I pilastri della Terra, serie completa, Recensione Pc

Era la fine di novembre del 2014 quando Daedalic Entertainment annunciò l’accordo con Ken Follett per la realizzazione di un videogioco su The Pillars of the Earth, o se preferite I pilastri della Terra.

Il percorso, lo diciamo subito, ha portato la software tedesca a realizzare un’avventura grafica di pregio, suddivisa in tre grandi libri suddivisi a loro volta in 7 capitoli per un totale di 21 segmenti interconnessi che raccontano le vicende dei vari protagonisti.

Il primo “tomo”, intitolato Dalle Ceneri, è stato pubblicato a metà agosto; il secondo,Chi sparge tempesta è arrivato a dicembre; l’ultimo, infine,L’occhio del ciclone a fine marzo.

Noi vi raccontiamo della versione Steam, ovvero quella per Pc, mentre ricordiamo che il titolo è uscito anche per PS4 ed Xbox One.

UN GIOCO DA LEGGERE

I Pilastri della Terra è un’avventura grafica narrativa dove si ripercorrono le vicende dei protagonisti del libro firmato da Ken Follett capace di vendere oltre 26 milioni di copie in tutto il mondo e di avere anche una trasposizione televisiva grazie ad una mini-serie di otto puntate uscita nel 2010.

Nei 21 capitoli faremo la conoscenza di vari personaggi e di tante sfaccettature di una trama profonda. Il gameplay è piuttosto elementare. Oltre ai normali dialoghi dovremo fare delle scelte che peseranno sulla prosecuzione della storia e degli eventi.

È chiaro che, essendo un canovaccio tratto dal libro, la chiave rimanga quella. Non ci sono stravolgimenti tali in quanto il lavoro di Daedalic è stato molto fedele. Ciononostante, il team è riuscito a ritagliarsi un margine creativo per dare al giocatore alcune libertà. Non sono troppe ma neppure trascurabili, anzi. Il tutto ci è sembrato piuttosto soddisfacente. Le scelte possono davvero avere delle conseguenze anche postume e spingono l’appassionato a rigiocare in maniera alternativa l’avventura.

Il gameplay, come detto, si basa essenzialmente sulla lettura e sulle nostre azioni e parole. Il tutto è intervallato da alcuni enigmi piuttosto semplici (o comunque intuibili) e da alcune scene in quick time event nelle quali il tempismo sarà fondamentale per portare a buon fine l’azione. Pena, nel peggiore dei casi, il game over… con l’invito a riprovare la scena. Già, perché il sistema di salvataggi permette di ripetere l’ultimo tratto ed evitare la fine prematura dell’avventura.

Conosceremo così le vicende di Kingsbridge (vero centro del mondo ne I Pilastri della Terra) con Fratello Philip, che ben presto – suo malgrado – diventa priore della comunità, impegnato a far crescere il priorato ma al tempo stesso attento alle vicende dei più deboli nonché poco abituato a parlare con nobili ed alti componenti del clero. Impareremo a conoscere la sua onestà e preparazione, ma anche le sue titubanze.

Nei vari capitoli prenderemo anche il controllo della contessa decaduta Aliena, di suo fratello Richard di Tom il Costruttore, di Jack Jackson e di altri personaggi. Saremo noi a scegliere la linea di condotta in discreta libertà. Al termine di ogni capitolo ci sarà un mini riassunto di quello che è stato fatto nonché di quello che probabilmente si sarebbe potuto fare. Nella nostra partita rimane il rammarico di non aver curato i piedi di un anziano frate. Ma ci possono essere scelte decisamente più determinanti che stimolano, come detto, a rigiocare l’avventura.

I tre libri hanno una durata variabile: noi abbiamo concluso il nostro cammino in circa 16 ore ma abbiamo raggiunto poco più della metà degli Achievement: 23 su 41.

Quello che ci è piaciuto molto è stata la totale immersione nel racconto e nella vita medievale raccontata da i Pilastri della Terra, ambientato come i più sapranno, nel XII secolo, in tempi davvero bui dove bastava un non nulla per cambiare o distruggere la vita altrui. Dove il più forte dettava nettamente legge con la prepotenza (non che oggi non succeda, ma magari ai nostri giorni si usano le carte legali sfruttando vari cavilli, mentre all’epoca, sapere usare una spada era piuttosto utile…).

UN BEL GUAZZABUGLIO MEDIEVALE… MA ATTENZIONE AI RITMI

Ciò che colpisce de I Pilastri della Terra è l’ottima riproposizione del periodo storico. Ne avevamo parlato poco prima. La vita raccolta del priorato, ma anche gli oscuri giochi di potere di nobili e chiesa, la prepotenza di qualcuno che rovina la vita altrui, litigi, riconciliazioni, antefatti e quant’altro.

