui si è comunque parlato arriverà in autunno. Niente date precise, un po’ il leitmotive della conferenza.

La conferenza stampa si è chiusa con il gameplay di Spider-Man action in fase di lavorazione da Insomniac Games. Davvero spettacolare ma anche qui nessuna data.

Call of Duty: WWII come saprete avrà dei contenuti in esclusiva temporale PS4 e nel corso dell’evento abbiamo visto l’esordio del comparto multigiocatore dell’fps ambientato nella Seconda Guerra Mondiale.

God of War ha fatto la sua bella presenza. La clip mostra il gameplay ed è decisamente spettacolare ma latitano i dettagli. Si sa che, anche questo gioco, uscirà nel 2018.

Un nuovo trailer anche per Detroit: Become Human di cui si erano perse le tracce. David Cage e Quantic Dream hanno quindi mostrato un po’ di gameplay.

UN PO’ DI VR

The Elder Scrolls V: Skyrim VR arriverà per PlayStation VR. Uno scampolo anche nella conferenza Sony di cui avevamo avuto un assaggio nell’evento Bethesda. Un’altra versione per l’action gdr Fantasy che oltre ad arrivare su Nintendo Switch con peculiarità amiibo di Zelda e caratteristiche uniche per la console della grande N, tornerà con una versione dedicata alla Realtà Virtuale.

UN PICCOLO COMMENTO

Veloce e sgusciante. Tante cose belle ma si ha la sensazione di avere visto un bellissimo cantiere a cielo aperto dove tutto è ancora lontano dall’essere concluso.

Sony sta lavorando molto alle esclusive, dettaglio che – come avete visto – è mancato totalmente a Microsoft che di contro ha presentato una Xbox One X mostruosa ma senza titoli dedicati specificatamente.

Siamo rimasti a bocca aperta per diversi titoli: God of War ci è piaciuto parecchio e promette di essere un gioiellino anche come gameplay. Shadow of the Colossus è onirico ma è pur sempre di richiamo pur essendo “soltanto” un remaster. La speranza è che Sony dia una accelerata a questi cantieri.

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