Non diciamo molto e ci scusiamo per il nostro essere vaghi ma siamo contrari alle anticipazioni (o spoiler se preferite) per cui salteremo sostanzialmente la descrizione della trama. Chi ha letto il romanzo sicuramente conoscerà a menadito personaggi e situazioni che anche nel gioco hanno mantenuto la loro forte caratterizzazione. Anche gli antagonisti hanno carattere ed in alcuni casi riescono ad offrire delle sorprese positive (c’è del buono in ognuno di noi, giusto?).

C’è, comunque, un problema da non sottovalutare: il ritmo estremamente altalenante. Ci sono alcuni passaggi davvero lenti (quasi noiosi), altri un po’ troppo veloci e magari proprio su quelli avremmo voluto una maggiore attenzione.



I Pilastri della Terra è un gioco essenzialmente da leggere ed in alcuni casi, i dialoghi sono davvero lunghi. Serve, però, tutto, per poter prendere le decisioni. Magari non appropriate ma sicuramente volute. Quindi chi ama l’azione è meglio che passi avanti e scelga altro.

A chi piace il genere, deve farsi piacere anche il ritmo di alcuni dialoghi. Al limite della noia, ma necessari. Altre fasi, invece, sono più concitate ed alcune parti sono davvero interessanti. Nel complesso, i tre libri narrano una storia soddisfacente, interessante benché dai ritmi altalenanti, con enigmi semplici, alcuni quick time event e scelte multiple che possono comunque variare un po’ il corso degli eventi. A noi ha appassionato parecchio e ci ha permesso di assaporare varie sfumature della vita medievale.

Nel gioco è, inoltre, possibile usufruire degli aiuti: premendo sulla rotellina del mouse si attiveranno gli hot-spot dando quindi ai più insicuri dei punti di riferimento lungo la scena con i quali interagire. L’interfaccia, semplice, aiuta ulteriormente al compito. A sinistra c’è l’inventario, a destra alcuni “ricordi” o “frammenti di dialogo” importanti che possono essere utilizzati come degli oggetti per andare dritti al punto o risolvere una questione attivando azioni o linee di dialoghi fondamentali in grado di dare una svolta decisiva verso la risoluzione di quel caso.

Una cosa che si potrebbe contestare, però, potrebbe essere quella probabilmente il grado di sfida non è eccezionale. È più, come detto, un bellissimo gioco da leggere con il quale interagire e risolvere qualche piccolo enigma. Nulla di realmente duro. Contano più le scelte perché la risoluzione dei problemi è davvero elementare in otto casi su dieci.

ARTISTICAMENTE ISPIRATO CON UNA COLONNA SONORA CURATISSIMA

Il lavoro di Daedalic dal punto di vista artistico ci è piaciuto molto. Il fatto che ci fosse la compagine tedesca dietro al gioco era, diciamola tutta, una sicurezza. Il team ha sfornato molte avventure grafiche davvero notevoli nel corso degli anni. E non solo la trilogia Deponia che pur avendo un suo stile è, comunque, completamente diverso da quello de i Pilastri della Terra.
Altre avventure ad ambientazione più vicina a quella medievale hanno avuto ottimi riscontri come The Night of the Rabbit o Memoria.

Ad ogni modo, I Pilastri della Terra si mostra in un tutto il suo splendore grazie ad una grafica ben disegnata, ricca di dettagli ed in grado di trasmettere emozioni. Le oltre 200 schermate di gameplay trasudano Medio Evo da tutti i pori e sono intensa sia dal punto di vista delle prospettive che delle forme.

Tra foreste, cattedrali, castelli, monasteri, villaggi, città, mercati, cantieri, viaggi itineranti, fughe, o palazzi nobiliari o ricche ville e così via, si nota il lavoro certosino del team di artisti. Belle anche le prospettive con linee audaci ed i giochi di luci ed ombre, ma c’è spazio anche per alcuni effetti meteo come neve e pioggia ma troviamo anche le fiamme ed altri effetti particolari.
Uno splendore che abbiamo voluto celebrare inaugurando anche la rubrica “Giochi in 10 scatti”. Almeno a nostro avviso, s’intende. Un po’ meno belle sono le animazioni. Alcune sono altalenanti, altre “troppo fluide” dal risultare del tutto innaturali ma nulla di particolarmente grave.



Di grande livello, invece, la colonna sonora. Diversi pezzi, alcuni davvero ispiratissimi, altri memorabili, accompagnano l’azione e le varie peripezie dei nostri personaggi. Il lavoro svolto in studio dalla FILMharmonic Orchestra di Praga è davvero notevole. Sicuramente uno dei punti forti del gioco.

Bene anche il doppiaggio in inglese e tedesco (ovviamente il gioco è sottotitolato completamente in un buonissimo italiano), Glen McCready nei panni di Fratello Philip, Naomi Sheldon in quelli di Aliena e la coppia Cody Molko-Alex Jordan ad interpretare il giovane e l’adulto Jack Jackson. Più un “cameo”: la voce di Ken Follett che presta le sue corde vocali al Cantore.

COMMENTO FINALE

I Pilastri della Terra è un gioco da leggere. Un’avventura punta e clicca che ripercorre l’opera letteraria di Ken Follett ma che tuttavia lascia ai giocatori un buon margine di movimento per le scelte. Alcune di esse dovranno anche essere prese in fretta condizionando anche un po’ l’arco narrativo. Questo, assieme ai quick time event, ravviva il gameplay che è fatto, comunque, di ritmi altalenanti. Daedalic è riuscita a ricavare comunque qualche cosa di interessante e non scontato, un’operazione per niente facile visto il peso del romanzo.

Alcuni passaggi sono veramente intensi, altri un po’ più scanzonati, altri ancora drammatici. La trama, comunque, non è lineare ed in tutto questo la longevità è più che discreta ed è avvalorata dal fatto che è possibile rigiocare i Pilastri della Terra più volte. Forse, un difetto è quello che oggettivamente il grado di sfida non sia poi così alto ma evidentemente, i Pilastri della Terra si basa su altro ed è quello che vi abbiamo raccontato.

Più che dal punto di vista tecnico, è il lato artistico che ci è piaciuto parecchio, sia a livello visivo, sia per quanto riguarda il comparto audio sotto tutti i suoi aspetti.

L’impatto grafico in 2d è disegnato a mano con maestria e ricchissimo di particolari nonché di varietà di ambienti ed ambientazioni. Anche la caratterizzazione dei vari personaggi oltre che degli ambienti è allo stato dell’arte. Sia che si tratti di quelli principali che di quelli secondari. Anzi, alcuni di essi, sono veramente ben fatti. Insomma, l’ennesima conferma che con un buon comparto artistico si può sopperire alla mancanza del 3d a livello tecnico. Non per forza il 3d deve essere utilizzato sempre e comunque.

A chi piace l’ambientazione medievale, leggere, ascoltare, e soprattutto prendere decisioni e risolvere qualche enigma, i Pilastri della Terra può sicuramente fare al caso vostro. Chi vuole azione o sfide un po’ più dure, deve necessariamente rivolgere l’attenzione altrove. Ha comunque un grandissimo pregio: ci ha fatto venir voglia di leggere il romanzo.

 

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Il Libro 2 di The Pillars of the Earth è disponibile su console

Daedalic Entertainment ha annunciato che la seconda parte della sua avventura grafica The Pillars of the Earth – dedicata all’omonimo romanzo di Ken Follett – è ora disponibile su PlayStation 4Xbox One. Il Libro 2 del gioco, intitolato Sowing the Wind, è dunque ottenibile se si decide di acquistare il pacchetto completo del gioco, formato tra 3 libri in totale e disponibile al prezzo di 40 euro su console e 30 euro su Steam e GOG.

Daedalic stessa ci fa inoltre sapere che la suddetta terza e ultima parte, Eye of the Storm, sarà disponibile per tutti gli utenti il prossimo maggio. Nel frattempo, non rimane che lasciarvi alla visione del trailer dedicato al Libro 2, proprio qui in basso.

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The Long Journey Home è disponibile per Pc

Daedalic annuncia che il suo The Long Journey Home è disponibile per Pc. Il prezzo è di 39, 99 euro. Si tratta di un gdr basato sull’esplorazione spaziale in cui gli appassionati sono a capo di un equipaggio di quattro persone che si ritrova smarrito dall’altro capo dell’universo a seguito del primo balzo nell’iperspazio andato terribilmente storto.

Totalmente alla deriva, con scorte in esaurimento ed a bordo di un’astronave che cade a pezzi, i giocatori dovranno gestire al meglio le relazioni con le razze aliene, provare a salvare l’integrità della nave e far sopravvivere l’equipaggio nonostante la scarsità di risorse a disposizione.

Andreas Suika, capo game designer di The Long Journey Home, rivela l’idea alla base del gioco:

“Essere totalmente persi e impossibilitati a comunicare è già di per sé una prospettiva angosciante. Immaginate di esserlo in un punto imprecisato, lontanissimo, dell’universo, senza avere alcuna idea di cosa possa accadere e con poche risorse a disposizione. The Long Journey Home è pensato per trasmettere la sensazione di smarrimento totale, e saprà premiare i più temerari che riusciranno a sopravvivere e tornare sani e salvi sulla Terra”.

CARATTERISTICHE

  • Scelta dell’equipaggio: all’inizio i giocatori possono scegliere 4 componenti dell’equipaggio da una rosa di 10 candidati, ognuno dei quali dotato di una sua personalità e abilità specifiche. La sfida è riuscire a creare il miglior gruppo possibile senza sapere nulla di ciò che potrebbe accadere durante il viaggio.
  • Gravità zero: viaggiare nello spazio è molto complicato… davvero, e abbiamo lavorato tanto affinché questo elemento fosse significativo. Per questo motivo, “The Long Journey Home” restituisce un’esperienza di volo credibile, grazie a un sistema che tiene conto della forza gravitazionale dei pianeti e che, di conseguenza, può essere difficile da padroneggiare. Rispetto ad altri giochi è sicuramente molto diverso, ma è anche un elemento importante da sfruttare a proprio vantaggio. Occhio, però, a non essere risucchiati in un buco nero o intercettati da una nave aliena.
  • Divergenze culturali: nel loro viaggio verso casa i giocatori possono incontrare ben quattro differenti razze aliene, prese da una rosa di quindici diverse specie presenti nel gioco. Ognuna di esse ha una propria cultura e i propri costumi, ed è di vitale importanza non arrecare loro nessuna offesa. Bisogna stare attenti a scegliere bene di chi fidarsi, perché non tutti sono sinceri, e stringere alleanza con qualcuno potrebbe causare l’ira di un’altra razza. In ogni caso, rapportarsi nel miglior modo possibile con gli alieni è di vitale importanza, sia per il commercio che per ottenere informazioni vitali per proseguire nel viaggio.

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  • Scelte vitali: i giocatori devono necessariamente atterrare su alcuni pianeti per raccogliere risorse. A ogni discesa c’è il rischio di danneggiare la navicella e perdere membri dell’equipaggio. Bisogna valutare con attenzione i rischi e le opportunità di ogni esplorazione.
  • Procedurale, non casuale: sebbene gran parte del gioco segua una logica procedurale, non ci sono aspetti casuali. Per esempio, i dialoghi con gli alieni possono essere diversi da una partita a un’altra, ma il background culturale che motiva le azioni di una razza ha sempre una sua coerenza. Le quest o le reazioni possono cambiare, ma il loro modo di rapportarsi e di definire gli obiettivi è sempre lo stesso.
  • Un solo gioco, differenti viaggi: grazie alla grandissima varietà degli elementi principali del gioco, l’esperienza di gioco può essere davvero diversa partita dopo partita. I giocatori possono aspettarsi di vedere soltanto il 20% dei contenuti all’interno di una singola run, che può durare indicativamente 6 – 8 ore.

Suika aggiunge:

“The Long Journey Home si focalizza sul prendere le giuste decisioni. Quando sei da solo nello spazio, non puoi permetterti il lusso di sbagliare. È importante pensare sempre bene alle decisioni, ed essere sicuri delle scelte effettuate, perché bisognerà sempre fare i conti con le conseguenze delle proprie azioni”.

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Shadow Tactics: Blades of the Shogun disponibile adesso, trailer di lancio

Oggi è il giorno di debutto per Shadow Tactics: Blades of the Shogun su Steam e GOG.com per Pc Windows, Mac e Linux.

Lo rende noto Daedalic Entertainment, publisher dello strategico sviluppato da Mimimi Productions. La casa tedesca ha pure pubblicato il trailer di lancio.

Qui c’è la nostra recensione a cura del nostro Antonio Patti. Le versioni PlayStation 4 ed Xbox One arriveranno in primavera. L’rts ambientato nel periodo Edo ci porta nel Giappone Antico.

Prendete il controllo di cinque personaggi contemporaneamente, ognuno dei quali dotato di abilità uniche ed estremamente versatili, per affrontare tredici impegnative missioni. Spesso sarà necessario muoversi furtivamente per portare a termine alcune sequenze e dimostrare di essere il più fine degli strateghi.

Ogni missione può essere completata seguendo differenti strade, e i giocatori potranno scegliere il proprio stile e tentare approcci differenti, in modo da guadagnare trofei portando a compimento azioni particolari, come completare velocemente una sezione, oppure farlo in maniera estremamente furtiva. L’intelligenza artificiale dei nemici è davvero impegnativa da eludere ed è meglio pensare almeno un paio di volte su ogni mossa prima di effettuarla.

“Siamo estremamente felici e orgogliosi del lancio di Shadow Tactics – ha detto Johannes Roth, CEO di Mimimi Productions – oltre 30mila giocatori hanno provato la demo e il feedback della community è stato incredibile. Sembra davvero che molte persone aspettassero un gioco come questo, e il nostro obiettivo è proprio permettere a quanti più giocatori possibile di divertirsi con Shadow Tactics”.

Caratteristiche principali del gioco

  • Shadow Tactics segna il ritorno dei classici strategici in tempo reale
  • Missioni impegnative per un totale di oltre 25 ore di gioco.

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Shadow Tactics: Blades of the Shogun, recensione Pc

Prodotto da Daedalic Entertainment e sviluppato dal team indipendente Mimimi Productions, Shadow Tactics: Blades of the Shogun è il secondo lavoro di questi sviluppatori tedeschi di stanza a Monaco (il primo fu The Last Tinker, platform del 2014, qui la nostra recensione della versione Pc). L’oggetto di questa recensione cambia decisamente registro rispetto a The Last Tinker, proponendo un gioco che potremmo etichettare come uno strategico in tempo reale (Rts) ma, piuttosto che metterci alla guida di eserciti come StarCraft, giusto per citarne uno, ci pone alla guida di una squadra di leggendari guerrieri che risolvono problemi e superano missioni apparentemente impossibili.

In pochi, tra i nostri lettori, forse sanno parlare di Commandos: Behind Enemy Lines, videogioco classe 1998 sviluppato da Pyro Studios, studio spagnolo capace di capitalizzare il successo del loro ibrido Rts/stealth e vendere oltre cinque milioni di copie al netto di una trilogia che, di fatto, ha scritto la storia nel suo genere. Spellbound ha provato a dire la sua con Desperados: Wanted Dead or Alive e Robin Hood: The Legend of Sherwood, ricalcando le orme di Pyro Studios e cambiando due volte ambientazione.

GIAPPONE 1615, PERIODO EDO E CINQUE PERSONAGGI IN CERCA D’AUTORE

Shadow Tactics: Blades of the Shogun ricalca la prospettiva isometrica dei Commandos e le linee generali del gameplay, ma lo fa in un’ambientazione del tutto inedita: il Giappone medievale del 1615 agli albori del periodo Edo (l’attuale Tokyo).
Dopo 150 anni di guerre civili, l’ultimo Shogun (un dittatore militare) della famiglia Tokugawa eredita il controllo del Giappone ma intrighi ed insidie per detronizzarlo sono sempre dietro l’angolo. Il sottotitolo del videogioco in questione serve ad indicare che la squadra di cinque personaggi dalle capacità straordinarie faranno quadrato intorno all’ultimo shogun e (come la storia insegna) lo aiuteranno a far perdurare la dinastia Tokugawa.

Il modo in cui lo fanno è spiccatamente “stealth”, termine in uso da anni nel mondo dei videogiochi e che indica un tipo di gioco che va affrontato con calma, pazienza e i nemici vanno superati in maniera furtiva, possibilmente senza spargimenti di sangue e senza allertare un’opposizione tipicamente soverchiante. Citiamo titoli quali Metal Gear Solid e Splinter Cell, o Dishonored, per rendere l’idea di “gioco stealth”.

I personaggi a disposizione del giocatore sono Hayato, maestro ninja, esperto in infiltrazione e nell’uso di spada e shuriken. Mugen è il classico “Bud Spender” del gruppo: fracassone e poco avvezzo alla furtività, ma non teme confronto fisico neppure in inferiorità numerica. Takuma è il guerriero più anziano del gruppo e si affida ad un letale fucile di precisione per liberare la strada ai suoi compagni. Yuki e Aiko sono le sue ragazze della squadra: la prima è un’orfana capace di adescare le guardie e farle cadere in letali trappole; la seconda è una maestra del travestimento e si inoltra dietro le linee nemiche senza destare sospetti.

Al giocatore è dato il compito di sfruttare a fondo le capacità e gli equipaggiamenti di ciascun membro del gruppo, di tanto in tanto anche contemporaneamente, facendo in modo che pur agendo nell’ombra, si sopravviva e si compia la missione. Come ogni gioco stealth che si rispetti, anche l’approccio più o meno chiassoso e violento è delegato alla scelta del giocatore, che deve tenere sempre a mente l’inferiorità numerica, l’assenza di abilità sovrannaturali e la fragilità di tutti i membri della squadra, con l’eccezione di Mugen.

UN QUADRO IN MOVIMENTO, ANCHE BELLO DA ASCOLTARE

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Shadow Tactics: Blades of the Shogun, tecnicamente parlando, si presenza in maniera molto gradevole in ogni reparto. L’aspetto visivo è caratterizzato da un tratto disegnato e dal sapiente uso di cel shading, una tecnica grafica che fa sembrare un cartone animato quello che, in realtà, è un autentico lavoro a base di poligoni. L’interfaccia risulta elegante, mai banale, ben studiata e chiara. Le animazioni sono ben curate, senza sbavature

Abbiamo trovato estremamente gradevole l’accompagnamento musicale, di fattura originale e per nulla fuori luogo. Anche gli effetti sonori ed i dialoghi sono resi bene e restituiscono il giusto fervore alla scena che si anima sullo schermo.

AGIRE NELL’OMBRA PER SERVIRE LO SHOGUN

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Facile da padroneggiare è quella modalità che risulta essere l’autentico valore aggiunto a Shadow Tactics: Blades of the Shogun e che sembra giustificarne il titolo: la modalità “Ombra”, che serve a mettere in pausa l’azione (che di norma è in tempo reale) per programmare delle azioni da far compiere contemporaneamente a due personaggi. Utilità e spettacolarità al servizio di un giocatore che, se capace, può innescare azioni di cause, concause ed effetti davvero spettacolari, limitando il costo di vite umane e velocizzando il termine della missione.

Le missioni, infatti, sono immancabilmente valutate secondo il grado di furtività e secondo la velocità di esecuzione. Ovviamente i giocatori più furtivi e veloci ricavano più encomi rispetto a quelli che optano per un più facile ma rumoroso approccio frontale.

A venire in aiuto di chi gioca è un piccolo ventaglio di possibilità ed equipaggiamenti che ciascun personaggio ha sempre con sé e pronto all’uso: Hayato può distrarre le guardie sfruttando dei sassi da lanciare per fare rumore, oppure può ucciderne una che non può aggirare o accoltellare alle spalle grazie ad un letale e preciso shuriken. Mugen può lasciare fiaschette di sakè in giro, facendo perdere alle ronde il cammino usuale e così via.

Altro elemento riuscito, al servizio del gameplay, è la telecamera da poter ruotare a piacimento, che risulta utilissima dal momento che le mappe, talvolta, si sviluppano in verticale oppure sono caratterizzate da strutture molto alte che potrebbero nascondere nemici e protagonisti. Senza dimenticare la possibilità di controllare il raggio visivo delle guardie, oppure se un determinato punto viene, presto o tardi, raggiunto dalle attenzioni delle sentinelle.

NON DEL TUTTO PERFETTO MA CONVINCENTE

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Shadow Tactics: Blades of the Shogun non è soltanto un concentrato di buone idee e azzeccate scelte di stile e di gameplay. Anche il titolo di Mimimi Productions soffre di qualche piccola ombra: prima di tutto il livello di difficoltà. Se i giocatori un po’ più attempati e abituati, che hanno ancora ricordi di Commandos, Desperados e Robin Hood, si sentiranno perfettamente a casa, è altrettanto vero che i novizi o coloro che pensano di affacciarsi al genere con Shadow Tactics avranno pane durissimo da masticare e mandar giù. Tuttavia, dar fondo a logica, tattica e buon senso, per fare entrare, eseguire ed uscire la squadra da un ambiente ostile, soverchiante e sorvegliato, è fonte di grande soddisfazione finale.

La trama non può essere annoverata tra le indimenticabili della storia del nostro passatempo preferito, ma quello che ci ha colpito in positivo è lo sfondo narrativo che si basa su storia vera del periodo Edo/Tokugawa e che immerge personaggi fantasiosi in contesti e situazioni reali (un po’ come accade in Assassin’s Creed). Pollici in su per il lavoro di caratterizzazione dei personaggi: certamente un tipo come Takuma non si dimentica facilmente. Il lavoro svolto per rendere i protagonisti dei personaggi a cui affezionarsi è decisamente riuscito.

COMMENTO FINALE

Shadow Tactics: Blades of the Shogun è uno strategico in tempo reale che affonda le sue radici in un genere, quello dei giochi tattici di infiltrazione, che Commandos: Behind Enemy Lines di Pyro Studios ha portato in auge sul finire degli anni ‘90.

E’ ambientato in Giappone, nel diciassettesimo secolo, agli albori del periodo Edo/Tokugawa e mette il giocatore alla guida di una squadra di cinque eroi che, con pochi mezzi, in inferiorità numerica e tanto coraggio, devono compiere missioni davvero ardue.

Visivamente è molto gradevole, le animazioni non guastano, la gestione delle telecamera è buona, il sonoro ed il doppiaggio davvero indovinati ed ispirati. Tuttavia è molto difficile e in pochi, forse, ne apprezzeranno la derivazione ed il grado di sfida proposto.

Al di là di una difficoltà davvero d’altri tempi, per pochissimi meritevoli con alta dose di pazienza, stiamo parlando di un gioco che non ha e non teme rivali nel suo genere. Genere, quello degli strategici in tempo reale con forte componente di furtività, che non viene snaturato, ma portato a nuove vette di eccellenza, soprattutto audiovisiva.

 

Pregi

Graficamente molto gradevole. Sonoro e doppiaggio sopra la media. Ambientazione sospesa fra la veridicità storica e la mitologia. Personaggi iconici e carismatici. E’ una lettera d’amore a Commandos di Pyro Studios e a tutti i suoi ammiratori.

Difetti

Molto difficile. Richiede molta pazienza. Astenersi impazienti, amanti degli action e degli sparatutto. Trama debole.

Voto

8

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Silence, Recensione Pc

Daedalic Entertainment,  noto sviluppatore  e distributore  tedesco, con Silence ci porta a rivistare i territori e l’atmosfera che aveva offerto con The Whispered World nel 2009. Purtroppo noi non abbiamo giocato a quest’ultimo, ma la differenza sostanziale nella titolazione ci fa presumere che la correlazione tra i due sia piuttosto limitata. In ogni caso, ci auguriamo che questo fattore non possa inficiare le nostre impressioni.

Ma perché siamo così formali? Sarà forse il titolo che ci impone quasi un silenzio da biblioteca? Non sia mai! Silence, infatti, è un’avventura grafica la cui parte più ardua da affrontare per i giocatori sono alcuni temi trattati, mentre a livello di meccaniche il tutto è estremamente semplice, intuitivo, simpatico, scorrevole e, soprattutto, molto bello da vedere. Notate bene: tutti le immagini presenti in questo articolo rappresentano la grafica di gioco.

Silence

A LEZIONE DI DISEGNO

Ciò che balza all’occhio immediatamente è la maniera in cui gli artisti sono riusciti a fondere perfettamente sia il comparto a due dimensioni che quello a tre, che uniti vanno a creare una commistione estetica davvero degna di nota e tutta da ammirare. I bordi dei personaggi stessi sembrano talvolta sfuggire al nostro sguardo, quasi come se volessero fondersi davvero con l’ambiente circostante.

Avete notato come ci siamo subito buttati sul comparto grafico? I motivi sono due, ed entrambi positivi. Il primo è, molto semplicemente, dovuto a quanto questo aspetto sia importante per Silence e contribuisca a renderlo ciò che è. In secondo luogo e come anticipato, il titolo non presenta praticamente alcuno scoglio per quanto riguarda gli enigmi. Gli appassionati delle avventure grafiche vecchia scuola sono quindi avvertiti, in quanto non troveranno nulla che metterà a vera prova il raziocinio. Inoltre, tramite la pressione di un tasto è possibile non solo visualizzare tutti gli oggetti interagibili tramite il mouse, ma anche accedere a un suggerimento più o meno velato riguardo l’azione necessaria per poter proseguire. La totale assenza di un elemento praticamente caratteristico di questo genere quale l’inventario, beh, dovrebbe rendere bene l’idea una volta per tutte.

Silence
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Silence

È evidente come quest’ultimo aspetto potrebbe far storcere il naso ad alcuni, ma la Daedalic Entertainment non ha provato a nascondere neanche per mezzo secondo la sua volontà di creare un titolo con la dose giusta di ingenuità e, anche, genuinità. I personaggi appariranno innanzi a noi in maniera del tutto naturale, manifestandosi con pochi gesti e parole per quello che sono e senza particolari sotterfugi. La meccanica più complessa, di fatto e se vogliamo, è la possibilità di poter passare da un personaggio all’altro allorquando essi si troveranno in luoghi prossimi ma differenti, talvolta in maniera complementare per risolvere enigmi incrociati.

ESSERE SORPRESI È MEGLIO

È abbastanza di norma introdurre il contesto narrativo di un dato gioco, anche un po’ per convenzione e per rompere il ghiaccio. Quando noi abbiamo avviato Silence, però, non avevamo idea di che cosa ci aspettasse, e la cosa ha senz’altro giovato alla nostra esperienza provocando stupore e sorpresa al tempo stesso. Potremmo dirvi che cos’è il mondo di Silence senza dirvi di più di quanto è possibile leggere nella descrizione del gioco ufficiale in rete (cioè molto più del necessario a nostro avviso), eppure preferiamo non farlo.

Silence

Preferiamo invece concentrarci su Spot (o “Spotty”), personaggio che accompagnerà Noah e sua sorella minore Reine in questa avventura breve (circa 5 ore). Si tratta di una creatura minuta simile a un lombrico in grado di appiattirsi a dismisura o gonfiarsi fino a diventare un pallone. È inoltre in grado di ingerire anche elementi letali o meno come la lava, e queste sue capacità saranno naturalmente la chiave di risoluzione di alcuni rompicapi. Durante il gioco talvolta dovremo scegliere tra due opzioni di dialogo, nonché risolvere alcuni brevi mini-giochi puntualmente basati sull’utilizzo del mouse.

Non c’è molto altro da aggiungere, se non che gli ambienti presentati si sono puntualmente rivelati non solo ben realizzati, ma anche vari. Possiamo quindi avviarci alla conclusione.

COMMENTO FINALE:

Silence è un’avventura che ci ha catturato, che ci ha fatto ridere e anche un poco commuovere. L’ingenuità e la genuinità (lo abbiamo già detto prima, ma ci piace il gioco di parole) vanno di pari passo con la scorrevolezza del tutto, resa possibile da rompicapi tutt’altro che impegnativi ma, tuttavia, con alcune sorprese in serbo.

Non possiamo evitare di elogiare nuovamente non solo il comparto grafico, ma anche quello musicale. Quest’ultimo infatti salterà all’orecchio sin dal menu principale, e non ci lascerà fino alla fine. La spontaneità dei personaggi (soprattutto di Spot o della piccola Reine) sarà sempre fonte di ilarità.

Uniche note leggermente amare? Verso la fine abbiamo avuto l’impressione che la vicenda premesse sull’acceleratore, non portando avanti o approfondendo personaggi appena incontrati o con cui ci eravamo da poco riuniti. Inoltre, il ritmo dei dialoghi talvolta ci è parso troppo sostenuto e innaturale, ma nulla che abbia compromesso la comprensione in generale.

Pregi

Graficamente ottimo e musicalmente stimolante. Scorrevole sia nei rompicapo che nelle situazioni senza intoppi. Ingenuo al punto giusto.

Difetti

Gli appassionati delle avventure grafiche vecchia scuola potrebbero non gradire la semplicità di Silence. Verso la fine accelera un po’ troppo il ritmo.

Voto

8

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Candle è disponibile per Pc trailer di lancio

La particolare avventura-puzzle Candle è disponibile su Steam e nei negozi per Pc Windows, Mac e Linux. Lo annuncia Daedalic. Il titolo di Teku Studios include anche un dlc con la esotica colonna sonora e l’artbook.

Detto questo, il pubblisher Daedalic ha diffuso il trailer di lancio. A seguire la descrizione del gioco e le caratteristiche principali.

Candle è un’avventura ricca di enigmi impegnativi. Giocate nei panni di Teku, un giovane novizio che deve affrontare un viaggio pericoloso per salvare lo sciamano della sua tribù dai malvagi Wakcha. Ma la via è piena di trappole e ostacoli insidiosi. Per superare queste sfide, dovrai tenere gli occhi aperti e fare attenzione all’ambiente, o il tuo prossimo passo potrebbe essere l’ultimo.

Teku ha però un talento speciale: la sua mano sinistra è una candela. Usatela come un faro luminoso con cui scacciare i nemici o fare luce in luoghi bui.

Incantevoli acquerelli dipinti a mano donano a Candle uno stile speciale, con sfondi e personaggi disegnati con cura e scansionati un’immagine dopo l’altra. Il gioco dà la costante sensazione di essere in un dipinto animato.

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CARATTERISTICHE 

  • Fate attenzione a tutti i dettagli per risolvere rompicapi impegnativi
  • State sempre in guardia perché sono tante le trappole che vi aspettano
  • Avete nella vostra mano il potere del fuoco
  • Acquerelli dipinti a mano, un quadro che prende vita
  • Colonna sonora dallo stile sudamericano.

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Crazy Machines 3 è disponibile ora, trailer di lancio

Crazy Machines 3 è disponibile su Pc. Lo annunciano Daedalic Entertainment e FAKT Software. La versione su Steam costa 19,99 euro ed è pronta per il download a partire dalla 18.

In Crazy Machines 3 bisogna risolvere 80 puzzle. Inoltre, i giocatori possono creare le proprie macchine grazie all’editor, selezionando fra oltre 220 oggetti e 300 parti, e condividere le loro invenzioni creative con l’intera comunità di utenti tramite Steam Workshop.

Dopo la pubblicazione ufficiale, arriveranno aggiornamenti gratuiti, che estenderanno il divertimento del giocatore aggiungendo nuovi livelli, parti per le macchine e altro ancora.

Crazy Machines 3 si focalizza sul Pc come piattaforma principale per sfruttarne le potenzialità e permettere un coinvolgimento attivo della comunità, garantendo l’accessibilità a Steam Workshop.

Caratteristiche:

  • Simulazione iperrealistica, con diverse forme fisiche, oggetti solidi come elettricità, fulmini, vento, luce, laser, effetti acustici, onde radio e vapore
  • La creatività incontra la libertà: create le vostre folli macchine e affrontate compiti impegnativi alla vostra maniera
  • Ampio editor: molto più che un semplice kit per la costruzione a base di fisica. I giocatori possono creare i propri livelli ingegnosi e possono scambiarli e condividerli con la comunità di Crazy Machines
  • Create componenti individuali: per la prima volta nella storia di Crazy Machines, potete creare le vostri componenti e condividerle online
  • I livelli creati dai giocatori sono disponibili online: si possono scambiare con altri appassionati tramite Steam Workshop
  • Contenuti gratuiti e aggiornamenti imminenti: nuovi livelli, componenti e oggetti.

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AER: Above the clouds, trailer per PAX East 2016

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Deponia Doomsday fa il suo debutto oggi su Pc, trailer di lancio

Puntuale come d’annuncio, Deponia Doomsday fa il suo esordio odierno (per la precisione il download sarà disponibile a partire dalle 18 su Steam) su Pc. Rufus torna protagonista nel capitolo più grande della serie di avventure grafiche punta e clicca firmate da Daedalic Entertainment con oltre 20 ore di gameply e più di 70 personaggi […]

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